Juan Carrito non è stato il primo orso investito e morto in Abruzzo

SECONDA PARTE/Nei giorni successivi nella stessa zona è stato investito un lupo, in tutto il mondo si creano ecodotti e limiti per tutelare la fauna, qui « gli enti pensano a convegni, feste varie e a fare molte, molte chiacchiere».

Juan Carrito non è stato il primo orso investito e morto in Abruzzo

La morte di Juan Carrito squarcia il velo della retorica e delle chiacchiere istituzionali, para istituzionali e para e basta su uno spaccato strutturale e culturale d’Abruzzo. La Regione in cui ora tutti si sono scoperti familiari di Juan Carrito mentre fino al giorno prima e dal giorno dopo hanno sempre visto la fauna solo come un fastidio e una minaccia. A cui rispondere con sempre maggiore antropizzazione, doppiette scatenate e pensiero solo ad investire milioni di fondi pubblici in tutto tranne che nella tutela dell’ambiente.

La foto di copertina di quest’articolo è stata scattata dallo storico ambientalista abruzzese Augusto De Sanctis anni fa in Tanzania, è una strada percorsa ogni giorno da centinaia di camion e che attraversa per 50 km il Parco nazionale di Mikumi.

Nella foto si nota un dosso rallentatore, «se non rallenti quasi a fermarti ti schianti. Se investi un leone paghi tu 5.000 dollari. Tengono i bordi della strada puliti, così nessuno ha scuse. Ho visto passare elefanti e giraffe mentre ero lì» ha raccontato su facebook.

L’impietoso (non certo per la Tanzania e altri Stati africani) confronto con quanto accade qui è pubblicato nei dettagli qui https://www.site.it/cinghiale-e-io-pago%EF%BB%BF/, un confronto che torna d’attualità dopo la morte di Juan Carrito e del lupo. Quanto accade in Tanzania è visibile nella foto e nel resoconto di Augusto De Sanctis. «In Abruzzo, cosiddetta regione dei Parchi, ZERO.

Proprio ZERO – ha sottolineato De Sanctis ripubblicando la foto dopo la morte di Juan Carrito - è che siamo incivili dentro: vi immaginate su una statale le reazioni a un dosso che quasi ti ferma?» aggiungendo  «gli enti pensano a convegni, feste varie e a fare molte, molte chiacchiere».

Lo storico ambientalista abruzzese ha ricordato che Juan Carrito non è stato il primo orso morto investito, sulla stessa statale accadde nel 2016. E analoga sorte ebbe un altro orso tre anni dopo. «Passano gli anni e questi pensano alle decine di milioni di euro per nuove strade e cannoni da neve – il suo indignato commento - oppure a piazzare una centrale a gas a Sulmona in un'area importante per l'orso (con l'OK del Ministero dell'Ambiente)» però «poi fanno i comunicati di commiato lacrimevoli, come Marsilio» o i marchigiani.

Nel nostro precedente articolo abbiamo sottolineato la tendenza alla deresponsabilizzazione, a considerare sempre tutto come colpa del fato o di chissà quale maligna divinità.

Mai nessuno responsabile, mai nulla poteva essere impedito, nulla può migliorare o cambiare. Partendo dalla dichiarazione del direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise «un grande risultato, Carrito è morto libero» (testuale) De Sanctis ha sottolineato quanto questa dichiarazione «a carcassa del povero Carrito fresca, è francamente surreale», il livello di auto centrismo di certi enti e una «deriva sempre più evidente, che traspare dal continuo indicare al pubblico ludibrio "nemici" o "problemi" per l'orso, soggetti però sempre deboli (ad esempio, e cito due categorie che non amo particolarmente, i fotografi, oppure chi pratica sci-escursionismo) o indistinti». Concludendo, come abbiamo sottolineato nello scorso articolo che, «mai o quasi mai, invece, soggetti istituzionali che non esercitano le proprie competenze».

«Vogliamo per caso parlare del Ministero dell'Ambiente che si costituisce contro il ricorso delle associazioni per gli impianti da sci a Ovindoli? O attività che causano ben altri impatti?

Vogliamo parlare della nuova cava di Cocullo autorizzata dalla regione proprio in zona Carrito, in piena area di connessione tra Parco d'Abruzzo e Parco Sirente. Vogliamo parlare della centrale di Sulmona che distruggerà con l'ok del ministero un'area importante per la specie?» le domande poste dall’attivista ambientalista che ricorda solo alcune delle tante vicende che impattano sull’ambiente abruzzese.

Il 18 ottobre 2016 dopo che un orso è morto investito a Roccaraso (pieno Parco Nazionale della Maiella) De Sanctis pubblicò un post su facebook dall’eloquente titolo «I becchini della natura». Replicato tre anni dopo a seguito dell’altro orso che ebbe analoga triste sorte.

Passano gli anni e, come sottolineato dopo la morte di Juan Carrito, siamo sempre allo stesso punto. Riportiamo alcuni passaggi dei due post:

«Sono passati 21 anni dal Decreto istitutivo del Parco della Majella. Tra i parchi bisognava costruire/rafforzare i corridoi ecologici. Una marea di brochure, carte, fondi.

In questi decenni non è stato fatto nulla o quasi di concreto. […] Di un ecodotto neanche l'ombra. In Croazia ad ottobre scorso ne ho passati diversi percorrendo alcune centinaia di chilometri di autostrada. Ognuno largo 100 metri; in cemento armato. Saranno costati milioni di euro ciascuno. In Croazia.  

Invece il presidente della nostra Regione, D'Alfonso, oltre a perdere tempo per supportare i faraonici progetti di Toto, senza suscitare neanche una critica, anzi, con profluvio di applausi (tranne quella della piccola associazione ornitologica che rappresento), destina 190 milioni di euro alla Fondovalle Sangro, per 5,3 km di strada extraurbana. 190 milioni di euro! 36 milioni di euro a chilometro avendo scelto di farla passare, scientemente, sul versante mappato dalla stessa regione come franoso invece che sul versante attuale, non a rischio. La Presidente del Comitato VIA Cristina Gerardis ha da dire qualcosa a riguardo?  Su questo lato sarebbe costata 1/3 e oggi magari avrebbero già finito i lavori.  190 milioni di euro per 5 km! Il tutto per una strada extraurbana; l'autostrada del Brennero, nei tratti con viadotti e ponti, costa 30 milioni di euro a km...per dire.

Come dicevo nessuna voce si è levata per proporre un uso migliore dei fondi disponibili nel Masterplan, ad esempio per la messa in sicurezza delle strade, oltre a finire la fondovalle Sangro sul versante giusto con 60-70 milioni degli originari 190 (che comunque è un lusso!).

I comuni dell'area manco a parlarne...chiedere 10 milioni di euro a comune per mettere a posto scuole e strutture pubbliche per gli anziani no, eh.. I parchi nazionali hanno balbettato qualcosa? Hanno promosso un'idea diversa? Se sì, non ho sentito.

Nel frattempo, cosa hanno fatto nei loro territori? Sulla Sannite, ad esempio. Al bivio della Camosciara, ad esempio. Dove muoiono in continuazione animali sotto le auto con grave rischio per l'incolumità dei cittadini. A Zanzibar in Tanzania 10 anni fa sulla strada principale dell'isola hanno messo 3 rallentatori e hanno risolto il problema. Purtroppo inizio a pensare che questi parchi non servano quasi a niente.

Se poi penso alle nuove lottizzazioni al Sirente e all'asfalto alla Vallelonga al parco d'Abruzzo quasi quasi mi viene da dire che forse sono anche controproducenti. In Spagna in 20 anni la popolazione di orso è quadruplicata. Qui? 50 erano e 50 sono.  Questi parchi servono veramente? Vogliamo fare una sana riflessione sul ruolo nella deriva dei parchi delle (ormai ex) grandi associazioni ambientaliste nazionali? Su cosa rappresentano. Sono pensieri duri, ma i fatti lì conducono.

Non voglio rimanere in silenzio davanti a questa situazione oscena. Non combattemmo strenuamente per la nascita dei parchi per farli diventare i becchini della Natura».

(18 ottobre 2016)

«Ieri altra Orsa morta investita (e cucciolo disperso).  Nel 2016 feci un post su un caso di investimento alle Cinquemiglia chiamando i parchi "becchini della Natura" e scrivendo esattamente cosa bisognerebbe fare, dicendo pure l'ovvio visto che sono informazioni note da decenni (rallentatori, ecodotti ecc).  

Sono passati altri tre anni. Il Parco d'Abruzzo ora fa post lacrimevoli ma spende centinaia di migliaia di euro che potevano essere destinati alla messa in sicurezza della SS17 per un inutile progetto sul Sangro alla Piano di Opi per porre rimedio ad un intervento del Comune di Opi fatto sotto i loro occhi silenti […] non mi chiedo più se i parchi stiano o meno svolgendo la loro funzione, perché su questo ho, purtroppo, solo certezze. Sono ridotti a becchini della Natura».

(26 dicembre 2019)

 

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