Non bisogna uniformarsi

L'OPINIONE DELL'AVV. GUARNERA. «Gli intellettuali sono scomparsi, in qualche modo asserviti al sistema di potere, per ricavare onori e prebende che possano soddisfare il loro narcisismo.»

Non bisogna uniformarsi
Foto di Michal Jarmoluk da Pixabay

La recente proposta di abolire la prova scritta di italiano alla maturità induce ad una riflessione più ampia. Essa è il sintomo di un processo che dura da anni: l'affermazione di un sistema politico, economico e sociale che non tollera gli esseri pensanti.

Servono solo tecnici, che si inseriscano nel processo produzione-consumo senza porre domande. Non serve il pensiero complesso e strutturato, servono alcune competenze che consentano un efficace inserimento nel meccanismo esistente senza metterlo in discussione. La scuola e l'università sempre meno hanno il compito di formare l'individuo in senso globale.

Il grande meccanismo economico-burocratico non tollera il pensiero critico, perchè questo non è funzionale al processo di asservimento. La parola d'ordine è "uniformarsi". Occorre essere ed apparire "normali", vantarsi di essere "pragmatici".

Bisogna sapere "stare nel mezzo", in una posizione intermedia tra superiore e inferiore. Non mostrare qualità eccelse: non scarsi, ma modesti.

Gli intellettuali sono scomparsi, in qualche modo asserviti al sistema di potere, per ricavare onori e prebende che possano soddisfare il loro narcisismo.

In sintesi, comandano i mediocri, gli "uomini senza qualità", direbbe Robert Musil. E chiudo citandolo ancora:

"Se la stupidità non somigliasse così tanto al progresso, al talento, alla speranza o al miglioramento, nessuno vorrebbe essere stupido"!