Lo sfogo di Baio: «Sono in pericolo»

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO. Chi scrive è l'ex dipendente della ISAB LUKOIL, licenziato per giusta causa «per non avere accettato il silenzio, l'omertà e le minacce che regnavano sovrani all’interno ed all’esterno di quel contesto lavorativo.»

Lo sfogo di Baio: «Sono in pericolo»

«Assolto perchè il fatto non sussiste. L’ennesima prova di ciò che mafia e Isab Lukoil sono riusciti a fare dal 2013 ad oggi.

Un padre, un uomo, un lavoratore protesta davanti la raffineria e viene falsamente accusato di resistenza a pubblico ufficiale e violenza privata insieme alla madre 73enne e alla moglie che fortunatamente filma tutto. Potrebbe sembrare la prefazione di un libro o di un film ma è l’ultimo tassello della odissea che la mia famiglia ha attraversato e attraversa da otto anni. Non cedendo a minacce mafiose e ricatti economici e occupazionali… 

Ciò che più mi imbarazza è il silenzio omertoso, politico, istituzionale che regna sovrano, da anni. Non riportando una notizia di assoluzione gravissima per il modus e il coinvolgimento della Polizia di Stato che mente spudoratamente.

Perchè? A chi giova distruggermi?

Sono andato più volte a parlare prima del mio licenziamento e dopo con i dirigenti, con i segretari sindacali di Cgil, Cisl e Uil, con politici vari locali e nazionali. La risposta? Silenzio omertoso quando andava bene!

Sono stato allontanato e mobbizzato dai colleghi e dai superiori. Ho reso edotti delle attività illecite (contrabbando di sigarette e smercio e uso di stupefacenti) che si verificavano all’interno della raffineria anche nei pressi degli impianti dove il sottoscritto svolgeva il suo lavoro. Dove si verifica il sabotaggio di uno spurgo di oleodotto. Solo per un attento svolgimento delle attività di controllo si è potuto scongiurare un riversamento in mare che avrebbe provocato un danno ambientale. Un attentato alla mia incolumità fisica.

Negli anni a seguire Luca Vella viene indagato, rinviato a giudizio e ad oggi imputato in un processo promosso dalle denunce del sottoscritto corroborate dalle indagini della DDA di Catania e casualmente tra i testimoni sfilano dirigenti, colleghi.

Gli eventi esposti sono contrastanti e creano senza dubbio un grave precedente nei confronti dell’azienda e della società, che vede un lavoratore onesto denunciare eventi di stampo mafioso ed essere licenziato trovandosi denunciato e imputato, come testimone nella causa del lavoro. Ma ancora più contraddittorio è vedere il denunciato continuare a lavorare e non subire neanche una sospensione nell’attesa di giudizio diversamente dal sottoscritto, licenziato a prescindere, che ancora attende giudizio sia penale che lavorativo, costretto a vivere una vita di stenti con la propria famiglia, composta da tre bambini senza alcun supporto nè tutela dallo Stato, dalla politica, dalle istituzioni che hanno avuto un "rispetto" nei confronti della Isab a dir poco imbarazzante.

Silenzio omertoso per un cittadino e la sua famiglia (circa 30 denunce, con quattro processi dove sono parte offesa e due dove sono imputato (assolto perchè il fatto non sussiste in uno dei due) per avere chiesto dignità lavorativa umana che mafia e Isab hanno cancellato), che ha denunciato mafia in tutte le forme, neomelodici in odor di mafia, candidature politiche in odor di mafia, minacce e ritorsioni per la propria famiglia tutte riconducibili al clan Bottaro Attanasio di Siracusa.

Per le mie numerose denunce, per aver “toccato” chi ha il potere di far mentire chiunque, mi portano a temere, oggi più che mai, per l’incolumità e il futuro della mia famiglia con l’aggravante del silenzio mediatico, della politica e delle istituzioni.

Temo che tutto questo scaturirà prima o poi nel più drammatico degli eventi. Spero e mi auguro che la mia famiglia possa essere tutelata e possa vivere serenamente.»

 

 

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