Il 9 gennaio del 1986 moriva Don Peppino Romano, custode dei segreti di Raffaele Cutolo

L'AUTISTA DI ROSETTA CUTOLO. Il sacerdote più volte aveva coperto la fuga e la latitanza della sorella del boss della NCO. Un rapporto che aveva dato adito anche a pettegolezzi di paese.

Il 9 gennaio del 1986 moriva Don Peppino Romano, custode dei segreti di Raffaele Cutolo
don Peppino Romano, il prete amico di Rosetta Cutolo (ph ilmediano.it)

Don Peppino Romano era il sacerdote di fiducia della famiglia Cutolo, custode dei segreti della malavita, mori al "Cardarelli" il 9 gennaio del 1986 dopo essere stato vittima di un agguato di camorra a Somma Vesuviana, nel quartiere rione Raimondi in provincia di Napoli.

Giuseppe Romano, sacerdote - per molti Don Peppino - aveva 52 anni, venne crivellato di colpi a bordo della sua auto. A sparare furono due killer mentre andava in parrocchia per celebrare la messa. La sua morte avvenne dopo una ripresa che i medici avevano giudicato "prodigiosa".

Don Peppino doveva morire, la sua condanna a morte era stata decisa dalla camorra.

 A raccogliere le ultime sue dichiarazioni fu il sostituto procuratore della Repubblica Fausto Zuccarelli che condusse le indagini sull'agguato. Il sacerdote trascorse in ospedale quattro giorni. Fu sottoposto a due interventi chirurgici eseguiti per togliere dal suo corpo sei colpi di arma da fuoco.

Alcuni avevano colpito organi vitali. Il sacerdote aveva visto in faccia i suoi assassini ma non rilasciò dichiarazioni utili per le indagini.

Ma chi era don Giuseppe Romano? Amico di Raffaele Cutolo, superpadrino di Ottaviano. Era diventato il confessore del boss della NCO e l'accompagnatore di Rosetta Cutolo, la "donna dagli occhi di ghiaccio", come viene definita. Parte integrante delle decisioni del padrino di Ottaviano. 

Il sacerdote più volte aveva coperto la fuga e la latitanza di Rosetta Cutolo. Un rapporto tra il sacerdote e Rosetta Cutolo che aveva dato adito anche a pettegolezzi di paese.

Era l'autista della donna, l'aveva accompagnata in varie località del Lazio. Con la propria auto avevano raggiunto incontri che erano summit di camorra.

Era l'abito talare il vero lasciapassare, Il sacerdote scansava facilmente i controlli di polizia e con lui  Rosetta. Don Giuseppe Romano fu accusato di "favoreggiamento personale" dal giudice romano Aurelio Galasso, tratto in arresto e spedito per un lungo periodo al soggiorno obbligato nel comune di Appignano in provincia di Macerata.

Gli venne concessa la libertà provvisoria e riprese le sue funzioni di parroco nella chiesa di San Giorgio a Somma Vesuviana e in quella di Ottaviano, paesi confinanti. Era in attesa del processo a suo carico per le accuse di favoreggiamento.

Ma il sacerdote conosceva anche altri segreti, in particolare quelli di Vincenzo Casillo, il fidato luogotenente di Cutolo saltato in aria a Roma dentro un'auto-bomba. Casillo vantava di essere vicino ai servizi segreti e si racconta che anche tra lui e Rosetta Cutolo ci fosse una relazione.

Il sacerdote fece anche visita più volte a Raffaele Cutolo, quando venne dichiarato incapace di intendere e volere, detenuto presso il carcere psichiatrico di Aversa, da dove evase. Non si sono mai scoperti i killer dell'omicidio di Don Peppino Romano nè alcun collaboratore di giustizia ha fatto dichiarazioni in relazione all'omicidio del sacerdote.

Dopo 38 anni resta il mistero. Perché fu assassinato il sacerdote? Fu una vendetta trasversale? O altro? 

Il Paese senza memoria

 

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