Il pandemonio nella sanità, perché doveroso sarebbe ricordare tutto/1

PRIMA PARTE/La sanità abruzzese quattordici anni dopo Sanitopoli tra inchieste giudiziarie e gravissimi ritardi, morti in Pronto Soccorso e operatori mai stabilizzati, il piano pandemico non aggiornato e ancor meno applicato, la verità sulle mancate zone rosse in Lombardia, l’elenco sarebbe infinito.

Il pandemonio nella sanità, perché doveroso sarebbe ricordare tutto/1

La sanità pubblica e la pandemia sono stati dimenticati in questa campagna elettorale, questo in sintesi denunciava ormai diverse settimane fa un editoriale del quotidiano Domani.

Siamo ormai agli sgoccioli di una delle peggiori campagne elettorali di sempre, l’abbiamo già scritto e sottolineato nei giorni scorsi: mentre nei palazzi padrini e padroni si sono trastullati in chiacchiere sceme da finti polli di Renzo il Paese reale, le sue sofferenze e le ingiustizie subite vengono cancellate o al massimo strumentalizzate dai pupi e pupari. L’Italia è un Paese senza memoria, in cui abbondano padrini, zone grigie e zone sporche, in cui tutto sparisce in un attimo.

L’emozione del momento, le grancasse mediatiche a libri paga di qualcuno, l’arroganza di coloro che più son colpevoli e più gridano istericamente contro le vittime (tra ali di folla plaudente, come finì l’ultima volta che accadde la Storia ce lo insegna ma ahinoi come scrisse Gramsci insegna ma non ha scolari). Sono passati solo due anni e mezzo, ci sarebbe cronaca di questi ultimi mesi ma tutto è soffocato dalle suddette chiacchiere sceme.

Siamo nati anche per esercitare il vizio della memoria, per rompere i soffitti di cristallo della demagogia interessata e telecomandata, per dire quel che non si deve dire per editto dall’alto. E quindi torniamo a farlo anche oggi, anche adesso sulla sanità e su un pandemonio da macelleria, foriera quotidiana di ingiustizie, morti, dolori, sofferenze che non è piovuto dal cielo ma è frutto di decenni che non finiscono mai.

La sanità pubblica e la pandemia non sono stati “dimenticati” da ectoplasmi ma dagli stessi che ci inondarono di finto patriottismo due anni e mezzo fa, da chi scaricò sui cittadini colpe non proprie, da chi imponeva di cantare e rimanere in silenzio mentre si tutelavano le interessi delle lobby e dei grandi padrini. Tanto bravi a ordinare, fare paternali, scaricare ogni responsabilità sui cittadini e iniziarono ad abbandonare anziani, malati, fragili negli ospedali e nelle RSA, a tacere e seminare omertà su quanto accaduto (o meglio non accaduto) a Nembro, Alzano e in tutta la bergamasca.

Nella loro indecente arroganza per due anni e mezzo hanno insultato, perseguitato, isolato, vilipeso chi chiedeva giustizia per i morti di Bergamo, chi non si accontentò delle verità di comodo. Hanno ignorato persino l’esistenza di denunce in Procura e di un comitato di familiari delle vittime.

Per poi “accorgersi” dell’esistenza del comitato solo quando l’avvocato Consuelo Locati ha scelto di candidarsi alle elezioni del 25 settembre. Non per ascoltare, non per comprendere, non per dare finalmente voce a chi voce non ha avuto. Ma per un attacco concentrico contro una persona che ha visto familiari e amici morire senza neanche poterli vedere un’ultima volta (persone morte totalmente da sole, in un senso di abbandono che sventra il cuore).

Vi assicuro che leggere le testimonianze dei colleghi di tutta Italia sul gruppone covid ha un ché di agghiacciante.
Anestesisti senza mascherine che chiedono consigli su come fabbricarsi da soli una qualche protezione, come spillare delle garze all'interno di mascherine chirurgiche, medici di base con pazienti fortemente sospetti che non riescono ad ottenere tamponi, colleghe disperate perché hanno sintomi ma sono costrette a lavorare e hanno il terrore di trasmettere il virus ai figli.

 

Non ci sono mascherine in tutta Italia, non le hanno molti di coloro che fanno manovre aggressive. È sconcertante.
Ci viene detto, durante il bollettino ufficiale delle 18, che questi giovani morti di covid 19 - e non CON covid 19, ma DI - come l'operatore del 118 di Bergamo, potrebbero aver contratto il virus non durante il lavoro, ma nel privato.
Ma cos'è? Uno scherzo? Ma che cosa vergognosa è questa?
Immaginate lo stato d'animo di entrare disarmati in una stanza con una minaccia certa.

Immaginate il livello di stress. Immaginate i nostri sogni, i nostri risvegli, tutte le mattine in cui si rinnova quest'incubo.
Immaginate di dover entrare in quella stanza e non avere le giuste protezioni, ma non avere scelta, perché avete fatto un giuramento.
Io credo che anche Ippocrate avrebbe qualche titubanza.
Ci chiamano eroi, angeli, amano tanto parlare di trincea. Ci fanno applausi dai balconi.
Ma dateci gli strumenti, piuttosto, per salvare la pelle a tutti.
Perché così, più che degli angeli, ci sentiamo dei coglioni.  

(testimonianza di un’operatrice sanitaria, marzo 2020)

 

 

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