"Perché sul porto di Pescara non c’è valutazione ambientale nazionale?"

La risposta del Governo, all’interrogazione della deputata Carmela Grippa, scrive un nuovo capitolo dell’infinita vicenda del porto di Pescara.

fonte: pubblicazione su facebook di Augusto De Sanctis, Forum Abruzzese dei Movimenti per l'Acqua)

«Parzialmente soddisfatta della risposta» perché non si comprende la mancanza di una valutazione di impatto ambientale nazionale, non vorrei che «sotto questo progetto si mascherino altre finalità non condivisibili». È la reazione della deputata Carmela Grippa (Movimento 5Stelle) alla risposta del governo all’interrogazione presentata mesi fa sul porto di Pescara e sui progetti che dovrebbero risolvere gli annosi problemi del molo abruzzese. Un’infinita telenovela condita di innumerevoli stop and go, inchieste giudiziarie e soliti problemi annosi. È notizia anche di queste ultime ore: mentre la Camera discuteva quest’interrogazione l’insabbiamento ha costretto il dirottamento di varie imbarcazioni verso il porto di Ortona e la Capitaneria di Porto ha dovuto liberarne altre. Un refrain che si ripete da tanti anni.

L’interrogazione era stata presentata (prima firmataria Grippa, altri Barbuto, Nappi e Testamento) al Ministero dell’Ambiente chiedendo quali iniziative «urgenti» il dicastero di Costa avesse intenzione di portare avanti per verificare « la sussistenza di una competenza statale in materia di valutazione di impatto ambientale». Una richiesta che richiama il parere dell’Agenzia Regionale di Tutela dell’Ambiente (che in tutta Italia si chiama ARPA e in Abruzzo ARTA perché un’azienda di trasporti già si era presa il nome) che sposava la tesi della necessità di valutare in sede nazionale i progetti sul porto di Pescara. Tra le righe la risposta del Ministero, che nel question time alla Camera ha ricostruito l’iter autorizzativo seguito, sembra essere stata negativa: secondo il dicastero di Costa non sarebbe corretta la tesi dell’Arta. Sulla questione, dopo il parere della Commissione Regionale abruzzese il 21 febbraio 2019, era già intervenuto il Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua sottolineando che decine di porti e darsene (anche per modifiche limitate) si stavano sottoponendo a valutazione nazionale tra cui il prolungamento del molo sud ad Ortona. La giustificazione, su cui gli ambientalisti hanno chiesto immediatamente che intervenisse il Ministero dell’Ambiente, era che il porto di Pescara (una delle principali infrastrutture marine abruzzesi e non solo) non sarebbe un «molo guardiano» e il progetto non di modifica di un porto ma per la lotta all’erosione. Se così fosse «ci chiederemmo perché hanno fatto un Piano Regolatore Portuale» il commento del Forum sottolineando che non può essere tutto derubricato ad una mera questione formale, è «un fatto sostanziale dopo un mare, è il caso di dirlo, di errori che stanno facendo morire il porto»: nel piano regolatore era previsto di allargare il canale ma in fase progettuale è emerso che il ponte sul mare (costruito oltre dieci anni fa) lo impedisce. Davanti ad un’annosa e sempre più grave vicenda la VIA nazionale può permettere di meglio valutare progetti e realtà dei fatti, finora bypassata ricorrendo a «semplici scorciatoie per il disastro completo andando avanti con le opere per mettere tutti davanti al fatto compiuto» il grido d’allarme del Forum Abruzzese che evidenzia: «negli stessi studi del Piano Regolatore Portuale l'assetto previsto porterebbe alla sedimentazione periodica di una barra di foce che ostacolerebbe il transito delle barche, con sedimenti fluviali, più costosi da dragare. Proprio il problema che si voleva risolvere sulla carta con il Piano Regolatore Portuale».