«Sudditanza psicologica dello Stato italiano nei confronti del potere vaticano»

A Di Martedì Pietro Orlandi ha denunciato: «c’è stata una vera e propria corruzione» con la proposta di uno scambio dal Vaticano alla magistratura italiana pretendendo che la Procura di Roma imbastisse una storia che togliesse ogni responsabilità al Vaticano stesso. Ieri pomeriggio rinvio tecnico per l’istituzione della Commissione parlamentare d’inchiesta ma, è emerso in serata, non ci dovrebbero essere stop.

«Sudditanza psicologica dello Stato italiano nei confronti del potere vaticano»

Il 14 gennaio è il giorno del compleanno di Emanuela Orlandi, quest’anno è stato il giorno di un sit in a Roma organizzato dal fratello Pietro. Che in questi quarant’anni non ha mai smesso di lottare per conoscere la verità sulla sparizione della sorella. «Il silenzio li ha resi complici» si leggeva nella locandina del sit in che riproduciamo nella copertina di quest’articolo. Parole nette, chiare, precise che tornano a denunciare il silenzio connivente e colpevole tra le mura vaticane, lì dove responsabilità, trame e depistaggi da quarant’anni imperano. Silenzi ed omertà che hanno attraversato tre papi.

Il silenzio li ha resi complici, la verità la conoscono e devono solo raccontarla

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Il silenzio li ha resi complici, il video

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Negli ultimi mesi varie sono le novità e i potenziali passi in avanti. Sicuro ed incontrovertibile l’audio pubblicato da Alessandro Ambrosini, il curatore di Notte Criminale. Una pubblicazione importante, di cui abbiamo dato notizia in questo nostro articolo

Vatican shock: le radici oscure del caso Orlandi

Da “Vatican Girl” alla coraggiosa pubblicazione di Alessandro Ambrosini, Emanuela Orlandi e il filo che dalla Banda della Magliana giunge al cuore della pedocupola.

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Il Vaticano stesso ha annunciato l’apertura di un’inchiesta. La prima perché in Vaticano non si è mai voluto fare nessun passo in questi quarant’anni, non è quindi una riapertura – come molti organi di stampa italiana hanno scritto e detto – ma di una apertura. Una commissione d’inchiesta è stata proposta anche in Parlamento, una commissione d’inchiesta parlamentare. Sulla cui istituzione nelle scorse ore dovevano arrivare passi in avanti importanti. Ma così non è stato.

È notizia di ieri pomeriggio che la Commissione Affari Costituzionali ha rinviato il voto su richiesta del sottosegretario all’Interno Nicola Molteni. Motivazione ufficiale la necessità di «approfondimenti» su cui non sono stati fornite informazioni o dettagli.

Stupore e sconcerto si leggono nelle parole di Pietro Orlandi all’arrivo della notizia. «Se il governo si opporrà all'apertura di una commissione di inchiesta sarà un vero suicidio politico» sono le parole di Pietro Orlandi riportate da alcuni giornali online ieri pomeriggio. Orlandi ha ricordato che quando ha incontrato i capigruppo parlamentari e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano era stata data ampia disponibilità da parte di tutti loro ad istituire la commissione. E che, addirittura, tutti volevano «accelerare».

Ora è arrivata, invece, questa notizia.

E proprio su Alfredo Mantovano pone attenzione un articolo firmato Vanessa Ricciardi pubblicato online da Domani. «Dietro la scelta raccontano in parlamento ci sarebbe il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, fortemente legato agli ambienti cattolici» ha scritto Ricciardi. Nella serata di ieri sono arrivate una nota di Palazzo Chigi e una dichiarazione di Nazario Pagano, parlamentare abruzzese presidente della Commissione Affari Costituzionali.

«In relazione ad indiscrezioni circolate su alcune testate riguardanti il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, e un suo presunto ruolo nella sospensione dell’esame del disegno di legge istitutivo della bicamerale per procedere a ulteriori approfondimenti sul caso Orlandi, si sottolinea che queste sono prive di ogni fondamento. Al contrario, il Sottosegretario Mantovano di recente ha incontrato il fratello di Emanuela Orlandi manifestando la piena disponibilità del governo per tutto ciò che può fare piena luce sulla vicenda».

Questa la nota della Presidenza del Consiglio.

«Ho posticipato la votazione per una semplice questione tecnica: mancavano i pareri del ministero della Giustizia sugli emendamenti presentati», motivazione non emersa durante la riunione – le parole di Pagano riportate l’articolo di Vanessa Ricciardi - Riguardo Mantovano «non c'è stata alcuna sollecitazione da parte di esponenti del Governo, men che meno del sottosegretario Mantovano».

Roberto Morassut (Partito Democratico) ha dichiarato ieri «forse lo ha chiesto il Vaticano» riferendosi al rinvio per «approfondimenti» aggiungendo che non era stato riferito il motivo di tali «approfondimenti». Il capogruppo alla Camera del Movimento 5 Stelle Francesco Silvestri ha definito la richiesta governativa una «scelta incomprensibile» che danneggia «le famiglie di queste due ragazze e tutti i cittadini che chiedono di fare luce su questa torbida vicenda».

La seconda ragazza a cui fa riferimento Silvestri è Mirella Gregori.

«Francamente, dopo quarant’anni, non so che cosa si debba approfondire, bisognerebbe cercare la verità e velocizzare il più possibile» ha l’avvocato della famiglia Orlandi Laura Sgrò all’ANSA aggiungendo  «ci auguriamo che questi approfondimenti si risolvano velocemente, la famiglia aspetta risposte da quaranta anni, l’approfondimento andrebbe fatto piuttosto nel senso della verità».

Tra il tardo pomeriggio e la prima serata arriva la conferma che lo stop sarebbe dovuto alla mancanza di un parere del Ministero della Giustizia. Questo rinvio non dovrebbe, quindi, dilatare i tempi della calendarizzazione alla Camera della proposta di istituzione. Lo stesso Pietro Orlandi in un post Facebook scrive che la calendarizzazione resta confermata per il 20 marzo. In serata Pietro Orlandi e Carlo Calenda sono stati ospiti della trasmissione «Di Martedì» su La7.

C’è stata «sudditanza psicologica dello Stato italiano nei confronti del potere vaticano» ha denunciato Pietro Orlandi.

La Commissione dovrebbe ascoltare i magistrati che si sono occupati dell’inchiesta, ha sottolineato ricordando uno dei fatti più gravi: l’incontro di Capaldo con esponenti vaticani in rappresentanza di papa Ratzinger e padre Georg. Capaldo chiese se Emanuela è morta la restituzione del corpo, «qua c’è stata una vera e propria corruzione», e gli fu risposto che poteva avvenire se la Procura avesse imbastito una storia che avesse tolta ogni responsabilità vaticana. Capaldo dichiarò all’ANSA che in Vaticano c’era qualcuno che sapeva tutto, Pignatone fece una dichiarazione pubblica contro Capaldo e lo rimosse. C’è un’intercettazione in cui affermano in Vaticano di stare tranquilli perché era «arrivato il procuratore nostro» con riferimento a Pignatone. Nominato procuratore vaticano da papa Bergoglio dopo la fine della sua carriera nella magistratura italiana. Calenda, presente in trasmissione, ha affermato che ha presentato analoga proposta al Senato, «se dovessero bloccarla alla Camera ripartiremo dal Senato», «attiene alla dignità dello Stato italiano e dei cittadini».

La vicenda del rapimento di Emanuela Orlandi, denuncia Calenda, è la dimostrazione di come certe volte lo Stato italiano «è stato totalmente sottomesso» nei rapporti con il Vaticano.

 

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