COVID-19: perché non sono state riaperte le strutture chiuse?

Entra nel dibattito quanto abbiamo scritto nelle scorse settimane, accendendo riflettori quasi in solitaria, sulla gestione dell’emergenza in Abruzzo. E intanto il centro del contagio diventano sempre più ospedali e residenze per anziani.

COVID-19: perché non sono state riaperte le strutture chiuse?
Lo stralcio dell'accordo tra Regione Abruzzo, ASL e cliniche private

L’attuale emergenza sanitaria ci ha dimostrato l’importanza della sanità pubblica, quando finirà la classe politica dovrà fare un bagno di umiltà e capire di aver sbagliato a tagliarla negli anni scorsi. È la sintesi della chiusura dell’intervista al presidente della regione Piemonte Cirio andata in onda il 15 aprile a «Sono le Venti», la trasmissione di Peter Gomez su 9.

Una frase che ricorda il cuore della gestione sanitaria, se tale possiamo definirla, in Italia negli ultimi lustri: smantellamento degli ospedali e di ogni presidio pubblico per dirottare tutto sui privati. Un dirottamento scellerato da un punto di vista della tutela della salute e, lungo tutto lo Stivale, stimolato da un infinito fiume di clientele, mazzette e interessi elettorali, i cui costi oggi li stiamo pagando tutti a partire dai più fragili.

Lo raccontiamo da settimane e le parole di Cirio si possono adattare anche ad una regione come l’Abruzzo dove la mannaia è scesa sulla sanità pubblica e sugli ospedali, ridotti o chiusi in larga parte, mentre le cliniche private sono state lautamente finanziate e favorite.

Sul coinvolgimento delle cliniche private abbiamo posto l’attenzione la prima volta già lo scorso 14 marzo (per poi tornarci negli articoli successivi): siamo stati gli unici a sottolineare la possibilità che le casse pubbliche avrebbero pagato lautamente la sanità privata per svolgere compiti che il pubblico non può più.

Facile profezia dopo l’ordinanza regionale numero 7 che rimanda al decreto legge 18/2000 sugli indennizzi pubblici alle cliniche convenzionate come abbiamo riportato il 24 marzo. Realizzatasi con l’accordo tra regione Abruzzo, ASL e cliniche private di 4 giorni dopo: come abbiamo riportato il 13 aprile i tre soggetti hanno concordato che la collettività remunererà alle cliniche private fino a 1200 euro al giorno per un posto letto. Notizia riportata nel silenzio generale, spezzato dall’intervento del presidente della commissione sanità della Regione Abruzzo Taglieri nei giorni successivi al nostro articolo.

Un intervento che pone l’accento sul paradosso da noi sottolineato già oltre un mese fa: «coinvolgere nella gestione dell’emergenza le strutture private non era affatto necessario in Abruzzo e anzi andava fatto esattamente il contrario: rafforzare il sistema pubblico e riaprire quelle strutture che negli anni sono state tagliate» le parole del consigliere regionale del Movimento 5 Stelle.

Lo stesso Taglieri e il suo collega Smargiassi, presidente della Commissione Vigilanza, hanno preso posizione anche su un’altra grave situazione: la scarsità di tamponi per il personale sanitario e i ritardi nell’arrivo dei risultati. Ritardi che hanno portato addirittura il sindaco di Guardiagrele Dal Pozzo a firmare un’ordinanza per imporre la consegna rapida dei risultati. La scarsità di tamponi e l’arrivo dei risultati solo dopo diversi giorni rallentano e ostacolano tempestivi provvedimenti di contenimento e prevenzione del contagio da covid19, nell’ospedale di Gissi è stato scoperto il contagio di una signora anziana (ricoverata da novembre e che da diverse settimane non riceveva visite esterne) solo per la richiesta della casa di riposo dove doveva essere trasferita.

Nel reparto di geriatria dell’ospedale di Ortona in pochi giorni 22 persone sono state contagiate tra personale e ricoverati mentre la situazione è peggiorata rapidamente anche nella casa di riposo di Atessa: in pochi giorni i contagiati sono rapidamente aumentati tra ospiti della struttura e personale sanitario, al 17 aprile tra i 21 ospiti erano stati riscontrati 10 positivi mentre tra gli 11 operatori erano 6, oltre la metà, il giorno prima tra gli anziani ricoverati c'era stato il secondo deceduto.

Una situazione che ha spinto il sindaco di Atessa Giulio Borrelli ad emettere un'ordinanza con la quale obbliga il personale sanitario a rimanere nella struttura dopo i turni di lavoro o, in alternativa, che il gestore e la ASL indichino eventuali residenze alberghiere dove ospitarli. Il 18 aprile in un video pubblicato sulla sua pagina facebook lo stesso sindaco Borrelli ha reso noto del terzo decesso tra gli ospiti del centro per anziani, una signora risultata positiva al covid19 e ricoverata da una decina di giorni a Chieti. «Sono cinque - il bilancio di Borrelli - nelle ultime settimane gli ospiti deceduti. Per tre è stato accertato il coronavirus, per altri due si è in attesa di conoscere l'esito del tampone».  

Anche in Abruzzo la maggior parte dei contagi sta avvenendo nelle strutture sanitarie e ci sono residenze per anziani, tristemente note a livello nazionale per quanto sta accadendo in Lombardia e Piemonte, che stanno diventando focolai. I tamponi e la rapidità dei risultati diventano quindi fondamentali e s’inserisce un altro paradosso della gestione dell’emergenza che in totale solitudine abbiamo evidenziato già il 14 marzo: le Asl attivano la sorveglianza attiva dei cittadini sottoposti a quarantena ma stabilisce che medici, infermieri e operatori socio-sanitari nelle stesse condizioni devono continuare a lavorare. «Si moltiplica da settimane, per chi può essere stato in contatto con persone risultate positive al coronavirus, l’attenzione al rispetto degli obblighi di quarantena che, se violati, portano a conseguenze rilevanti sul piano penale – il passaggio dell’articolo del 14 marzo - Le persone poste in quarantena sono monitorate con l’applicazione di rigidi protocolli e la sorveglianza attiva da parte delle ASL. Ma in Regioni come Veneto, Marche e Abruzzo (a seguito dell’ordinanza regionale numero 3 del 9 marzo) è stato disposto che il personale sanitario venuto in contatto con paziente affetto da COVID-19 prosegua l’attività lavorativa».

Il 13 aprile abbiamo riportato la remunerazione concordata tra Regione, ASL e cliniche private in un articolo sui manifesti in cui la comunicazione istituzionale ha lasciato il passo «a manifesti dal sapore di propaganda politica» di Partito Democratico Abruzzo, Lega e Fratelli d’Italia Abruzzo. Gli ultimi due dedicati ai fondi regionali «per chi è in difficoltà», sostegni economici che era stato affermato dalla giunta rapidi e per colmare la scarsità e la lentezza dei buoni spesa governativi e che venivano ampiamente propagandati dal manifesto del Partito Democratico. Nell’articolo del 13 aprile abbiamo scritto che la rapidità regionale «in realtà, sarà di almeno 30 giorni», saremo probabilmente stati profeti anche su quest’aspetto: la domanda per l’ottenimento di questo sostegno può essere presentata dalla mezzanotte di venerdì 17 aprile alle 23.59 di giovedì 23 aprile, l’erogazione potrà avvenire solo successivamente e quindi la possibilità che tutto avvenga in oltre tre settimane aumenta sempre più.