Il Molise, una regione di piroette mentre fuori c'è la morte

LA LOCURA - Altrimenti definita Filomena Calenda, il neo assessore molisano che sta facendo parlare di sé tutto il Paese.

Il Molise, una regione di piroette mentre fuori c'è la morte

La nuova frontiera della locura ha un posto ben preciso sulla carta geografica. Quello sputicchio di terra su cui il dito non si posa mai, l'oasi felice che tutti ci invidiano finché non ci mettono piede. In due parole: il Molise.

Che poi è un omaggio alla dissennatezza, allo squilibrio delirante.

Ricordo ancora le telecamere di Barbara D'Urso che facevano esterrefatte il loro ingresso a Isernia, quasi un anno fa: la provincia senza contagi, la zona protetta, un giardino immune nel caos della pandemia. Politica oculata dell'amministrazione regionale, favore del destino, allineamento dei pianeti, combinazione d'astri o semplice culo?

L'esser passati indenni attraverso la prima fase ha privato il resto del Paese di quell'assaggio di sregolatezza che rende veramente unica la nostra politica regionale. Tutti hanno potuto apprezzare le performance alla chitarra del governatore Toma. Tutti si sono sganasciati davanti alla delirante gestione della pandemia e del piano dei vaccini, davanti alla schizofrenia eccitata dei Consigli regionali, conditi di giuramenti d'onore e scaricabarili.

Ma l'apice, l'apogeo di questo climax ascendente, lo si è raggiunto con il colpo di testa di Filomena Calenda. Un'incornata dritta sotto il set, un capolavoro di acrobatismo politico che non ha precedenti. Non al di fuori dei confini cabarettistici quantomeno.

La locura, quell'insana pazzia che sposta senza criterio le pedine della società, esiste e ha la forma piatta del Molise e il volto spensierato della Calenda.

Una cerveza, uno strappo sgargiante. Parafrasando Valerio Aprea, una bella spruzzata di pazzia.

Che avesse del potenziale d'altronde, lo si era già capito. Tant’è che qualche mese fa, prima che la seconda ondata travolgesse completamente la regione, l’avevano nominata vicepresidente della Giunta.

Ma Mena Calenda è talmente prevedibile da risultare imprevedibile ai più.

Dopo le bordate contro il governo regionale, qualcuno si aspettava che potesse fare davvero il passo decisivo verso la sfiducia. Non i molisani.

Loro ormai hanno sviluppato gli anticorpi per la variante sannita, ormai non li freghi. Sanno che se qualcosa si muove nelle dinamiche del sottosuolo, è solo una scossa di assestamento, niente di più. Nulla si crea, nulla si distrugge: tutto si trasforma purché niente si trasformi. È la legge di conservazione della massa applicata alla politica.

Niente si conserva meglio della malapolitica.

Calenda si era fatta paladina della battaglia alla giunta Toma. Per i molisani, con i molisani.

Io non ci sto!”, tuonava solo qualche giorno fa dal suo profilo Facebook. “Penso che il tempo a disposizione sia finito. Torniamo a casa prima che sia troppo tardi per guardarci allo specchio da persone oneste”. “Poniamo fine a questo indegno spettacolo. E ancora: stiamo facendo ridere l’Italia intera, mentre la gente si ammala e muore sola nelle sofferenze più dolorose. I molisani non meritano questa sorte, non meritano questo teatrino fatto di promesse, annunci e ritirate.

Ha criticato commissari e vertici dell’Asrem, ha lamentato l’assenza di comunicazione, si è scagliata contro la cattiva gestione politica dell’emergenza e alla fine ha firmato la mozione di sfiducia insieme ai colleghi dei 5stelle e del Pd e agli altri due membri del Gruppo misto, Michele Iorio e Aida Romagnuolo. Undici firme in tutto, sufficienti per mandare a casa il governo regionale.

Ma ecco che, appena tre ore dopo, si manifesta la locura, il colpo di genio, l’omaggio kitsch alla parabola della lucida follia.

Perché è vero che “scripta manent”, ma è anche vero che “ubi poltronam, scripta cessat”.

Per cui, addio alle armi: si passa dalla firma alla mozione di sfiducia (chi ha mai firmato?) ad un posticino nella Giunta regionale. Assessore alle Politiche del lavoro, Politiche sociali, Politiche dell'immigrazione e Terzo settore. Con tanti saluti a Michele Marone, sacrificabile nella scacchiera dell'opportunismo politico.

Oggi finalmente posso dire che il Molise cambia pagina (anche se il libro è lo stesso), scriveremo insieme un nuovo capitolo. Sarà un onere, perché le problematiche sono tante, ma sarà per me un enorme onore rappresentare in giunta tutti voi molisani. Ci sarò sempre per tutti (auguri a tutti), come ho sempre fatto. Sarò la sentinella dell’esecutivo e la presenza di una donna in giunta assicurerà la giusta sensibilità ai temi più delicati. Sarò la voce di ogni donna (le donne molisane hanno appena iniziato a disperdersi), sarò al fianco di ognuna di voi. Sono pronta, non vi deluderò. Non ne dubitiamo.

Gli scommettitori sanno che il cavallo chiamato 'Moralità' raramente va oltre il palo, laddove il ronzino chiamato 'Proprio Interesse' corre sempre una buona gara, predicava Walt Withman quasi due secoli fa.

L’inversione a U di Filomena Calenda è stata talmente spiazzante che la stanno studiando persino gli sceneggiatori di Fast and Furious. Spiazzante per tutti meno che per i molisani. Loro sono allenati alla locura.

E il bello è che dopo aver staccato il pass per la seggiola da assessore, ha persino avuto il coraggio di presentarsi davanti alle telecamere.

Spero che un giorno chi oggi mi critica vedrà dei lati positivi in quello che farò. La poltrona non mi è stata data oggi, ma tre anni fa. Ora però ho lo strumento per poter lavorare per il bene dei molisani (prima la pagavamo per fare il bene dei marchigiani).”

Pare che l’altro Calenda, Carlo, il leader di Azione, l’abbia citata per danni.

Ma d’altronde, il neo assessore ce lo ricordava solo qualche settimana fa: siamo “tutti coerenti non praticanti”.

Il Molise è anche e soprattutto questo: una regione di piroette mentre fuori c’è la morte.

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