Giurin giurello, il Molise quanto è bello
In piena seconda ondata, mentre le terapie intensive sono al collasso, il Basso Molise è in zona rossa e i dati di gennaio destano enorme preoccupazione, il governatore del Molise torna alla ribalta nazionale. "Nessun problema in regione", pronto a giurarlo. Sul suo onore.
Che spasso il Molise, feudo di giullari, vassalli, valvassori, valvassini e cavalieri Gurdulù. Le cronache nazionali come sempre lo tengono defilato o non lo considerano affatto. Non credono nelle potenzialità di una regione che sulla gestione dell'emergenza sta facendo un vero capolavoro. Terapie intensive al collasso, Basso Molise in zona rossa, gestione sanitaria al limite del ridicolo, un indice di contagio che è schizzato diverse volte oltre la media nazionale, un mese di gennaio da maglia nera più che da colore giallo.
Nei primi 31 giorni dell'anno, infatti, i contagiati in regione sono stati 1774, con 134 ricoveri e 76 decessi, oltre il 28% di quelli totali. Nella prima ondata, il totale dei morti era stato di 24: in un solo mese quello stesso numero è addirittura triplicato. La gestione della seconda ondata, come ampiamente prevedibile, si è rivelata molto più complessa del previsto. Ma il Molise, dicevamo, è un feudo pieno di potenzialità inesplorate.
Arroccata dietro i banchi della giunta, una torma di cavalieri e vassalli amministra le terre della regione. Rapporti feudali, di parentela e di eredità dominano questa landa di terra dimenticata da tutti. Sbirciare un Consiglio regionale del Molise è come fare un tuffo nel passato, in un Medioevo bislacco pieno di tradizioni ancestrali e secolari. Esiste un sistema comitale ancora ben radicato in ogni contea della regione, dove brulicano indaffarati valvassori e valvassini. Qui l'istituto dell'omaggio è ancora in vigore, quell'atto di sottomissione con il quale un nobile riconosce la superiorità di un altro signore e a lui consegna i propri possedimenti e la propria lealtà.
E il signore del feudo, non si sa quanto padrone e non si sa quanto vassallo, riesuma giorno dopo giorno vecchi riti e abitudini proprie dei secoli bui. Non che non sappia divertirsi e tenere tutti allegri nel suo piccolo possedimento. Con un passato da menestrello da taverna, l'impavido Donato Turoldo Toma ha rispolverato in pubblico alcune delle più famose Chanson de geste: celebre il suo “Puozz murì”, vera e propria hit del 2020, che strimpellata in piena pandemia assume una valenza simbolica ancora maggiore.
Ma la sua ultima bizzarria, destinata anch'essa a imprimersi nella memoria di quanti ripenseranno con gioia a questi festosi mesi della seconda ondata, ha già fatto capolino nel mondo esterno e si è fatta subito storia: il ricorso al giuramento d'onore.
Una sorta di purgatio medievale per l'appunto, il giuramento di innocenza che scagionava un accusato da qualsiasi imputazione. Bastava che un conjuntor fosse disposto a giurare sull'estraneità ai fatti dell'imputato e il gioco era fatto, la faida poteva dichiararsi chiusa.
Ora, dinanzi all'accusa che una parte dei vaccini – circa un migliaio – siano stati indebitamente destinati a consiglieri regionali e ai loro parenti, il presidente Toma risponde con un'incontrovertibile prova di verità: il giuramento d'onore. Schierati in aula come cavalieri dinanzi alla corte, i consiglieri sono stati chiamati a compiere un atto di lealtà e onestà, come non se ne vedeva in giro da almeno cinquecento anni.
“Signori consiglieri, alla fine del mio intervento chiederò un giuramento d'onore”. E lui, il suo lo ha fatto veramente: “Io giuro sul mio onore di non aver ad oggi assunto alcun vaccino. Non mi è stato oculato nessun vaccino”. Nessuna oculazione, dunque. Evidentemente neanche oculatezza, ma non è questo il punto. I molisani sono adesso molto più tranquilli. La verità è stata ristabilita, senza spreco di carte e di energie. Il vaccino non è stato oculato, giurin giurello.
Perché non ci hanno ancora pensato dalle altre parti? Sarebbe la soluzione a tutte le lungaggini processuali e amministrative del Paese. Decenni e decenni di tentativi di riforma falliti, quando la soluzione era così ovvia.
Non si riesce a stabilire se un imputato sia o meno colpevole di omicidio? Dov'è il problema, sfidiamolo al giurin giurello! Dubbi sull'operato di amministratori disonesti e ambigui? Nessun problema, guirin giurello e la verità è ristabilita! Un politico dice di non aver mai intascato mazzette, elargito favori, perseguito i suoi interessi personali? D'accordo, però giurin giurello! Persino il mistero della casa di Scajola poteva risolversi in una seduta del consiglio regionale molisano.
Intanto l'Asrem ha reso pubblica una nota con la quale si affretta a precisare che, dalle verifiche effettuate, risulta che “non compaiono nominativi di consiglieri o assessori regionali”. Di eventuali amici e parenti, boh, chi può dirlo.
Il presidente Toma torna per un attimo al ventunesimo secolo e in un post su Facebook afferma:
“Ho provveduto immediatamente a fare chiarezza sulla questione sollevata in Consiglio regionale, perché la trasparenza difende le istituzioni democratiche e la fiducia dei cittadini verso di esse. Dalla comunicazione ufficiale dell'Asrem emerge che nessun consigliere e assessore regionale abbia avuto accesso al vaccino. In caso contrario, avrei sicuramente attivato tutte le procedure per tutelare la salute dei molisani e far rispettare le regole”. Ossia, la singolar tenzone.
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