Civeta, chi chiede valutazioni attente sul nuovo statuto non svende ma tutela il territorio

Il TAR sospende la trasformazione del consorzio in società e rafforza la posizione dei Comuni che non hanno sottoscritto il nuovo Statuto. Posizioni espresse anche dall’opposizione nel consiglio comunale di Vasto. Dopo la sospensiva del TAR altri sindaci aprono a modifiche dello Statuto, il primo cittadino vastese dopo aver attaccato – accusandoli di danneggiare il territorio – i consiglieri comunali di opposizione non si è ancora espresso. Intanto i mesi passano e non si hanno ancora notizie di chiusure delle indagini sulla «terza vasca».

Civeta, chi chiede valutazioni attente sul nuovo statuto non svende ma tutela il territorio

«Sorretti dal prescritto fumus boni iuris in relazione ai pregiudiziali ed assorbenti motivi relativi alla redazione dello Statuto della società oggetto di trasformazione nella parte in cui non prevede idonee garanzie di rappresentatività delle minoranze atte ad assicurare il controllo analogo congiunto - essendo rimesso il voto assembleare alla maggioranza delle quote - nonché in riferimento al difetto di motivazione della relazione redatta in maniera generica priva del connotato di analiticità come descritto dall’art. 5 del d.lgs. 175/2016 e comunque dovuta in assenza di un automatismo ex lege».

Così si è espresso il TAR Abruzzo, sezione staccata di Pescara, sui motivi del ricorso presentato dai sindaci di Casalbordino, Monteodorisio, Pollutri e Villalfonsina sullo Statuto della nuova società in cui si dovrebbe trasformare l’attuale consorzio Civeta.

La vicenda, che anima il dibattito politico ormai dall’estate scorsa almeno, l’abbiamo già raccontata in diversi articoli. Riportando i motivi che hanno spinto Filippo Marinucci (Casalbordino), Catia Di Fabio (Monteodorisio), Nicola Maria Di Carlo (Pollutri) e Mimmo Budano (Villalfonsina) dopo mesi di richieste e prese di posizione a non firmarlo. La medesima posizione era stata portata all’attenzione del Consiglio Comunale di Vasto dai consiglieri di opposizione Guido Giangiacomo, Francesco Prospero e Vincenzo Suriani di Fratelli D’Italia.

La loro mozione fu respinta dalla maggioranza che sorregge la giunta del sindaco Francesco Menna che attaccò i consiglieri di opposizione (e quindi anche i quattro sindaci) affermando che quanto chiedevano avrebbe portato «all’amaro risultato di sciogliere il Civeta e consegnarlo gratuitamente ad altri territori ed interessi». Era l’ottobre scorso e in un nostro articolo abbiamo sottolineato le domande che tali affermazioni di Menna – contro esponenti della massima assise civica della sua città e anche contro altri primi cittadini – suscitano nel dibattito politico istituzionale.

Questo chiedevano i consiglieri Giangiacomo, Prospero e Suriani nella mozione presentata e i sindaci di Casalbordino, Monteodorisio, Pollutri e Villalfonsina, Citiamo dal nostro articolo del 19 ottobre.

Prorogare la scadenza del consorzio per «disporre dei tempi tecnici per la trasformazione societaria». E che sia effettuata una attenta valutazione giuridica della nuova società e della situazione economico-finanziaria dell’attuale consorzio. Legge e «imprescindibili regole di buona amministrazione e di sana gestione contabile» impongono «di disporre preliminarmente di tutte le informazioni e i dati finanziaria ed economico-patrimoniali da sottoporre agli uffici e agli organi di revisione contabile dei Comuni che dovranno esprimere i pareri di competenza. Richieste per «operare nella massima trasparenza e secondo i principi di prudenza e correttezza», quindi alla Regione Abruzzo e al commissario straordinario di informare «compiutamente i soci fondatori sulla situazione finanziaria, economica e patrimoniale del Civeta, anche avvalendosi di apposito advisor contabile e acquisendo una due dilingece che consenta di identificare e valutare eventuali rischi e problemi connessi, al fine di predisporre per tempo, se necessario, adeguati strumenti di garanzia dei bilanci comunali».

Queste le domande che sottolineammo nello stesso articolo sull’attacco di Menna.

Perché? L’interrogativo sorge più che immediato. La storia del Consorzio, le difficoltà anche economiche e le controversie su crediti vantati nei confronti di alcuni Comuni, sono storia del vastese. Che una trasformazione societaria ha necessità di tempi, riflessioni e opportune analisi ed approfondimenti dovrebbe essere materia per Monsieur La Palisse.

La gestione del consorzio, tra l’altro, è commissariata da diversi anni e non sono più le amministrazioni comunali socie ad esserne protagonista. Il consorzio ha trent’anni di vita e di fronte ad almeno 360 mesi cosa sono alcuni in più?  

I cinque sindaci, così come i consiglieri vastesi di Fratelli D’Italia, chiedono «di disporre preliminarmente di tutte le informazioni e i dati finanziaria ed economico-patrimoniali» per «operare nella massima trasparenza e secondo i principi di prudenza e correttezza». Ora, come può questo nuocere ad un territorio? Come può svenderlo?

Parlare di «consegna gratuita», come appunto una sorta di svendita degli interessi, alla luce della storia di anni recenti finiti nel mirino della magistratura (leggasi gestione a privati della cosiddetta «terza vasca»), all’epoca della giunta regionale D’Alfonso, e di tanti capitoli della storia meno recente del consorzio sinceramente ci appare incomprensibile. Secondo i sostenitori di Menna ben cinque sindaci vogliono consegnare gratuitamente questo territorio ad altri? Non starebbero quindi tutelando l’interesse dei propri cittadini e non starebbero difendendo il territorio?

Chiedere di conoscere la situazione economico-finanziaria e valutarla attentamente, anche con l’aiuto di professionisti, e ancora più attentamente valutare il futuro assetto giuridico è non tutelare gli interessi del territorio e dei cittadini? Tutto questo perché sono stati chiesti tempi adeguati e una proroga di una trentennale vita? E, se così fosse, come è possibile che il commissario straordinario ha accolto la proposta delle cinque amministrazioni e nelle prossime ore il verbale della proroga verrà firmato di fronte un notaio?

Il TAR ha fissato al 27 maggio la discussione nel merito del ricorso presentato dai sindaci di Casalbordino, Monteodorisio, Pollutri e Villalfonsina. Nella sospensiva si è espresso come abbiamo riportato all’inizio di quest’articolo. Fatti da cui chi legge può tranne conclusioni e valutare quanto dichiarato da Menna e dalla sua maggioranza e la posizione di quattro sindaci e tre consiglieri comunali.

Una posizione sorretta dal «fumus boni iuris» ovvero da «parvenza di buon diritto», «presunzione dell'esistenza di sufficienti presupposti per applicare un istituto giuridico» che in questo caso è stato la sospensiva.

I consiglieri comunali Giangiacomo, Prospero e Suriani in questi giorni hanno sottolineato che «il Tar ha invitato i comuni a trovare una mediazione entro 60 giorni» chiedendo che ciò avvenga «anche rinunciando a qualche rendita di posizione, per il bene del nostro territorio».

Il sindaco di Cupello Graziana Di Florio (con cui sia permesso sottolineare l’autore di quest’articolo non ha nessun legame parentale) ha affermato esserci l’intenzione di aprirsi al dialogo e rimuovere le criticità oggetto della sospensiva del TAR. Quindi confermando che, come hanno affermato i quattro sindaci, tali criticità esistono. La Regione Abruzzo, a seguito di un incontro organizzato dall'assessore regionale all'Ambiente Nicola Campitelli e dal presidente della Commissione Territorio, Ambiente e Infrastrutture Manuele Marcovecchio con il Commissario del Civeta De Vincentiis e rappresentanze dell'ex Comunità Montana e dei Comuni di Vasto, San Salvo, Scerni e Cupello, ha tracciatoto un'agenda per la modifica dello Statuto e superare le criticità individuate dai giudici amministrativi.

Nonostante siano passati vari giorni dalla decisione dei giudici amministrativi non si hanno notizie, dopo l’attacco di ottobre in occasione del consiglio comunale in cui fu respinta la mozione dell’opposizione, di prese di posizione e dichiarazioni da parte del sindaco di Vasto, di assessori della sua giunta o di altri esponenti della maggioranza.

Non si hanno ancora notizie neanche dell’inchiesta della Procura di Vasto sulla «terza vasca».

Sequestrata quasi quattro anni fa e dissequestrata tre anni fa (febbraio 2020), come sottolineammo l’ultima volta in un nostro articolo il 21 ottobre 2022. Oltre quattro mesi dopo siamo ancora esattamente allo stesso punto.

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