Grave atto intimidatorio a Rancitelli

Il comitato di quartiere «Per una nuova Rancitelli» denuncia: distrutti tutti i vetri dell’auto di un residente partecipante al comitato, già minacciato ed insultato nei giorni scorsi.

Grave atto intimidatorio a Rancitelli
i vetri distrutti dell'auto colpita nel grave atto intimidatorio, fonte: pagina facebook comitato di quartiere «Per una nuova Rancitelli»

«Questa notte un residente che fa parte della nostra associazione è stato vittima di un grave atto intimidatorio: ignoti hanno rotto tutti i vetri della sua macchina» sono le prime parole della nota con cui il comitato di quartiere «Per una nuova Rancitelli» ha denunciato quanto accaduto ad un residente appartenente al comitato.  

Già nel mirino di violenti nei giorni scorsi quando è stato minacciato ed insultato al grido di «infame». Una delle parole utilizzate da criminali e violenti prepotenti contro chi ha il coraggio di non voltarsi dall’altro lato, non tace e spezza la cappa di omertà e paura che favorisce i sistemi criminali che cercano di imporre la propria presenza e dominano lo spaccio, il racket e la legge della violenza e della prepotenza.

«Villa del fuoco», nota appunto come Rancitelli, è una zona di quartiere dove il degrado sociale, l’abbandono da parte di molte istituzioni tranne in occasioni elettorali o di passerelle, come abbiamo costantemente raccontato in questi mesi è teatro da moltissimi anni di questi sistemi criminali. Che, in questi mesi di emergenza sanitaria, hanno riconquistato spazi che l’impegno e le denunce dei cittadini avevano riconsegnato alla legalità e alla convivenza civile.

Quanto accaduto nelle scorse ore è solo l’ultimo episodio in ordine di tempo: il 2020 era iniziato con un omicidio al «Ferro di Cavallo», dopo che i contagi da Sars-Cov2 conseguenza della partecipazione al funerale di Campobasso di fine aprile avevano riacceso i riflettori sulla zona era stato esposto uno striscione con il chiaro obiettivo di cercare di intimidire i giornalisti insultati come «terroristi», a febbraio dell’anno scorso era stato aggredito violentemente Daniele Piervincenzi.

Il giornalista di Rai2, già aggredito ad Ostia mentre stava ponendo domande sui rapporti tra esponenti degli Spada e Casa Pound, era stato aggredito mentre stava realizzando un servizio al «Ferro di Cavallo» e sulla gravissima situazione del quartiere. Dopo la morte di Alessandro Neri, una dei tragici avvenimenti che hanno colpito la città negli ultimi anni, Piervincenzi aveva già posto l’attenzione sulla città di Pescara, «una zona d’ombra del nostro paese, un hub commerciale del narcotraffico, lì passa eroina, cocaina, passano armi e ci sono famiglie che hanno consolidato il controllo del territorio, alcune anche di origine sinti come abbiamo visto ad Ostia. Pescara è un altro dei luoghi oscuri del nostro paese» la sua denuncia in una trasmissione televisiva Rai.

Anche negli ultimi mesi molte inchieste sul narcotraffico in Abruzzo, con ramificazioni e collegamenti fuori regione e persino con reti internazionali, hanno visto Rancitelli come luogo centrale e base degli spacciatori. Personaggi e intere famiglie che, durante il lockdown, non si sono mai fermati violando ogni misura anti covid con arroganza e strafottenza. I fuochi d’artificio che in questi mesi abbiamo documentato e raccontato (a Pescara ma non solo) ne rappresentano la dimostrazione più evidente. Anche se il silenzio, l’indifferenza e la minimizzazione, nonostante le ripetute denunce del comitato e dei residenti, da parte di alcuni esponenti delle istituzioni e del resto della città non è minimamente cambiato.

 

«Qui la fase due è uguale alla fase uno, in realtà mai esistita» la denuncia che abbiamo raccolto a marzo dalla presidente del comitato Francesca Di Credico  «perché la situazione è assolutamente fuori controllo, siamo stati abbandonati ormai. Qui ognuno fa quel che vuole». «Siamo assediati da persone strafottenti – ci raccontò sottolineando che le istituzioni appaiono totalmente disinteressate -  in questi mesi abbiamo assistito alla rioccupazione di molti alloggi popolari liberati faticosamente» e «c’è chi spaccia, occupa, viola le norme anticontagio, intimidisce chi denuncia e si riappropria di pezzi di territorio che faticosamente erano stati riconquistati».

 

Il comitato ha lanciato l’ultimo appello in ordine di tempo nelle scorse settimane, dopo che una signora anziana aveva denunciato l’occupazione abusiva del proprio alloggio, sollecitando «chi di dovere a intervenire sulle situazioni di difficoltà economica in cui versano in troppi» e invitando le vittime e tutti i cittadini «a farsi avanti e a denunciare, perché solo rompendo il muro dell’omertà è possibile sradicare questo sistema malato» perché «per un reale cambiamento bisogna vincere la paura e farsi avanti, la solita maggioranza “perbene” deve riappropriarsi del quartiere senza essere ostaggio di una “minoranza” a cui non va neanche più riconosciuta una dignità criminale».

 

«È stato colpito un uomo che ha avuto sempre il coraggio di raccontare quello che accadeva e che, siamo purtroppo costretti a sottolineare, forse non è stato protetto adeguatamente in un quartiere dove negli ultimi dieci anni siamo stati costretti a fare i conti con due omicidi e innumerevoli episodi di violenza – racconta il comitato dopo l’atto intimidatorio delle scorse ore - Tutti si sono riempiti la bocca parlando di demolizione del Ferro di Cavallo, tra promesse, passeggiate simboliche e manifestazioni inutili fini a sé stesse, ma cambiamenti concreti non ne abbiamo visti. Il lockdown poi, come abbiamo denunciato nei mesi scorsi, non ha fatto altro che aggravare la situazione dei cittadini onesti che continuano a vivere in ostaggio di chi delinque».

«Non si può più andare avanti così» si conclude la nota in cui gli attivisti del comitato denunciano di essere «stufi delle promesse che tornano puntuali ogni volta che si verificano fatti di cronaca eclatanti. Chiediamo a chi ci governa, a partire da Comune e dalla Regione, impegni concreti una volta per tutte: dagli impianti di videosorveglianza ai presidi delle forze dell'ordine, dalla soluzione dei palazzi Clerico alle politiche di rilancio. Comincino i nostri amministratori a prendere impegni concreti e verificabili con date e scadenze, piuttosto che rilanciare promesse fumose ogni qual volta i fatti di cronaca riaccendono per un breve periodo le luci della ribalta sul nostro quartiere».