La stampa, in Italia, non è in buona salute

La stampa, in Italia, non è in buona salute
Foto di Krzysztof Pluta da Pixabay

Nella classifica mondiale siamo al 77° posto come libertà della informazione. Due gruppi imprenditoriali concentrano nelle proprie mani la maggior parte dei quotidiani e delle pubblicazioni periodiche: fanno capo alla famiglia Agnelli e ad Urbano Cairo. Quest'ultimo proprietario anche della TV La7. Sono editori "impuri", in quanto hanno da difendere interessi economici personali.

Ne consegue che l'informazione da essi controllata non può contrastarli. E che i giornalisti devono "controllarsi" su ciò che scrivono e, se occorre, autocensurarsi nel dare e commentare determinate notizie. "È la natura", direbbe lo zio di Jhonny Stecchino.

Da qualche settimana non compro più regolarmente il quotidiano La Repubblica. Ogni giorno uno diverso, a rotazione. Confesso che nessuno, secondo il mio personale metro di giudizio, supera l'esame. Ogni domenica è il turno proprio di La Repubblica.
Due editoriali. Il solito di Scalfari, e poi quello del nuovo direttore Molinari. Molinari va all'estero, e si occupa dei fatti violenti di Minneapolis e dei riflessi sulla situazione negli USA.

Scalfari inneggia a tre personaggi: Visco, Draghi e Conte. Assegna loro i futuri incarichi: Draghi al Quirinale, Conte sempre al Governo, Visco sempre alla Banca d'Italia.
E afferma:"Perfetto se tutto questo avverrà".
Sarà perfetto per Scalfari, meno per me.

Perfetti, per esempio, per difendere gli interessi del grande capitale e per non disturbare le grandi manovre della finanza internazionale. E poi, vestono bene e sono cortesi nei modi. Se poi Draghi e Visco sono "fratelli" di logge massoniche internazionali, il primo alla "Three Eyes" e il secondo alla "Edmund Burke", ancora meglio.

D'altronde lo dice il nostro inno nazionale: "Fratelli d'Italia"!