Mia Martini e la sua poesia

A venticinque anni esatti dalla scomparsa della meravigliosa cantante Mia Martini, un mito della musica italiana, vogliamo ricordarla con uno dei testi più poetici della sua produzione artistica sempre segnata dalla vena malinconica tipica dei romantici e sentimentali, dei maledetti, quelli a cui la voce delle vita arriva stonata, inquieta ma tanto intensa da potersi definire “ unica vita possibile da vivere”.

Mia Martini e la sua poesia

Il testo che ha incantato intere generazioni è “Almeno tu nell’universo” con cui Mia Martini si esibì nel 1989 sul palco dell’Ariston di Sanremo, segnando il suo ritorno sulle scene.

Volendo fare un’analisi del testo, scritto da Bruno Lauzi e Maurizio Fabrizio nel 1972 e inciso da Mia martini solo nel 1989, dovremmo ritornare al significato profondo del testo che vede l’uomo moderno trasportato dal marasma del  benessere, del riconoscimento senza avere punti di riferimento . Ed è qui che entra in gioco l’inquietudine ed il disorientamento che troviamo nella affermazione “la gente è strana”, falsa, ipocrita, e incoerente . “Sai la gente è matta - canta Mia Martini - forse troppo insoddisfatta, segue il mondo ciecamente, quando la moda cambia lei pure cambia, continuamente, ciecamente”.

Ma è anche una lettera d’amore dedicato a quel “Tu” una persona che è diversa e che riesce a rendere diversa anche chi ha vicino “tu, tu che sei diverso, almeno tu nell’universo, un punto sei,  che non ruota mai intorno a me – fa la canzone - Un sole che splende per me soltanto, come un diamanti in mezzo al cuore.

Quello che si chiede in questa canzone, rispetto al mondo che cambia, che ci fa perdere la rotta, se non abbiamo qualcuno a cui aggrapparci.

Ed è questo che viene chiesto in questa lettera. “Tu che sei diverso, almeno tu nell’Universo! Non cambierai, dimmi che per sempre sarai sincero e che mi amerai davvero di più.. di più.. di più…

Tutto quello che vogliamo ed avremmo voluto in questa splendida canzone che esplora le viscere dell’animo umano con un intenso ed avvolgente tono malinconico, ma profondamente vissuto ed agognato nel viaggio dell’umanità.