Pedopornografia, oltre 600 le denunce in meno di cinque mesi

PRIMA PARTE. Dietro ogni numero «c’è un bambino abusato, segnato e traumatizzato. Non dimentichiamo questa realtà. Non dimentichiamo mai le vittime» (don Fortunato Di Noto, Meter)

Pedopornografia, oltre 600 le denunce in meno di cinque mesi

606/2022 del 19 maggio. Potrebbe sembrare la registrazione dell’ennesima proposta di legge in Parlamento, il numero di un qualsiasi documento inviato ad un Comune, una Provincia, una Regione, un qualsiasi ente pubblico. È invece molto di più, è la contabilità dell’orrore più disumano e drammatico possibile. È il segno tangibile di un impegno contro l’inferno, contro quelle fiamme diaboliche che avvolgono ogni giorno, ad ogni latitudine del globo terracqueo, i più fragili ed indifesi: l’infanzia calpestata, abusata, traumatizzata, violentata. 606 è il numero che il 19 maggio scorso, meno di cinque mesi dall’inizio dell’anno, hanno raggiunto le denunce della pedopornografia inviate da don Fortunato di Noto e Meter.

È passato ormai un mese dalla Ventiseiesima Giornata Bambini Vittime della violenza, dello sfruttamento e dell’indifferenza contro la pedofilia. L’impegno contro pedofilia e pedopornografia deve continuare, martellante, incessante, instancabile. Senza mai cedere perché ogni cedimento è la porta per la complicità, e l’indifferenza che è la più immonda delle omertà complici, con i pedocriminali, con coloro che ogni momento sfruttano le lacrime, il dolore, la sofferenza, violano l’innocenza e la fragilità indifesa dei più piccoli. Abusi, ha sottolineato don Fortunato Di Noto su facebook il 19 maggio rendendo noto il numero di denunce inviate fino a quel giorno da Meter, che molti definiscono «marginale». Aggiungendo che «pochi dicono le gravi conseguenze permanenti degli abusati», un orrore continuo contro cui la lotta è «tenace, infuocata». Sin dall’inizio della nostra avventura ci siamo posti l’obiettivo di urlare quel che viene taciuto, di dire quel che non si può dire, di spezzare ogni manto di omertà ed ipocrisia ed essere voce lì dove non c’è voce.

Abbiamo cercato finora di essere tra i «pochi» a cui ha fatto riferimento don Fortunato e continueremo a farlo, sempre, senza se e senza ma. E per questo, oltre un mese la fine della Giornata Mondiale, continuiamo a dare spazio alle denunce, a denunciare, a ribadire quanto l’orrore sia orrore, quanto gli orchi sono orchi, quanto nelle sterminate praterie del web e negli angoli della nostra quotidianità i pedocriminali sono all’opera. Quelle praterie fornite dai giganti del web, dai portali pornografici che per noi non saranno mai «normalizzati» ma solo e soltanto stupro pornografico, sfruttamento disumano, dalle chat sulle più importanti piattaforme di messaggistica online. Siamo stati finora tra i pochi, grazie ad attiviste ed associazioni che hanno tradotto in italiano articoli usciti sulla stampa statunitense, inglese, francese, spagnola a cercare di accendere i riflettori in Italia – nel silenzio omertoso e connivente della «brava gente» e dei «grandi» - sulle denunce e su cosa sta avvenendo in Francia e negli Stati Uniti soprattutto per denunciare e fermare lo stupro pornografico, criminale e anche pedofilo, su piattaforme come PornHub.  

 

«Pedofilia e pedopornografia. Dati tutti in aumento con un numero difficile da quantificare di minori coinvolti. Offline e online» ha denunciato sui social network don Fortunato il 5 maggio scorso ricordando la vera realtà, l’unica verità incontrovertibile dietro la contabilità degli orchi: dietro ogni numero «c’è un bambino abusato, segnato, traumatizzato». Una realtà, ha ammonito il fondatore di Meter, da non dimenticare, «non dimentichiamo mai le vittime».

«È estenuante lottare contro la malvagità perpetrata sugli innocenti. Ma non posso demordere, allentare il passo» ha scritto don Fortunato nelle scorse settimane. Estenuante per il silenzio, l’indifferenza, i negazionismi, l’azione di lobby (nella civile Europa fioriscono costantemente partiti e associazioni ) che vorrebbero «normalizzare» pedofilia e pedopornografia. Non si dovrebbe mai «fare a meno», riprendendo la riflessione del fondatore di Meter di non molti giorni fa «di pensare, ogni giorno, alle sofferenze dei singoli, delle persone con un nome e un’identità precise, non sono numeri; alle torture decise a sangue freddo e inflitte volontariamente, da essere umani ad altri esseri umani, perfino a dei bambini, ai neonati, agli inermi, deboli, indifesi».

«Stamattina mi sono svegliato, cari bambini, pensando ai vostri predatori che, con parole e azioni, uccidono la vostra infanzia.

E' tanto, troppo, molto tempo che per una chiamata del Vangelo ho cercato, e spero ancora di farlo, di dire e agire contro queste abiette forme di normalizzazione sulla pedofilia e sugli abusi e la pedopornografia con le sue diramazioni criminali.

Alcuni, per ostacolarmi farebbero di tutto. Non sto qui ad elencare negli anni cosa ho subito. Mi imbarazza la cosa.

Per ostacolare questa storia di Dio per la difesa dei bambini si fa di tutto per ridicolizzare, ridimensionare, banalizzare, una vera e propria piaga sociale e globale. Una tragedia.

Un giorno scrissi che andrei all'inferno pur di aiutare e salvare un bambino. Riconfermo. Pregate per me. Buona giornata» (don Fortunato Di Noto, Meter, 07 maggio 2022)

 

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