Intervista a Edda Valentini, scrittrice e sceneggiatrice riminese

Incontriamo Edda Valentini nella sua bella Rimini, e rimaniamo colpiti dalla sua presenza effervescente che rispecchia appieno la sua dinamicità artistica. Scrittrice e sceneggiatrice, autrice di numerosi racconti brevi, ha scritta la sceneggiatura a quattro mani con Luisa Raimondi Il nastro rosso, premiato con diversi Premi prestigiosi.

Intervista a Edda Valentini, scrittrice e sceneggiatrice riminese

Ciao Edda, benvenuta su WordNews.it! La prima cosa che vorremmo chiederti è: come nasce il cortometraggio Il nastro rosso?

Questo cortometraggio nasce da un mio racconto in cento parole che ha avuto una menzione speciale ad un festival in Toscana. È stato d’ispirazione al mio caro amico, Andrea Marrari, aiuto regista di Johnny Stecchino e regista di cortometraggi. La sceneggiatura, scritto insieme a Luisa Raimondi, è ambientato il 16 ottobre 1943, nel Ghetto Ebraico durante il rastrellamento. È nata una co-produzione perché Andrea ha portato tutta la troupe e tutti i professionisti che ha conosciuto negli anni della sua carriera, per citarne qualcuno Il paziente inglese, Il nome della Rosa, ed è sbocciata una proficua collaborazione artistica.  

Chi sono gli attori?

Gli attori sono quattro: Christoph Hulsen interprete straordinario dell’ufficiale tedesco delle SS, la talentuosa Samuela Sardo nei panni di Marisa, la piccola e bravissima Carol Fratestefano (Rita) e Annamaria Spalloni, grande attrice anche teatrale, nel ruolo della portiera Clara. Vania Arcangeli si è occupata di questo casting molto prezioso. Ad Annamaria Spalloni è stato consegnato il premio del festival del cinema, ad Ispra, sul lago Maggiore, per la migliore recitazione. Un grande contributo lo hanno dato Marco Coretti, fashion designer e costumista cinematografico e Clara Hopf per il trucco. Un mix perfetto di talenti che ha dato alla luce Il nastro rosso!

Sul set Christoph Hülsen e Samuela Sardo con il regista Andrea Marrari

Dov’è stato girato il film?

Le riprese si sono svolte a Roma, in una casa di amici del regista, mettendoci tutto a disposizione. I produttori sono stati tre: mio figlio, che gestisce il locale Gradella a Rimini, Emanuela Carratta psicologa e Gruppo Icaro. Grazie al loro supporto siamo riusciti a fare tutto.

Raccontaci l’emozione della prima!

Abbiamo fatto una prima visione a Roma, poi è stato proiettato durante molti festival internazionali e abbiamo vinto: due premi per la regia, ben tre premi per la sceneggiatura, tre premi per la fotografia: merito va a Giovanni Galasso, tre per l’attore Christoph Hulsen e, appunto, un premio come miglior attrice a Annamaria Spalloni.  Poi, il Premio per il miglior corto italiano al Absurd film festival e il Premio alla memoria a Corto e Cultura.

Qual è il segreto del successo di questo cortometraggio?

Secondo me, perché mantiene una tensione molto forte nonostante la durata sia breve e ovviamente per la scena finale inaspettata. Questo film rispecchia l’idea di quel che è successo al Ghetto ebraico e trasmette l’ansia vissuta di quel periodo.

Infatti, non possiamo darti torto Edda, perché è vero, questo cortometraggio incolla l’attenzione dello spettatore allo schermo fino alla fine, sia per la bravura con cui è stato fatto, sia per la storia che hai scritto. Il regista ha visto subito che nel tuo testo c’era un potenziale.

Sì, siamo molto contenti del riscontro che stiamo ricevendo.

Ci sono altri progetti?

Ho nel cuore il desiderio di realizzare un lungometraggio dedicato a mio padre, morto sul lavoro, quando avevo quattro anni. L’ambientazione sarebbe negli anni Cinquanta, visto con gli occhi di una bambina. Verrebbe girato tutto in Romagna e sto cercando una produzione e un finanziamento. Nella revisione della sceneggiatura coinvolgerò alcune colleghe sceneggiatrici: Luisa Raimondi, Catia Chiavarini, Maria Grazia Liguori. Adoro il lavoro collettivo e mi piace che sarà firmato da quattro donne. Poi, ci sarebbe un altro progetto, in collaborazione con Luisa Raimondi e Maria Grazia Liguori, si tratta di una storia che coinvolge una donna di cinquantacinque anni, mai uscita dal suo paesello in Puglia, il cui marito scappa con la badante di suo suocero e la preziosa collana di famiglia.

Ci hai incuriositi. Raccontaci qualcosa in più!

Questa donna pugliese ha tre amiche che la mettono sopra un pullman a riprendersi il marito e la collana. Lei lo rincorre a Rimini e trova un biglietto che le fa pensare possa esserci ancora qualcosa fra loro… Il finale è molto al femminile, perché la protagonista si rende conto che tra lei e il marito è davvero finita, ma è riuscita a realizzarsi tramite il suo talento di sarta, aprendo una sartoria a Cracovia. Non dico altro…

Grazie Edda per la tua disponibilità. Hai un ultimo messaggio da dare ai nostri lettori? 

Di avere fiducia nelle proprie capacità, perché penso che le cose si possono realizzare se ci si crede fortemente, mettendoci tutta l’energia.

Un grande in bocca al lupo a Edda Valentini!