Pedopornografia e sfruttamento prostituzione online, «milioni di minori trafficati da perversi»

SECONDA PARTE. La challenge criminale che ha ucciso una bambina a Palermo ha acceso i riflettori sui pericoli per i minori sul web. Dove esistono da anni persino portali a favore della pedofilia. Minacce ad una community di donne, impegnata da anni anche nella denuncia della pedopornografia, disgustosi messaggi su forum per la prostituzione.

Pedopornografia e sfruttamento prostituzione online, «milioni di minori trafficati da perversi»
Campagna Questo è il mio corpo

«Un gioco ingenuo? Leggo da più parti.... "Doveva morire la piccola Antonella? Del resto quando denunciamo: l'abuso dei neonati trafficati in foto e video....quale reazione? I minori esposti nelle vetrine social? Milioni e milioni di minori trafficati da perversi? Oggi i giornali sono pieni di dichiarazioni, proclami, attenzioni... nel ricordo della piccola Antonella. Ieri mi chiedevo, dovevamo aspettare che morisse una bambina di meno di 10 anni per strapparci le vesti? . E' impressionante quello che sotto gli occhi di tutti accade in merito ai social network e a ben altro....

In natura gli esseri viventi affrontano ogni giorno il rischio di essere attaccati. Davanti ad un predatore, un animale può fuggire o lottare. Le piante, anche se sono immobili: si difendono anche loro da attacchi esterni, dalle difese chimiche alle difese fisiche. I nostri bambini devono essere difesi e protetti. E' una cantilena che sento sempre. Allora ditemi voi che cosa manca per difenderli e tutelarli concretamente? I minori sono, da fonte internazionale, 2 miliardi e 600milioni circa nel mondo e più di 1 miliardo e 400milioni subiscono vari tipi di abuso, maltrattamento, trascuratezza, abbandono e indifferenza. Le parole devono passare ai fatti, concreti, senza tentennamento».

 (don Fortunato Di Noto, 23 gennaio 2021)

 

Questa la riflessione del fondatore di Meter dopo la notizia della bambina uccisa a Palermo da una challenge criminale su Tiktok che ha suscitato una forte indignazione pubblica e il Garante per la Privacy ad attivarsi nei confronti anche di altre piattaforme. Nei giorni scorsi la Polizia Postale ha individuato una «influencer» di Siracusa che promuoveva queste challenge. Sono solo gli ultimi episodi che dimostrano quanto i pericoli per l’infanzia corrono e dilagano nel ventre oscuro e profondo del web, come la stessa Meter denuncia – spesso inascoltata se non addirittura derisa – da lustri. Favoriti anche dal proliferare di siti ideologici pedofili, come don Fortunato Di Noto è tornato a denunciare anche di recente.

Secondo Madeleine van der Bruggen, criminologa e psicologa che lavora come esperta di crimini sessuali digitali per il team di sfruttamento minorile della Polizia Nazionale Olandese, potrebbe arrivare al 3% della popolazione maschile mondiale ha un qualche interesse pedofilo. «La popolazione mondiale maschile ad oggi corrisponde circa a 3,7 miliardi di persone – sottolinea il fondatore di Meter - quindi nel mondo abbiamo circa tra i 18.500.000 milioni fino a 111.000.000 (centoundicimilioni) di persone pedofile attratte dai minori?». Le prime denunce di Meter sono ormai di diversi decenni fa, «nel 1995 scoprimmo il Fronte di Liberazione dei pedofili» così come lettere, migliaia di siti web pro-pedofilia e «la Giornata dell'orgoglio pedofilo, a tutt’oggi attiva e celebrata» ricorda Di Noto.  

Un fenomeno sconcertante e inconcepibile, anche alla luce di tutto questo, è quello dell’esistenza di «baby influencer» i cui profili su instagram e altri social sono gestiti addirittura dalle madri. Bambine di 6, 9 o 12 anni, «abbigliamenti e pose troppo sexy per la loro età, sguardi ammiccanti, il tutto per attirare like da una maggioranza uomini adulti, anche stranieri, che commentano scrivendo “hot” (sexy), o peggio: “Che tette che fisico, voglio fare sesso con te” o “Tra un paio di anni sarà nel cast di Rocco”» la recente denuncia di una community di donne Ihaveavoice - oppure commenti di ragazzine che si sentono brutte, non vedendosi come loro, giusto per iniziare fin da giovanissime a convincersi che il nostro corpo non va bene, se non ci omologhiamo ai canoni».

Dietro queste vetrine interessi economici pubblicitari, riporta Ihaveavoice «l’egocentrismo, per la vanità, per il nulla cosmico dettato dai social e dai vari “influencer” che li popolano, il tutto condito con la mentalità patriarcale che dà valore alla donna se e solo sé incarna i dettami di bellezza e soprattutto di sensualità che servono ad arrapare gli uomini». Tra i commenti alle foto anche « dovresti proprio da t******* fare per serio se vuoi vieni a casa mia».

La community ricorda un dato vergognoso sottaciuto e mai denunciato abbastanza: «l’Italia ha il primato mondiale per turismi sessuale minorile, con ben 80.000 uomini che pagano bambine anche piccolissime in cambio di sesso, nei paesi più poveri» e quindi i followers «pronti a mettere cuori e faccine ammirate sotto le foto di queste bambine “sexy” non sono in buona fede». «Care madri in cerca di notorietà usando il corpo delle vostre figlie, sappiate che le foto in internet delle vostre figlie sono alla mercé dei pedofili – denunciano - e se questo non fosse abbastanza per inorridire, sappiate che condannate le vostre figlie alla superficialità, alla vanità, all'egocentrismo, insomma alla morte dell'anima e della mente». Sotto una foto si trova il commento «dovresti proprio da t******* fare per serio se vuoi vieni a casa mia».

Dopo questa denuncia pubblica Ihaveavoice ha reso noto di aver ricevuto delle minacce gravi e violente. Oltre ad aver sottolineato che la figlia in una foto «a 3 anni e non 6» questi alcuni dei messaggi che i genitori hanno scritto alla community: «quando arriverò a guardarvi in faccia nn sarà piacevole pezzo o pitta a di merda», «hai fatto un passo falso che ti costerà caro fidati», «lota ti taglierò le le dita ad una ad una e le sanerò con l'acido appena ti troverò», «lota ti troverò stanne certo», «le dita ti devono tagliare», «nn mi darò pace dono a quando nn la troverò», «te lo ribadisco hai passato il mio grado di sopportazione di gran lunga puttana».

Il 1° febbraio Ihaveavoice ha reso noto che il post di denuncia di queste «baby influencer» è stato cancellato dai gestori di facebook «nonostante fosse censurata e senza nessun riferimento per risalire alla bambina, diminuendoci la visibilità dei post e con la minaccia di chiuderci la pagina». Analogo comportamento nei confronti delle pagine denunciate ad oggi non ci risulta al contrario.

«Non gliela lasceremo vincere. Siamo qua per combattere contro la pedofilia e le violenze di genere e non ci faremo mettere a tacere da genitori interessati a sfruttare l'immagine della figlia piccola per farla diventare una “modella”, con foto che attirano pedofili» scrive la community che ha aperto una seconda pagina (nel caso venisse cancellata quella attuale) e chiede sostegno in quanto ha intenzione di «procedere per vie legali». Quattro giorni dopo la pagina facebook di Ihaveavoice ha subito un secondo attacco, segnalata da un'azienda che produce programmi televisivi per Mediaset: per «violazione di copyright» hanno segnalato un post in cui - mostrando alcuni brevissimi spezzoni di programmi andati in onda - Ihaveavoice criticava il pesante sessismo presente nella televisione italiana.

«Quegli spezzoni - sottolinea Ihaveavoice - erano stati condannati anche da altre pagine e giornalisti vari con milioni di followers, sicuramente molto più visibili di noi, ma chi è che sono andati a segnalare? Noi. E Facebook cosa fa? Ci toglie il post, ci penalizza, e ci minaccia ancora una volta di chiuderci definitivamente la pagina se commettiamo altri “peccati” come quello di denunciare a voce alta contro tutto il sessismo che regna sovrano in Italia».

L’orrore dilaga in tante pieghe del web, dove sempre più trovano immense praterie gli sfruttatori di ogni perversione e delirio di possesso, oppressione, disumanizzazione, violenza e brutalità.

Lo stupro e lo sfruttamento della prostituzione sono tra i maggiori. «Aumentano adescamenti, sfruttamento sessuale e stupro virtuale» la denuncia sulle nostre pagine della deputata del Movimento 5 Stelle Carmela Grippa, componente della Commissione parlamentare Infanzia e Adolescenza.

In un’intervista dell’estate scorsa Irene Ciambezi della Comunità Papa Giovanni XXIII, tra le promotrici della campagna «Questo è il mio corpo», ha denunciato l’aumento dello sfruttamento della prostituzione online e le «piattaforme web ancora legittime in Italia e legate alla pornografia. Siti dove le ragazze vengono recensite, e dove può apparire una loro libera scelta prostituirsi e invece dietro ci sono organizzazioni che le sfruttano».

Sulla pagina facebook di Female Matters nelle scorse settimane sono stati documentati i rivoltanti e disgustosi commenti su un forum di escort, luoghi virtuali dove «le donne nella prostituzione diventano buchi per sfogare il proprio "stress quotidiano", robot senza emozioni su cui "riversare vecchie frustrazioni"» e «l’unica libertà è quella del compratore di poter disporre a proprio piacimento dei corpi femminili».

Dopo averla definita un’agnellina «senza la minima resistenza» e «la migliore soluzione al mio stress quotidiano» c’è chi scrive che la donna sfruttata potrebbe persino cucirsi un organo perché «assolve gli impegni in maniera ottimale» (ovvero essere a disposizione dei suoi perversi comodi) con l’altro. Un altro si vanta della violenza con cui ha «riversato addosso alcune vecchie frustrazioni» e «senza far caso alle sue mani che tentavano di allontanarmi».

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La foto di quest'articolo si riferisce alla presentazione della proposta di legge Bini, a cui partecipò la Comunità Papa Giovanni XXIII presentando anche la campagna «Questo è il mio corpo» che sul modello di altri Stati dell'Europa del Nord punta ad introdurre sanzioni per i «clienti» dello sfruttamento della schiavitù sessuale modificando la legge Merlin.