Diciotto anni di «odori molesti» non individuati, perché?

VASTO. Ancora nuove segnalazioni da Punta Penna fin nel centro della città, il tempo scorre ma nessuna risposta, nessuna identificazione, nessuna certezza. Quando si decideranno, coloro che ne hanno il compito istituzionale, di rispondere alla cittadinanza?

Diciotto anni di «odori molesti» non individuati, perché?

Nuove segnalazioni di odori molesti e sgradevoli nel circondario di Punta Penna, lì dove accanto alla zona industriale resisterebbe un’area protetta, una Riserva Naturale decantata come fiore all’occhiello e vanto del territorio, miniera turistica che a chi viene da lontano per ammirare questo territorio continua ad offrire anche puzze e odori terribili.

La giornalista Anna Bontempo su Il Centro domenica scorsa ha sottolineato che questi odori erano percepiti «anche lungo la Circonvallazione Istoniense». Ancora una volta, quindi, questi odori sono arrivati fin nel cuore della città del Vasto, a non molti chilometri in linea d’aria da Palazzo di Città.

Nella copertina di quest’articolo riportiamo alcuni degli ultimi titoli di altri articoli che abbiamo dedicato a questa vicenda. È ampiamente a due cifre il numero di articoli in cui abbiamo riportato quanto accade e le tante, troppe domande, che non vengono evase dove si puote. Non crediamo in omaggio alla Casa Lavoro che si trova nel territorio della Riserva, il perché è una delle numerose domande a cui c’è chi dovrebbe rispondere. Le prime segnalazioni di questi odori sono ormai maggiorenni, quest’estate si potrebbe organizzare la festa di maturità.

Non sono maturi i tempi, invece, ancora, perché si abbiano risposte e degli odori molesti non identificati – Ufo 2.0 nella terra della fu Repubblica Vastese e dei D’Avalos – si scopra la fonte. Il 4 agosto dell’anno scorso parafrasammo la celebre scena di «Non ci resta che piangere» (in realtà siamo andati anche oltre e manco questo c’è rimasto più). La lanciamo ormai come proposta pubblica: alla prossima giornata in cui questi odori molesteranno i polmoni rivolgiamo collettivamente direttamente la domanda ai senzafonteidentificata: «Signori odori perché siete molesti? Da dove venite e dove andate?»  

Quanto il mondo è cambiato e quanti avvenimenti epocali sono avvenuti è elenco che abbiamo già riportato (aggiornandolo nel frattempo) varie volte. Fuori di (amara, quasi acida come gli odori in certe giornate) ironia e satira, se gli odori non sono identificati ed individuati nella fonte ci sono invece ben determinati organi istituzionali che la legge identifica ed individua. A partire dalle autorità sanitarie, c’è chi viene definito per legge «massima autorità sanitaria». Ovvero il sindaco.

Ci sarebbe un piano regionale tutela qualità dell’aria, addirittura rivisto e aggiornato negli ultimi anni. Punta Penna dovrebbe essere area di mantenimento ovvero sulla soglia critica oltre cui non dovrebbe scendere la «qualità». Di grazia, mantenere cosa? Anche questi odori molesti e sgradevoli? E come è possibile che viene identificata la qualità ma non la fonte di questi odori? Non ci risulta che il piano rivisto e aggiornato preveda qualcosa per identificare gli Ufo 2.0. Se abbiamo notizie imprecise siamo pronti a chiedere pubblicamente scusa su pubblica piazza. Ma se così fosse perché gli Ufo 2.0 restano Ufo 2.0? Se, come crediamo, le notizie in nostro possesso sono precise ed esatte perché?

Come è possibile che l’unica fonte di cattivi odori, ma quanto pare non quelli che allarmano e appestano i cittadini, è stata individuata dalla Guardia di Finanza di Foggia e dai Carabinieri di Bari? Nel gennaio di due anni fa, quando gli odori molestarono fin quasi nella piazza centrale di Vasto, la massima autorità sanitaria e l’allora assessore all’ambiente Paola Cianci dichiararono in un comunicato di aver inoltrato precise richieste ad Asl, Arta e Regione Abruzzo.

Fu reso noto che sarebbe stato inviato anche un esposto alla Procura.  Cosa è stato concretizzato e quali riscontri da tutta quest’attività? Ha prodotto qualcosa il confronto con l’Università di Pescara per «sperimentazioni scientifiche, a terra e a bordo di droni attraverso lo sviluppo di apparecchiature finanziate con fondi europei erogati dal Ministero dell’Università e della Ricerca»? Se la risposta è affermativa cosa è stato prodotto visto che la vicenda si protrae? Se è negativa perché?

L’attuale assessore all’ambiente Gabriele Barisano ha dichiarato alla giornalista Anna Bontempo su Il Centro che sono tornati a rivolgersi all’Arta e che si stanno occupando della richiesta di alcune aziende di installare nuovi filtri «per il trattamento delle emissioni». Prima domanda: la precedente assessora all’ambiente Paola Cianci dichiarò anni fa che l’Arta poteva monitorare solo le emissioni veicolari, è cambiato qualcosa? Cosa? Se l’Arta può ancora rilevare solo quanto dichiarato da Cianci cosa si potrebbe ottenere con nuove reiterate richieste di intervento?

Se ora si può rilevare altro perché solo ora e non già anni fa visto che la vicenda va avanti almeno dal 2005? I nuovi filtri di cui è stata richiesta autorizzazione entro quanto verranno autorizzati e installati? Attualmente come sono gestite tali emissioni a cui Barisano fa riferimento? Hanno un qualche collegamento con gli odori? La cittadinanza da quasi vent’anni almeno è allarmata e preoccupata e subisce tali «odori molesti» e non ha mai avuto nessuna notizia certa, nessuna informazione di fonti individuate? Ci sono, invece, notizie da loro conosciute?

Quali e, in caso affermativo, perché la cittadinanza finora non è stata edotta di ciò? E, sempre in caso affermativo, finora la massima autorità sanitaria cittadina cosa ha messo in campo? Domande che poniamo evidenziando che, ovviamente, la risposta fondamentale potrebbe essere negativa e non esserci nessun collegamento tra quanto dichiarato dall’assessore e la vicenda ormai maggiorenne dei, finora, Ufo 2.0.

Ci sarebbero sempre le domande e gli interrogativi suscitati dall’intervista rilasciata undici mesi fa dal rappresentante degli industriali della zona industriale di Punta Penna. «Le industrie della zona che lavorano con i materiali organici ogni tanto possono incontrare problemi come un filtro tappato che non riesce ad amalgamare bene la materia prima però sono problemi risolvibili in un’ora, il tempo di aggiustare l’impianto» le testuali parole riportate nell’intervista ad un magazine bolognese. Riportiamo, in conclusione, ancora una volta gli interrogativi sorti dopo la lettura dell’intervista. Gli industriali hanno individuato criticità «risolvibili in un’ora» e da dove si puote (anzi, si dovrebbe) dar risposte ai cittadini perché istituzionalmente e legalmente «competenti» a farlo ancora nulla dopo diciotto anni?

Dalle dichiarazioni del rappresentante degli industriali della zona dobbiamo ipotizzare, visto il perdurare della questione e il lungo periodo ogni volta (che non è solo un’ora ma molto di più) che ci sono criticità individuate e risolte e altre che sono quelle che allarmano e su cui scaturiscono segnalazioni, che c’è altro che, da diciotto anni, resta insondabile?

Come è possibile e perché?