Lavarsi spesso le mani. Ma se l’acqua non c’è?

Anche in queste settimane di emergenza sanitaria si conferma la grave crisi idrica del vastese. E altri territori non sono esenti.

Lavarsi spesso le mani. Ma se l’acqua non c’è?

Restate a casa e lavatevi spesso e bene le mani. Sono due delle principali raccomandazioni contro il diffondersi del covid19, presenti su tutti i siti web e nelle comunicazioni istituzionali e oggetto di spot trasmessi quasi a raffica. L’igiene e la cura personali già in tempi tranquilli sono ovviamente importanti, in un periodo come questo diventano ancora più preziosi. Sarebbe scontato e dovrebbe essere inutile sottolinearlo ma l’igiene e la cura hanno bisogno di un elemento essenziale: l’acqua. E se viene a mancare? Se nelle nostre case dovesse non arrivare o essere razionata e con l’avviso a consumarne sempre meno?

Il 6 febbraio scorso abbiamo raccontato la situazione del servizio idrico in Provincia di Chieti e soprattutto nel vastese, ripercorrendo le annose questioni irrisolte da troppi anni. Nell’articolo chiedevamo «finirà l’emergenza idrica?» e la risposta che ci viene dai fatti è assolutamente negativa. Almeno fino ad oggi Vasto, San Salvo, Atessa (il comune dove si trova la zona industriale della Sevel, rischiano la non erogazione anche loro?) e vari altri comuni del comprensorio subiranno chiusure programmate pomeridiane e notturne.

L’avviso è stato pubblicato sul sito web della Sasi il 21 marzo ed è il quarto nell’ultimo mese. Avvisi a cui, nell’ultimo mese (quindi negli ultimi 29 avendo febbraio come noto un giorno in meno sul calendario), vanno aggiunti 19 avvisi di interruzione improvvisa per riparazioni urgenti o razionamento idrico, una media di 0.65 interruzioni al giorno.

Abbiamo riportato la situazione societaria della Sasi e la persistenza dell’Isi che non ancora giunge a fine corsa nonostante le previsioni di legge e gli annunci di questi anni, i proclami sulla risoluzione di ogni problema. E poi quanto dichiarato dal presidente della stessa società Gianfranco Basterebbe al consiglio comunale di Vasto del settembre scorso. Una situazione devastata da post periodo bellico che in questi anni è stata riportata con toni ancor più apocalittici: «di più davvero non si può fare – ha dichiarato Basterebbe – la programmazione dei razionamenti è l’unica scelta possibile» senza rinunciare come già fatto in passato a dichiarare che «non c’è spazio per le polemiche e le strumentalizzazioni». Riferimento diretto alle prese di posizioni di alcuni sindaci e della deputata del Movimento 5 Stelle Carmela Grippa che hanno criticato con forza l’attuale situazione sottolineando che la mancanza di acqua durante l’emergenza sanitaria nazionale e mondiale rende la situazione insostenibile.

Grippa il 15 marzo ha scritto una lettera alla stessa Sasi, al Presidente della Regione Marco Marsilio e al Prefetto di Chieti per «per chiedere i motivi dei distacchi della fornitura dell'acqua programmati nei prossimi giorni e soprattutto se non sia possibile una rimodulazione della razionalizzazione della risorsa idrica».

Il sindaco di Furci Angelo Marchione a nome anche di altri 27 colleghi del comprensorio ha scritto a diverse autorità istituzionali compreso il presidente del Consiglio Conte e il presidente della Repubblica Mattarella in cui ha descritto l’insostenibilità per i cittadini della situazione attuale e che in alcuni comuni l’acqua viene distribuita solo 11 ore, meno della metà dell’intera giornata mettendo a rischio il diritto dei cittadini a vedersi garantita l’igiene personale e degli ambienti in cui vivono. Davanti a questo grido d’allarme l’unica risposta finora è stata quella del presidente della Sasi a cui lo stesso Marchione ha replicato duramente sottolineando che la lettera dei sindaci «è legato alla drammatica emergenza da Coronavirus non in maniera strumentale, ma sulla base di un disagio grave vissuto dalle nostre popolazioni e di un oggettivo aumento del rischio di compromissione delle normali misure igienico-sanitarie». Davanti al perdurare della crisi idrica Carmela Grippa ha interpellato i ministri dell'economia e dell'ambiente per chiedere di «adottare le opportune azioni per far fronte» alla situazione sottolineando che «un'emergenza conosciuta da anni - come anche su Wordnews stiamo documentando - sta avendo un impatto notevole nella vita dei singoli cittadini», «l'acqua non è un bene commerciale come falsamente viene percepito ma un diritto umano».

Ma il comprensorio della Sasi non è l’unico in Abruzzo a vivere quest’emergenza nell’emergenza, nel pescarese l’ACA ha invitato i cittadini ad usare il meno possibile l’acqua perché le raccomandazioni a lavarsi spesso le mani e curare l’igiene hanno portato ad un incremento stimato tra il 20% e il 30% del consumo idrico. Una situazione che appare più che paradossale e sconcerta non poco.

Nel precedente articolo abbiamo citato alcuni dei tanti avvenimenti critici della gestione della Sasi, il pescarese invece per tanti anni è stato il territorio di quello che fu definito il «partito dell’acqua» accusato di essere un vero e proprio sistema clientelare e di potere che si spartiva incarichi e affari. Anni costellati da un lungo elenco di inchieste e processi (con anche diverse assoluzioni!) e dall’esplodere dello scandalo della mega discarica di Bussi: per vari lustri oltre 700.000 cittadini hanno bevuto acqua proveniente da falde inquinate dai veleni della discarica e non ci sono stati interventi – anche quando sarebbe stato possibile - fino alle denunce degli ambientalisti e l’intervento del Corpo Forestale dello Stato con il compianto Guido Conti.

Ma questa è solo la punta più conosciuta di situazioni denunciate e documentate da decenni di cui i cittadini pagano le conseguenze, ancor di più nell’incubo che stiamo tutti vivendo, il cui elenco è sterminato, ripercorrere anche solo tutte le denunce delle associazioni ambientaliste richiederebbe una treccani.