I boss inviano ordini e messaggi nel deserto dell’emarginazione criminogena e classista

PRIMA PARTE. In Abruzzo un boss di ‘ndrangheta dava ordini dal carcere di Lanciano; dal carcere de L’Aquila i boss, nel 2020, mandarono “messaggi” allo Stato; boss e condannati per mafia liberi di fuggire o fare propaganda. Intanto le condizioni nelle carceri peggiorano nell’anno del record dei suicidi e della morte di Eros Priore, ucciso dalla malattia e rimandato a casa solo poco prima di morire.

I boss inviano ordini e messaggi nel deserto dell’emarginazione criminogena e classista

Il 2022 è stato l’anno del record dei suicidi (qua un appello, i numeri sono poi aumentati drammaticamente, del settembre scorso https://www.wordnews.it/mai-piu-unauno-di-meno nelle carceri e, nei giorni del Natale, un suicidio è avvenuto nel carcere di Lanciano.

La canea social ha mostrato esattamente quel che abbiamo descritto all’inizio di quest’articolo con tripudio ed esultanza: era morto uno in carcere, uno che aveva ucciso giorni prima una donna con cui aveva avuto una relazione e quindi tutti felici, l’avesse fatto prima erano ancora più felici. Fin troppo facile additare un “mostro” e scaricarsi la coscienza. Cancellando le responsabilità di una società che non difende e tutela i diritti delle donne (per poi celebrare feste e ricorrenze a piene mani) e che, anzi, le perseguita e fin troppe volte si schiera con il patriarcato.

Troppo facile un giorno celebrare la “Costituzione più bella del mondo” e il giorno dopo chiudere gli occhi su quel che le carceri rappresentano oggi e come quella Costituzione viene calpestata ogni secondo. Le dinamiche che hanno portato a quel suicidio lo dimostrano.

PER APPROFONDIMENTI: 

- Tanti Auguri cara e bella Costituzione

 

Mentre una supposta giustizia, che sa di vendetta e di ipocrisia sociale, ogni giorno realizza questo e tanto, troppo altro, nel Paese che si gloria di “buttate le chiavi”, “ce ne sono anche pochi in galera” e bestialità simili fino al “li campiamo pure noi con le nostre tasse e mangiano e bevono a spese nostre”, si muore di carceri in cui la sopravvivenza è ogni giorno più difficile nell’umanità calpestata.

Per i senza voce, i reietti, i condannabili dalla brava gente, per migliaia e migliaia di persone.

Il carcere di Lanciano in cui è avvenuto il suicidio è lo stesso in cui è stato accertato, pochi giorni prima, un boss della cosca di ‘ndrangheta Bellocco continuava a dare ordini. E non è certo la prima inchiesta che ha accertato fatti del genere. Qualcuno forse ricorda lo scontro Bonafede-Di Matteo del maggio 2020 sulla mancata nomina al DAP di quest’ultimo. Nel momento in cui cominciò a correre la voce che Di Matteo poteva arrivare ai vertici dell’Amministrazione Penitenziaria i boss al 41bis cominciarono a protestare e ad inviare “messaggi” contro. Sappiamo come è finita.

È  un esponente di ‘ndrangheta anche Pantalone Mancuso. Doveva scontare parte della pena nella Casa Lavoro di Vasto per “lavorare” di giorno in una fattoria sociale a Casalbordino. Invece, libero di girare, fuggì da un supermercato di Casalbordino. La fattoria era la stessa in cui è stato di casa per mesi e mesi Salvo Riina. Di cui ci siamo abbondantemente interessati in questi tre anni. La Casa Lavoro era la stessa in cui si trovava Eros Priore, ucciso dalla malattia e liberato solo pochi giorni prima della morte nonostante le sue condizioni di salute imponessero avvenisse molto prima.

La sua storia, resa nota da Francesco Lo Piccolo e Voci di Dentro, l’abbiamo raccontata a fine maggio scorso.

 

Morto abbandonato in un percorso che è stato una punizione senza reinserimento sociale

 

QUARTA PARTE. La storia di Eros Priore, della sua malattia e del suo calvario fino allo spezzare della vita terrena, raccontata dal direttore di Voci Di Dentro Francesco Lo Piccolo.

https://www.wordnews.it/morto-abbandonato-in-un-percorso-che-e-stato-una-punizione-senza-reinserimento-sociale

La differenza tra Bellocco, i boss a L’Aquila, Mancuso e Riina da una parte e Eros Priore dall’altra sono ben evidenti. E mostrano quanto sono falsi i luoghi comuni sulle carceri italiane, su quanto crei emarginazione sociale, quanto oggi rappresentano sempre più una discarica delle (in)coscienze.

La mattanza di Santa Maria Capua Vetere si accanì contro chi non poteva difendersi, nessuno in quel carcere si sarebbe mai permesso di anche solo sfiorare un grande boss. Questa discarica di emarginazione sociale è sempre più criminogena e dovrebbe far riflettere, e smontare ogni facile propaganda vigliacca sulla pelle dei più deboli, il tasso di recidiva. Dal carcere non ci si riscatta, di carcere (se non sei un boss di mafia) si esce morto o ancor di più abbandonato dallo Stato e dalla società nelle grinfie del crimine organizzato.