Intervista alla poetessa e scrittrice Ferrante

Davide Marroni, cultore della Bellezza, intervista Marilena Ferrante per saperne di più sullo stile della sua poesia e per una riflessione sulla funzione sociale della poesia contemporanea.

Intervista alla poetessa e scrittrice Ferrante

Marilena come è nata la tua passione per la poesia?

“Credo che la passione per la poesia sia connaturata alla sensibilità con cui si affronta la vita. Tutti siamo un po' poeti se riflettiamo sul senso della vita, sulla dimensione universale e non ci fermiamo all’apparenza ingannevole delle cose.
Credo che il rapporto con la Poesia sia da ricercarsi nel rapporto personale che ciascuno di noi ha con sè stessi. C’è chi fugge da sè stessi, chi si ferma e si adagia sulle sue debolezze per assaggiarle, degustarle e farne punti di forza per vivere e sopravvivere. Personalmente non potrei vivere senza le parole che mi risuonano dentro, non potrei vivere senza chiudermi nella mia malinconia, nella mia gioia, nella mia felicità per poi trasporle in versi. Sono i versi che inseguono me, non io loro.
Dunque la mia passione deriva dal mio accanimento a vivere sempre in profondità, con una lama sottile che mi trafigge e mi sospinge nell’eterna sofferenza come nell’eterna felicità che si ritrova solo in se stessi e in questo dialogare costante con sè e con il mondo”.

 

Quali sono stati i tuoi “maestri”, e i poeti che hai ammirato di più?

“Ho amato e amo Emily Dickinson con la sua delicatezza eterea, come amo molto Pablo Neruda e la stessa Alda Merini. Forse loro in particolare mi hanno guidato alla raffinatezza dei versi, ma anche i grandi classici come Leopardi , in particolare, che mi hanno sempre affascinato con la loro struggente passione per la vita e per la Bellezza”.

 

Quale pensi che sia la funzione della poesia nel mondo attuale?

“Bella domanda! Credo che la poesia possa restituire l’umanità, il senso del vivere, il ritrovare sè stessi , allontanandosi dai falsi idoli del denaro , del successo che generano individualismo sfrenato e cieco egoismo.
Quando leggo un poeta non posso non pensare che abbia una sensibilità rara e ,  lo dico sotto voce,  anche io spero che chi mi legge lo pensi di me.
Insomma chi scrive poesia, per essere incisivo, deve arrivare al cuore, far smuovere le viscere , altrimenti sono solo parole accostate , un gioco di parole”.

 

Quali sono i tuoi prossimi progetti professionali?

“Ho già un contratto con la Bertoni Edizioni di Perugia per la pubblicazione della mia prossima silloge poetica a cui tengo molto perché ha la prefazione del mio caro amico, scomparso recentemente, Francesco Giampietri. Inoltre sto finendo di scrivere un romanzo, iniziato da tanto che manderò a più editori, qualcuno già contattato.
Essendo eclettica come persona, continuerò con la mia passione di promozione della cultura, Covid permettendo.
Al momento sono impegnata come Presidente di Giuria, nel Concorso Nazionale dei Borghi della Lettura, da me ideato, alla sua IV Edizione.. Scrivo anche per un giornale a tiratura nazionale wordnews.it. dove curo  anche una rubrica di recensioni letterarie dal titolo “Occhio all’autore”. E poi soprattutto sono una docente. Amo la scuola e i miei ragazzi ai quali cerco di trasmettere, con le numerose iniziative che organizzo, l’amore per la letteratura e quindi per la vita”.

 

Quale virtù ti attribuiscono gli altri?

“Sicuramente la lealtà che ai giorni d’oggi è un po' fuori moda”.

 

Quale è la poesia da te scritta che ti piace di più?

“Veramente ne avrei tante ma questa che propongo è quella che ha dato il via al mio stile. E’ stata anche premiata in un Concorso letterario a Montecilfone, il primo dei tanti concorsi cui ho partecipato nel corso degli anni”.

di Davide Maroni


La parentesi.

Era primavera
Mi posai su un nido
e scoprii il tuo nettare,
mi sollevai dalla terra brumosa
e cavalcai le onde del cuore.
La mia passione divenne sforzo,
compromettente battaglia,
fuga per la salvezza,
orpello di gioventù,
cavernosa paura di esistere.

Giunse l’inverno
e mi trovai a spegnere
i miei fuochi ardenti,
chiusa nell’angolo della delusione
e maltrattato dalla costanza del vivere.
Non arrestai il mio corso,
la mia vita soggiunse in un lampo,
temerario deserto di note malinconiche.

Mi ritrovai a succhiare il nettare dei ciliegi,
a calmare il mio invadente sogno
di poter giungere a te.

Da “Quel che avrei potuto dirti” 2015.