Decrescita felice

L'attuale ordine economico, generatore di vistose disuguaglianze, fa del profitto il motore incondizionato di ogni attività, depreda le risorse collettive, e condanna alcuni luoghi, abitati da uomini diseredati, a diventare discarica dove depositare i rifiuti di una industrializzazione senza limiti e regole.

Decrescita felice
Foto di Céline Martin da Pixabay

Il pensiero dominante nelle classi dirigenti del mondo occidentale e, progressivamente, a livello globale, è legato al neoliberismo, all'individualismo radicale, all'egoismo.
Vengono ritenuti presupposti e stimolo necessari per l'attività economica, per l'accumulazione di ricchezze, per realizzare un obiettivo che, con una parola quasi magica, viene chiamato "crescita".
Una crescita, tuttavia, senza sviluppo integrale dell'essere umano.

L'umanità, sempre più affascinata da nuove forme di conoscenza, tende a rinchiudersi in se stessa, a comunicare sempre meno, a dimenticare la solidarietà.
Oggi, invece, è assolutamente necessario ricordare che i beni della terra appartengono a tutti, e non sono proprietà esclusiva di poche persone o di determinati gruppi sociali.

L'attuale ordine economico, generatore di vistose disuguaglianze, fa del profitto il motore incondizionato di ogni attività, depreda le risorse collettive, e condanna alcuni luoghi, abitati da uomini diseredati, a diventare discarica dove depositare i rifiuti di una industrializzazione senza limiti e regole.

Si impone un mutamento radicale del modello di sviluppo, che faccia propria l'ETICA DELLA SOLIDARIETÀ.
Che non si rassegni alla sofferenza, alla fame, alla mancanza di libertà, alla negazione dei diritti fondamentali di tanti esseri umani, e all'assenza di trasparenza democratica in molte nazioni.

È utopia?
Potrebbe restarlo.
Ma le utopie, anche le più grandi, possono diventare realtà, se in tanti si uniscono per realizzarle.