Carceri campane. Focolaio nel carcere di Carinola, due agenti penitenziari morti per Covid

ALLARME. Lettera dei sindacati a varie istituzioni per chiedere interventi urgenti. Intervista al coordinatore regionale FP CGIL Campania Orlando Scocca.

Carceri campane. Focolaio nel carcere di Carinola, due agenti penitenziari morti per Covid
per gentile concessione di Orlando Scocca, coordinatore FP Cgil Penitenziaria Campania

L’emergenza sanitaria, dopo un anno dai primi contagi accertati di Covid19, è ancora altissima. Diversi sono i territori dove si parla con sempre più insistenza di «terza ondata» e, ancora una volta, ci sono luoghi travolti dall’avanzare del nuovo coronavirus. A partire dagli ospedali e dalle residenze per Anziani, presenti tra i maggiori focolai in ogni «ondata». Un altro settore, già a rischio e con gravissimi problemi strutturali, è il mondo carcerario.

Abbiamo raccontato lo scorso 23 febbraio la situazione negli istituti penitenziari di Chieti e Lanciano, dove aumentano esponenzialmente i contagi e il nuovo coronavirus ha seminato anche morte.

Un carcere che è diventato un drammatico focolaio è quello di Carinola, in provincia di Caserta. Nei giorni scorsi le Segreterie Generali e Nazionali di Sinappe, Osapp, UIL P.A/PP, Uspp, Fns Cisl, Cnpp, Cgil hanno scritto al Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, al Prefetto Raffaele Ruberto, al direttore generale della ASL di Caserta Ferdinando Russo, al Sindaco di Carinola Antonio Russo, al Direttore Generale del Personale e delle risorse Massimo Parisi, al Provveditore Regionale della Campania Antonio Fullone e per conoscenza all'Ufficio Relazioni Sindacali D.A.P. Ida Del Grosso e al Direttore della Casa di Reclusione di Carinola Carlo Brunetti per denunciare quanto la situazione e chiedere un intervento immediato ed urgente a tutela degli agenti penitenziari e dei reclusi.

«Come noto la prevista e temuta terza ondata della pandemia da Covid 19 sta investendo a largo raggio anche la nostra regione con effetti devastanti e, in particolar modo, il carcere di Carinola (CE), laddove si sta registrando un pericoloso focolaio con un aumento quotidiano e vertiginoso del contagio, tanto da rimanere pericolosamente sguarnito l'istituto in questione» si legge nella lettera.

A dimostrazione della grave carenze di personale i rappresentanti sindacali riportano che «in un turno pomeridiano si è registrata addirittura la presenza di sole 2 unità in confronto alle 13, numero già al di sotto della soglia minima di sicurezza». È di pochi giorni fa la «triste e sconvolgente notizia inerente alla scomparsa di due servitori dello Stato, entrambi vittime del virus, la cui colpa è stata quella di prestare servizio presso l’istituto di Carinola e quello di Napoli Poggioreale».

Il coordinatore della FP Cgil Penitenziaria Orlando Scocca ha aggiunto, nell’intervista che ha concesso, che si hanno notizie anche di 3 agenti in servizio presso l’istituto penitenziario di Carinola attualmente intubati.

«È evidente che l'evoluzione della pandemia richiede un contenimento immediato ed incisivo teso a salvaguardare la salute di quegli uomini e di quelle donne che con spirito di abnegazione servono lo stato, nonché la sicurezza stessa degli istituti penitenziari – denunciano i sindacati nella lettera - nello specifico, infatti, presso l'istituto in questione la carenza di personale dovuta ai numerosi contagi sta causando enormi problemi di carattere organizzativo e gestionale con inevitabile ripercussione negative sia sulla sicurezza interna, che sull’ordine pubblico».

«I provvedimenti adottati nell'immediato dall’amministrazione Penitenziaria, ai vari livelli interessati, come era già prevedibile, sono risultati inefficaci, inefficienti e fallimentari come dimostrato dallo stato dei fatti» attaccano i responsabili delle sigle sindacali degli agenti penitenziari che «al fine di fronteggiare e contenere ai minimi rischi l'emergenza in atto» chiedono «l'immediato invio di personale di polizia penitenziaria in missione con provvedimenti di carattere stabile con tutti gli istituti giuridici ed economici che prevede la normativa, oltre alla chiusura di tutti i locali di aggregazione presenti in istituto che possano comportare pericolosi assembramenti», «una tempestiva ispezione delle autorità sanitarie ed amministrative finalizzata a valutare l'idoneità, la salubrità ed igiene dei luoghi di lavoro ed il rispetto dei protocolli Covid sottoscritti sia a livello centrale che periferico».

Davanti a questi gravissimi fatti le organizzazioni sindacali hanno proclamato lo stato di agitazione del personale di Polizia Penitenziaria in servizio presso l’istituto di Carinola «fino a quando non saranno presi concreti provvedimenti finalizzati a risolvere le questioni rappresentate» aggiungendo che «in assenza di risposte concrete da parte degli organi in indirizzo, si valuteranno altre e più incisive forme di protesta informandone costantemente i superiori uffici, le rispettive segreterie nazionali e locali, le autorità competenti e gli organi di stampa».

Abbiamo intervistato il coordinatore della FP CGIL Penitenziaria Orlando Scocca per cercare di ricostruire e approfondire la situazione del focolaio nel carcere di Carinola.

Quale la situazione attuale nel carcere di Carinola?

«Abbiamo sottoscritto un protocollo covid, la prima parte a livello regionale e  la seconda negli istituti, dove le direzioni hanno recepito alcune indicazioni tra cui che nel reparto covid si devono indossare dispositivi di sicurezza individuale, tra le cui le tute, e i turni non devono essere superiori alle 6 ore.  Il 20 gennaio una delegazione della CGIL si è recata dopo alcune voci giunte da delegati di territorio che facevano servizio lì. Nell’occasione ci siamo resi conti che c’erano carenze organizzative dell’istituto e una situazione precaria di sicurezza e igienico-sanitaria: abbiamo trovato sedie vecchie, malandate, colleghi in servizio senza guanti, avevano mascherine ma non altre protezioni. Chiedemmo al direttore cosa si stesse facendo nel caso ci fossero eventuali positivi, visto quanto stava accadendo anche in altri istituti penitenziari della Campania, e la risposta fu che erano in corso gli screening rapidi. Noi dicemmo che consideravamo gli screening veloci non erano sicuri e si dovevano procedere ai tamponi. Il direttore ci rispose che la ASL aveva dato quella direttiva aggiungendo che dal giorno dopo sarebbe partita una campionatura con i tamponi. Dopo quest’operazione arrivarono i primi 23 contagiati. È notizia di una settimana fa l’arrivo di nuovi contagiati tra cui il comandante di reparto, poche ore fa abbiamo avuto la notizia che in sostituzione è stato mandato un comandante in missione. È stato  istituito un secondo reparto covid non inserito nel protocollo che avevamo firmato, è stata fatta un’integrazione scritta dal direttore per informarci. Entrando nel merito della gestione abbiamo scoperto che questo reparto era privo di ogni possibilità di mandare il collega anche in bagno, in quanto ne era privo. Il collega in servizio era tenuto 8 ore in servizio senza neanche potersi sedere e per andare in bagno doveva andare in tuta in un altro blocco, dove operavano colleghi senza alcuna protezione. Questo contestammo al direttore della casa circondariale».

Dall’inizio dell’emergenza sanitaria, prima di questi giorni, la situazione quale è stata?

«Non c’erano positivi perché non venivano eseguiti tamponi ma solo screening secondo noi pressoché inutili».

Quali soluzioni proponete al presidente della Regione De Luca e alle altre istituzioni a cui vi siete rivolti? Negli altri penitenziari della regione quale la situazione attuale? E nei mesi precedenti?

«Negli altri istituti, per quanto ci risulta, la situazione dovrebbe essere sotto controllo perché alcuni, tipo Secondigliano e Poggioreale, avevano contagiati quanto non si era ancora a conoscenza di come fronteggiare l’emergenza. Una volta sottoscritti i protocolli e c’è stata attenzione da parte dei direttori i contagi si sono sistematicamente abbassati. La nostra segretaria di Caserta sta chiedendo anche alla ASL di Caserta di capire quale attenzione c’è stata e perché si è verificata la situazione di Carinola. Dovrebbero arrivare altre dieci unità nel penitenziario. L’aumento del contagio ha portato anche all’aumento di periodi di malattia di colleghi. Un carcere già sotto organico non ha più la possibilità di gestire le situazioni di routine. Da notizie che abbiamo dal provveditorato dovrebbero arrivare dieci unità di rinforzo».

La campagna di vaccinazione nei penitenziari campani a che punto è?

«Abbiamo chiesto, insieme alle altre organizzazioni sindacali, un incontro urgente con il presidente De Luca per chiedere quando inizierà la campagna vaccinale. Mentre negli altri istituti penitenziari nel Nord Italia la campagna vaccinale è già iniziata qui non abbiamo notizie di quando si comincerà. Abbiamo dato circa 20 giorni fa la nostra disponibilità tramite la sottoscrizione di un modulo cartaceo ma poi non abbiamo avuto notizie».

 

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