Mafia: una parola in bocca a cani e porci

BANDIERE AL VENTO. Vergognatevi, siete indegni protagonisti dell'ipocrisia italiota.

Mafia: una parola in bocca a cani e porci
Foto di chandan bagh da Pixabay


 

"La mafia non è invincibile". Cazzata madornale, pronunciata da chi nemmeno conosce il sacrificio della lotta alle mafie. Da chi nemmeno può pronunciare i nominativi di tutti coloro che sono stati massacrati dalla "mafia". Ovviamente non ci stiamo riferendo al giudice Giovanni Falcone. Il nostro disappunto è nei confronti di chi si riempie la bocca copiando - in malo modo - frasi serie ed importanti. Basta un evento, un incontro, la presentazione di un libro per gridare al vento questa parola. Inflazionata. In bocca ai porci e ai cani. Chiave di accesso per le facili carriere, soprattutto politiche. 

Su questi temi, serissimi, si continua a perdere tempo. Nessuno vuole una seria lotta alle mafie. Diciamocela tutta: le mafie piacciono in questo Paese di "Santi", "Poeti" e "Mafiosi".

Portano potere, soldi e pacchetti di voti. E per i tanti "creduloni", abitanti di Credulonia, determinati personaggi sono pure degni di nominarla questa "parolina magica". Talmente degni che diventano gli "eletti". Gestori della cosa pubblica. I delinquenti diventano rispettabili e gli onesti, coloro che lottano seriamente, vengono sbattuti al "confino". Derisi, querelati e dileggiati. 

Ma si deve pur campare. Nonostante i legami, gli affari, le amicizie, i latitanti protetti, i personaggi agli arresti domiciliari ospitati. La pagnotta è fondamentale in questo Paese straordinariamente schifoso e corrotto.

Parole vuote, inutili, dannose come Lor Signori: "Stato", "società", "impegno", "cultura della legalità".

Ma che cazzo significano tutti questi termini se li ritroviamo in bocca sempre ai soliti cani, porci e mafiosi. Poi la "cultura della legalià". Cosa è la legalità? Altra parolina magica utilizzata soprattutto tra gli affaristi del malaffare. Fate pena.

Siete squallidamente ridicoli.

Ma più ridicoli sono coloro che vi sostengono. Tutti si sono e si stanno buttando in questo settore. Fa bene alla carriera. Preti, politici, imprenditori, affaristi. Tutti nominano la parola "legalità". A vanvera.

Ma sappiatelo: fate sempre schifo. 

Ci siamo fermati davanti alle commemorazioni. Siamo diventati tutti bravi a commemorare e a creare eroi. Da anni il merchandising sulle vittime di mafie procede a gonfie vele. Il viso, ad esempio di Lea Garofalo, lo hanno riprodotto e lo vendono a 5euro, per ciascuna bandiera. Solo questo facciamo, solo questo sappiamo fare. E le mafie, da secoli, hanno occupato, grazie a soggetti senza anima e dignità, ogni ambito della società. Ogni Istitituzione. Si continuano a sedere, i mafiosi, nei consigli comunali, provinciali e regionali. Sono arrivati nelle istituzioni regionali di questa "Nazione". E hanno capito - ormai da tempo - che sono da occupare anche le Istituzioni europee.

Tanto, per loro, ci sarà sempre una forma di protezione. 

Siamo troppo pessimisti? Così dicono in tanti. Serve ottimismo continuano a urlare gli stolti.

Serve solo una cosa: il risveglio delle coscienze per prendere a calci nel culo tutti i disonesti che proliferano nel nostro Paese. 

E lo Stato, come ha titolato un magistrato per il suo nuovo libro, non vince sempre. Questa cazzata è smentita nei fatti. 

 

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«La Trattativa continuò anche con il Governo Berlusconi. Dell’Utri, lo spiegano i giudici nella sentenza, rappresentò a Berlusconi le richieste di Cosa nostra.

E dicono i giudici che quel Governo tentò di adoperarsi, non riuscendoci per motivi che non dipendevano dalla volontà del premier, per accontentare alcune delle richieste di Riina.

Dice quella sentenza che un presidente del consiglio del Governo italiano, nello stesso momento in cui era presidente del consiglio, continuava a pagare, come aveva fatto nel 1974, cospicue somme di denaro a Cosa nostra».

Nino Di Matteo, Roma, 14 novembre 2018

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