Il giornalista ucciso dalla schifosa camorra

ANTICIPAZIONE. L'intervista al magistrato Armando D'Alterio. «Ci fu una causale mista, formata da un antecedente storico, costituito dalle inchieste di Siani sui clan di Torre Annunziata, e un antecedente immediato, costituito da quell’articolo. La decisione omicidiaria era stata anche preceduta da pedinamenti, probabilmente anche antecedenti a quell’articolo. Del pedinamento abbiamo tracce in una intercettazione di uno dei componenti del gruppo di comando del clan Gionta, che fa questa affermazione: «gli abbiamo fatto le poste sotto la vesuviana». La vesuviana è il tratto ferroviario che collega Napoli con i paesi alle falde del Vesuvio, tra cui Torre Annunziata.»

Il giornalista ucciso dalla schifosa camorra

«Ho cominciato a chiamarlo per nome dopo il suo omicidio. La morte me lo ha reso un punto di riferimento. Uno che lascia il segno, presente anche quando non c’è più. Ricordo che dall’ottobre del 1984 al settembre dell’anno successivo, quando lo hanno ucciso, l’ho visto qualche volta in Procura a Napoli. Il nove ottobre 1984 era iniziata la mia esperienza in Procura, dopo il tirocinio a Napoli e qualche anno trascorso a Savona come giudice di Tribunale. La prima volta avevo pensato fosse un poliziotto in borghese, per la determinazione nelle domande insistenti, che rivolgeva a qualche collega più anziano e che contenevano uno stimolo – ed una ammonizione tacita – nonché per la conoscenza che aveva di fatti e circostanze. Un atteggiamento coerente con la spinta etica che caratterizzava il suo impegno di giornalista. La massima determinazione veniva fuori nella sua avversione per l’illegalità e più in generale per l’ingiustizia, anche se non aveva bisogno di essere un “giornalista anticamorra” per sentirsi realizzato. Era una persona completa, ricca d’interessi e di passioni. Non si occupava di quei temi per trarne fama o successo, né per l’esigenza di riempire con la “missione” la propria vita».

Questo breve passaggio è contenuto nel libro «La stampa addosso. Giancarlo Siani, la vera storia dell’inchiesta» (Guida editore) scritto dal magistrato Armando D’Alterio, il PM “tenace” (così definito da Paolo Siani), del caso Siani. D’Alterio, già procuratore capo della DDA di Campobasso, oggi è Procuratore Generale di Potenza.

Lo abbiamo avvicinato per comprendere il suo pensiero su una figura straordinaria del giornalismo italiano, vittima della camorra napoletana.              

 

L'intervista, realizzata dal direttore Paolo De Chiara, è programmata per mercoledì 23 settembre 2020 

 

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