«Le mie medaglie più belle siete voi!»

Un alfabeto di emozioni nell’incontro al Liceo Manin con il Colonnello Calcagni.

«Le mie medaglie più belle siete voi!»

Si educa molto con quello che si dice, ancor più con quel che si fa, molto più con quel che si è.

Una platea di circa 400 studenti del Liceo Manin di Cremona, dell’IIS Romani e dell’IC Diotti di Casalmaggiore ha potuto sperimentare la grande verità sostenuta da Sant’Ignazio di Antiochia nella mattinata di sabato 4 febbraio, durante l’incontro con il Colonnello del Ruolo d’Onore dell’Esercito Italiano Carlo Calcagni, dal titolo “Pedalando su un filo d’acciaio”, eco del suo libro autobiografico.

 

 

Un incontro emozionante, coinvolgente, avvincente, commovente, toccante. Calde lacrime hanno rigato i volti di coloro che ascoltavano assorti un flusso ininterrotto di parole, che diventano via via sempre più accorate, in un altalenarsi di mestizia, amarezza, delusione e disillusione, forza, fiducia e speranza. 

Energico vigore e determinata vitalità nella voce calda, corposa, robusta del Colonnello Calcagni, quella con cui ha avvinto gli animi ed i cuori degli alunni e dei docenti nel racconto-testimonianza che li ha condotti lungo i sentieri, molto spesso intersecati, del suo mondo familiare, militare, sociale, sportivo. Soldato, Uomo, Atleta: una triade che non separa, ma, al contrario, unisce indissolubilmente l’essere autentico di Carlo Calcagni nella singolarità di un fedele servitore dello Stato, padre amorevolmente severo e teneramente austero, atleta super decorato e plurimedagliato perennemente vincente, esempio e faro in termini di rigore, disciplina, dignità, rettitudine, amore per la Verità, anche quando questa non ripaga, anzi, affossa, scredita, insabbia, diffama.

 

Dall’elicottero alla bici, dalla bici al triciclo: nel ripercorrere fasi cruciali della sua vita, Calcagni passa dalle eccellenze e i meriti in ambito militare, con prova di lodevole professionalità, impegno e coraggio, alle eccellenze ed i premi in ambito sportivo, per arrivare alla malattia devastante, che comunque non gli impedisce di sprigionare una gigantesca forza, superando i tanti ostacoli quotidiani.

Il Colonnello non si arrende maiMai arrendersi è, infatti, il suo mantra, il suo stile di vita, trama e ordito delle sue lunghe giornate – e pedala quotidianamente – seppur con un equilibrio instabile su un filo, che è però d’acciaio, quindi, robusto, forte, solido – per alimentare il suo desiderio di viversi ogni attimo, dando valore al tempo che viviamo e doniamo, bene prezioso di cui disponiamo e che non va assolutamente sprecato, e di sorridere nonostante tutto. Un sorriso che contagia, infonde fiducia, veicola speranza nonostante le traversie, le difficoltà, le burrasche della vita.

“Limiti” non è un vocabolo che trova facile accoglimento nel lessico di Calcagni: quelli che personalmente non si pone, quelli che supera anche quando sono altri a volerglieli imporre, ed invece lui, istante dopo istante, con forza, con coraggio, con determinazione, con perseveranza, caparbiamente travalica.

 

Un silenzioso dialogo di sguardi ha creato un’atmosfera surreale durante l’intero incontro, che ha consentito al Colonnello di condividere momenti molto particolari del suo doloroso vissuto, aneddoti molto personali, che si annidano in un Io recondito, gelosamente custodito, che non facilmente, ma con tanta naturalezza, riesce ad esternare e ad affidare alle migliaia di persone che incrocia sul suo cammino e che rappresentano, nella loro ricca straordinaria umanità e sensibilità, le medaglie più belle della sua vita.

 

Gli occhi vividi e vivaci del Colonnello, a tratti lucidi, dallo sguardo profondissimo, hanno incrociato per tutto il tempo quello degli alunni: uno sguardo attento che scrutava, interrogava, riceveva, recepiva, accoglieva, soprattutto durante gli affettuosi teneri abbracci e le calorose strette di mano al termine dell’incontro stesso. Occhi meravigliosi dall’una e dall’altra parte, che diventavano, in quei momenti di così intenso scambio, specchio dell’anima.

Emozioni varie, variegate, plurime, molteplici quelle che sono state provate da ciascuno di noi, tessere auree del mosaico del cuore umano.

 

Una vera e propria lezione di cittadinanza attiva alla scuola di vita di una persona “straordinariamente normale” quella a cui hanno assistito i nostri studenti e studentesse, che Calcagni ha esortato a riflettere sull’importanza ed il peso che le singole lettere, le singole parole hanno nel loro intrinseco significato.

 

Ad esempio, “P” come “Patria”: quella che ha fedelmente servito, quella che – nonostante tutto – continua, in forme diverse, a servire con ferma onestà e integrità morale.

 

“Q” come “Quesiti”: tanti, troppi quelli che restano ancora senza risposte, in un assordante silenzio da parte dei vertici, delle Istituzioni, da parte di quella che considerava “Famiglia”.

 

“R” come “Rispetto”: quello che da venti anni cerca, anela, reclama, richiede a gran voce, per sé e per le tantissime altre vittime del dovere come lui, i colleghi che non ci sono più o che non hanno la forza per far sentire il loro grido, così come per le loro famiglie, che in tutto ciò non hanno alcuna colpa e che, troppo spesso, sono abbandonate al loro triste destino.

 

“S” come “Sport”: panacea, alito vitale, ragione stessa di vita e vitalità.

“T” come “Tenacia”: quella che gli dona quotidianamente la fibra, il vigore, l’energia per affrontare le avversità, le ostilità, i sabotaggi, gli ostracismi, gli ostruzionismi.

 

“U” come “Uccelli”: uccelli che si librano in volo sulle grandi distese del vasto mare lungo la litoranea salentina, attraversato mirabilmente dai raggi del sole, in piena libertà, nell’azzurro del cielo, senza farsi tarpare le ali. Proprio così si sente quando è in sella al suo triciclo.

 

“V” come “Vita”: amore per questa Vita, nella sua ricca e articolata fenomenologia, condivisa con le sue perle preziose, i suoi figli.

“Z” come “Zero”: legato all’infinito, simboleggia l’inizio di un viaggio spirituale o di una nuova fase della vita. Combinazione di tutto ciò che esiste, la sua essenza è definita da tutto ciò che questo rappresenta ed è. La separazione non esiste e non c’è idea di nulla al di fuori di sé stesso.

L’essenza è il tutto.

 

Nella sua essenza tutto è possibile, se solo ci si crede fermamente, senza MAI ARRENDERSI, come ha suggellato il grido degli alunni che, a chiusura dell’evento, “agli ordini” dal Colonnello, hanno fatto risuonare con un coro unanime.

 

 

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