NULLA AVVIENE PER CASO

Provare a capire il perchè l'Italia stia procedendo negli abissi durante una pandemia mondiale

NULLA AVVIENE PER CASO
Renzi e Salvini, corriere.it

In Italia le crisi non nascono per caso; togliamoci dalla testa questo mantra che ci viene ripetuto ininterrottamente da buona parte della comunicazione mainstream del nostro Paese. Qui, nulla accade per caso. C'è sempre un momento in cui il cerchio “del sistema” tenta di riprendersi la scena.

Renzi lo sprovveduto?

Ci dicono che Matteo Renzi è stato uno sprovveduto, un giocatore di poker che sbaglia sempre il momento di fare “la mossa” giusta. Proviamo a fare un po' di ordine, cominciando a sfogliare uno dei libri più interessanti degli ultimi anni che ci hanno fotografato l'ascesa al potere del politico di Rignano sull'Arno. “L'intoccabile” (Chiarelettere, 2014) scritto da Davide Vecchi ci narra di uno spaccato avvenuto circa 12 anni fa quando ancora di Matteo Renzi si sapeva poco o nulla.

«Renzi è uno in grado di rompere gli schemi. Certo, oggi è un candidato del Pd: ma se poi di là saltasse tutto e si facesse un percorso insieme, non escludo nulla.»

A dire questa frase fu Denis Verdini, il 31 maggio 2008 durante la festa per i dieci anni di vita del suo Giornale della Toscana (poi fallito). Oltre ai vertici del toscani del Pdl, in quell'incontro ci fu anche Matteo Renzi come ospite d'onore. Gli ammiccamenti di Renzi verso il mondo del Pdl e di Verdini ci vengono illustrati dal buon Davide Vecchi e ci mostrano come vi sia, sotto traccia, un legame quasi indissolubile tra l'ex sindaco di Firenze e l'ambiente berlusconiano. Furono i vertici nazionali del Pdl e Silvio Berlusconi stesso, nel documento “Rosa tricolore” (troppo spesso dimenticato) a mettere per scritto, all'indomani delle possibili elezioni del 2013 che: “La sola cosa che siamo certi si potrebbe fare è il coinvolgimento del solo giovane uomo che ci fa vincere: Matteo Renzi”.

Verdini (prima del carcere) e Renzi (ilmessaggero.it)

Per non parlare delle elezioni del sindaco di Firenze in cui Denis Versini (il factotum della campagna elettorale nella città del 2008) e tutto il Pdl candidarono come avversario di Matteo Renzi Gigi Galli (ex portiere della Fiorentina, poco avvezzo alle campagne elettorali soprattutto contro un istrione da palcoscenico come Renzi). Poi abbiamo assistito al governo Renzi, agli allacci con gli USA ed ad una visione super-atlantista di quel governo sempre succube dell'egida americana.

Per non parlare dei vari provvedimenti, emanati quasi su diktat delle più grandi lobby di potere, come la Jp Morgan (sempre cara al governo Renzi), la quale nel 2013 ebbe il coraggio di dire a reti unificate che in Italia vi erano troppi diritti e che bisognava smantellare la Costituzione nata dopo la Seconda Guerra Mondiale.

E Renzi il suo lo fece: all'abolizione dell'art.18 al Job Act fino alla Riforma costituzionale che andava molto in linea con il Piano Rinascita della P2 made in Licio Gelli e che fortunatamente il referendum del 2016 fece cestinare.

Lo sprovveduto Renzi lo vediamo adesso. Fautore del Conte-II, tutti ricordano il discorso in Parlamento in cui avallò la nascita del nuovo esecutivo nell'agosto del 2019. Ago della bilancia del Conte-2 e quasi pronto a mettere sotto scacco la figura di Giuseppe Conte (troppo gradita dalla popolazione) proprio all'indomani dell'inizio della pandemia. Il famoso “Patto del Chianti” che vedeva uniti, nella villa di Denis Verdini (padre della fidanzata di Matteo Salvini) da una parte Matteo Salvini voglioso di prendersi la Toscana alle regionali del 2020 e dall'altra parte Matteo Renzi che in cambio avrebbe dovuto togliere i voti alla maggioranza.

Il tutto a dicembre del 2020 e il tutto alla vigilia della riforma sulla prescrizione voluta dal Movimento 5 Stelle e che ha rappresentato un piccolo miglioramento, in un pantano fangoso quale è il sistema della giustizia italiana.

Poi venne il Covid e la mossa di Renzi venne rimandata.

Ma eccoci nel gennaio 2021. Se la riforma della prescrizione (sospensione della prescrizione con la sentenza di primo grado o con il decreto di condanna, terminando così di decorrere con l’emissione del provvedimento giurisdizionale di primo grado ) e la legge spazzacorrotti non hanno avuto l'effetto tanto voluto da Renzi & Company (ovvero di mandare a casa Conte), l'ipotesi di una terza o quarta ondata di Covid, a pochi mesi dal semestre bianco è stata l'occasione che ha colto l'ex sindaco di Firenze per ritirare la sua pattuglia di ministre e mettere sotto scacco il Conte -2.

Sprovveduto? Mossa azzardata? Di sicuro c'è che a Renzi il 2020 ha sorriso alla luce del guadagno di oltre un milione di euro attraverso la sua continua ed instancabile ricerca di fondi, e conferenze in giro per il mondo (fino a prima del Covid-19), sfiorando e talvolta abbracciando settori di potere e lobby che spaziano dagli USA alla Cina passando per il Giappone.


Conte-1 e Conte-2 nel segno di una visione atlantica.

Sicuramente l'emergenza Covid-19 poteva essere gestita meglio. Ma nel marzo 2020 i dati alla mano per far fronte ad una pandemia mondiale erano molto scarsi. Diciamo che l'Italia si è trovata nel ruolo di apripista in Europa per far fronte ad una minaccia simile. Ma prima del Covid-19 vi era il governo “gialloverde” che univa al suo interno M5S e Lega, con figura di equilibrio Giuseppe Conte. A prescindere dal giudizio che ognuno può dare sul premier (fino a prova contraria una persona seria e rispettabile), quello che è sempre stonato è stata una visione sempre legata agli USA, come tradizione vuole.

Tutti si ricorderanno la famigerata apertura del Governo italiano alla “Via della seta”. L'altolà dell'America avvenne quasi subito, da parte del portavoce per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Garret Marquis, il quale sulle pagine del Financial Times usò parole chiare: “Siamo scettici che l'adesione possa portare benefici durevoli al popolo italiano. Nel lungo periodo potrebbe finire per danneggiare la reputazione globale del Paese”.

Insomma, il fatto che l'Italia avesse come idea quella di aprire negoziati con il Dragone, non venne vista di buon occhio dall'America. Come da tradizione USA che ha sempre imposto all'Italia l'inserimento nel famigerato patto atlantico con tutte le infinite conseguenze che ben conosciamo sul fronte delle stragi. L'imponente progetto (che aveva visto Luidi Di Maio recarsi varie volte in Cina tra il settembre e il novembre 2019) veniva visto dagli USA come il tentativo della Cina di ribaltare il dominio americano sul commercio e sulla politica nazionale.

Che ci fosse un'attrazione del governo italiano verso gli investimenti cinesi nel nostro paese era cosa chiara a tutti. Ma fu chiaro a tutti anche la retromarcia del Movimento 5 stelle e di parte della Lega sul progetto; tant'è che Di Maio disse apertamente di voler “tirare il freno a mano”.

Poi avvenne la crisi del papeete, seguito dall'endorsment di Donald Trump sul nome di Giuseppe Conte (Giuseppi) come leader del nuovo governo: il tutto a consultazioni ancora in corso tra il 20 ed il 21 agosto 2020.

Si potrebbe dire: strana l'ingerenza degli USA verso il nostro Paese. Benissimo: sarebbe strano il contrario non conoscessimo la storia, funesta, del nostro Paese dai tempi della fine del secondo conflitto mondiale in poi. Non serve meravigliarci: da prima della strategia della tensione, fino perfetto colpo di stato del 1978 (sequestro ed uccisione di Aldo Moro), passando per il 1980 con due stragi fortemente collegate (Bologna e Ustica) in cui l'impronta americana esiste in sottofondo, fino ai giorni nostri, l'intervento americano nel nostro Paese è sempre presente.

Biden vs Conte

L'elezione di Joe Biden alla presidenza degli Stati Uniti ha coinciso con un'accelerazione della fase di criticità nella tenuta dell'esecutivo giallorosso a trazione M5S-PD. Il governo Conte-2 è stato attraversato, proprio dal mese di dicembre in poi, da una serie di tensioni interne. Un segnale per dire che a livello internazionale la figura di Conte ha cominciato a vacillare. I tempi dei tweet a suon di “Giuseppi” sono cessati. E' stato evidente come gli USA abbiano cercato, proprio nei mesi precedenti l'esplosione della pandemia, di cercare i vecchi, classici referenti istituzionale a Roma. Nel governo gialloroso figure come Lorenzo Guerini e Vincenzo Amendola sono fans sfegatati dell'atlantismo di cui sopra facevamo cenno.

La figura di Conte, amico di Trump, non può conciliarsi allo stesso tempo come un uomo di fiducia dei nuovi USA targati Biden, essendo stato il premier che ha firmato il memorandum cinese con Xi Jimping e ha cercato legittimazione in quei salotti eruropei che cercano una via alternativa al dominio Usa e del dollaro.

In questo scenario non può essere considerata una barzelletta, né tantomeno una fake news, il sincero legame che c'è tra Matteo Renzi, certa parte del Pd e Joe Biden. Il fatto che Renzi, prima di aprire la crisi, fosse pronto per ricoprire un ruolo di prestigio alla segreteria della Nato, è noto agli addetti ai lavori. Non dovrebbe quindi stupire le continue bordate di Renzi contro il controllo di Conte sull'intelligence (per altro una prerogativa prevista dalla legge); un duello che ha visto allearsi Italia Viva e Pd in modo da isolare Conte, che poi sul punto ha dovuto cedere.

L'agenda a breve termine del neo presidente USA sarà quella di ricalcare in una certa misura quella di Obama. Mirando quindi ad un ritorno della formula del doppio contenimento; da una parte la Russia e dall'altra la Cina; il tutto finalizzato ad un ritorno dell'egemonia americana nei confronti dell'Europa anche dal punto di vista attrattivo. Una strategia non facile da compiere, visto anche il corso della pandemia ed i cambiamenti notevole del mercato e degli equilibri politici avvenuti nel corso del 2020. Ma sarà una strategia che Biden metterà in pratica e la figura di Giuseppe Conte rischia di essere scomoda all'amministrazione USA.

Forse un Conte-ter potrebbe pure nascere, ma dal punto di vista americano sarebbe meglio metterci una pietra sopra e affidarsi a figure istituzionali più ricattabili.

Quirinarie con incubo in omaggio e la giustizia che aspetta.

In tutto questo il silenzio di Silvio Berlusconi, alternato da continui brevi moniti a favore di un governo di responsabili, è finalizzato alla sua corsa a Presidente della Repubblica. Un incubo quasi irrealizzabile, ma il leader di Arcore ci proverà. Già il fatto che il leader della Lega lo abbia detto alla stampa la dice lunga su come la trattativa all'interno del centro destra stia andando avant sul punto.

Dell'Utri e B.

Un Presidente della Repubblica pregiudicato e attualmente indagato come mandante esterno per le stragi del 1993. Una figura il cui ruolo, accertato dalla sentenza definitiva del processo Dell'Utri (Cassazione n.28225/2014), lo ha visto come finanziatore di Cosa Nostra fino almeno al 1992. Periodo che è stato allungato dalla sentenza di primo grado nel processo sulla trattativa Stato-mafia, fino alla fine del 1994 (per intenderci: il decreto Biondi che conteneva aiuti ai boss al 41 bis; decreto poi cassato dalla Lega di Maroni agli inizi del 1995 causando la caduta del primo governo Berlusconi).

Non male come incubo.

Infine c'è la giustizia. Potrà un governo Conte-ter far passare a maggioranza relativa, l'audizione del guardasigilli Bonafede? Un progetto di discorso che prevederà le linee guida di utilizzo di oltre 2 miliardi di euro da investire sulla giustizia a suon di assunzioni per aiutare i magistrati, velocità dei processi, ammodernamento delle carceri e altre questioni. Può una fantomatica terza o quarta gamba di natura europeista (composta però da correnti politiche di centro-destra provenienti da FI, Udc, Gruppo Misto, Tabacci & C) aderire ad un progetto del genere?

C'è il rischio che la montagna partorisca il topolino. Ecco perchè anche in questo caso la figura di Conte mal si confà ad un quadro politico del genere.

Post Scriptum: i soldi

Un piccolo dettaglio: oltre 200 miliardi di euro arriveranno dall'Europa; di questi, 82 miliardi saranno a fondo perduto. Non è allettante per certi poteri tornare sulla scena del comando in un momento del genere?

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