Rancitelli, il comitato che vive i moniti di Capitini, Einstein e Alvaro

Comitato di Quartiere «Per una nuova Rancitelli»: tradite ancora una volta le promesse di ascolto, partecipazione e condivisione delle scelte, rivendichiamo un ruolo propositivo e consultivo «come del resto tutti i candidati sindaci, compreso quello eletto, hanno prospettato e auspicato sia in campagna elettorale sia in tempi più recenti».

Rancitelli, il comitato che vive i moniti di Capitini, Einstein e Alvaro
Marsilio e Masci in visita a Rancitelli (pagina fb, comitato di quartiere «Per una nuova Rancitelli»)

«Ogni cosa è impossibile fino a quando non arriva qualcuno che non lo sa e la realizza» (Albert Einstein)

Il fatalismo, il considerare impossibili tante, troppe «cose» è sentire comune nella società. Ancor di più nella lotta per la legalità democratica, la giustizia e lasciare questo mondo «un po’ più giusto». Le periferie ne sono uno degli emblemi, troppo spesso considerate zone senza speranza, buchi neri della società, preda del degrado, della violenza e del degrado.

Pensieri diffusi soprattutto nei salotti buoni delle città, nelle élite della società che si credono privilegiati, migliori, immuni dai virus criminali che divorano le periferie. La cronaca ci ricorda troppo spesso che questa semplificazione è falsa e che certi virus criminali sono trasversali ai luoghi, proliferano nelle alte sfere sociali e si alimentano fin troppo nei tessuti sociali delle classi e zone più abbienti e borghesi.

Una delle differenze fondamentali è un’altra: mentre troppo spesso «colletti bianchi» e simili alimentano i mercati e i business criminali nelle periferie c’è chi non si arrende al fatalismo, chi si ribella e costruisce alternative. Parafrasando Albert Einstein ci sono cittadini, movimenti e associazioni che non conoscono il fatalismo e, quindi, realizzano quello che sarebbe impossibile.

«La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile» scrisse nel 1961 Corrado Alvaro, scrittore, giornalista, poeta e sceneggiatore nato a San Luca in Calabria.

A questa disperazione, al fatalismo dell’impossibilità anche in Abruzzo c’è chi non si arrende: i cittadini onesti, attivi, impegnati di Villa del Fuoco. Rancitelli, il nome col quale è maggiormente conosciuto, è la zona di Pescara dove c’è la maggior concentrazione di associazioni, esempi di cittadinanza attiva, attività sociali. Nelle settimane successive al lockdown la Parrocchia SS Maria degli Angeli e il Comitato di Quartiere «Per una nuova Rancitelli» sono diventati un punto di riferimento per cittadini di tutta Pescara nella richiesta dei sussidi pubblici. Il comitato, presieduto da Francesca Di Credico, è nato dall’impegno di tanti cittadini che non hanno mai considerato impossibile o inutile vivere onestamente e costruire un presente e un avvenire migliori.

Il Comitato di Quartiere dall’inizio delle sue attività ha denunciato criminalità e violenza costantemente e senza nessun timore, gli attivisti si sono sempre esposti in prima persona (subendo anche rappresaglie e atti intimidatori come abbiamo riportato nei mesi scorsi). E hanno costruito percorsi di cittadinanza attiva e di impegno sociale, incrociando tanti compagni di cammino tra cui la Facoltà di Architettura dell’Università di Pescara. Lo scorso 5 dicembre l’Osservatorio Partecipazione e Cittadinanza Attiva Pescara, nato nel 2017 all’interno del corso universitario di Fondamenti di Urbanistica e condotto da Piero Rovigatti, ha organizzato il webinar  «Cultura come cura. La rigenerazione urbana a base culturale delle periferie, al tempo di COVID 19».

Durante l’evento Francesca Di Credico ha portato la testimonianza dell’impegno del comitato e del loro impegno civile e sociale. «Da una periferia onesta, pulita, nonviolenta avverrà la resurrezione del mondo» ammoniva Aldo Capitini decenni fa. Parole importanti oggi che ci si sta interrogando su come rinascere quando questa terribile pandemia sarà finita, l’impegno quotidiano e costante di Francesca Di Credico e del Comitato «Per una nuova Rancitelli» sono, nella periferia di Pescara che tanto ha in comune con molte altre periferie di ogni parte d’Italia, una testimonianza che le concretizza. Un impegno che, come è naturale che sia, chiede interlocuzione, ascolto, partecipazione attiva alle istituzioni, agli eletti «in nome del popolo» e a quella «politica» che troppo spesso non riesce neanche ad affrontarle certe dinamiche e situazioni sociali, figurarsi risolverle.

Il 9 gennaio scorso il presidente della Regione Marsilio, il sindaco di Pescara Masci e altri rappresentanti della politica locale sono stati in vista al «Ferro di Cavallo» (come documenta la foto di quest’articolo), è stata «una della tante occasioni in cui ci hanno promesso ascolto, partecipazione, condivisione delle scelte» ricorda il Comitato di Quartiere. «Una promessa tradita ancora una volta, come abbiamo constatato ieri, quando siamo stati di nuovo aggiornati sugli sviluppi dell'iter per l'abbattimento del Ferro di Cavallo da notizie di stampa ha sottolineato il Comitato in una nota del 26 novembre - Ci sembra evidente che il sindaco Masci, come il presidente della Regione Marsilio, ci considerano solo un utile sparring partner quando bisogna fare passerelle in nome della legalità e dell’onestà. Nonostante da anni ci spendiamo in prima persona per la riqualificazione del quartiere in cui siamo cresciuti e viviamo, per il quale impegniamo tempo ed energie mettendo anche realmente a rischio la nostra incolumità».

«Eppure a settembre, dopo un primo annuncio sul Ferro di Cavallo senza alcun coinvolgimento del comitato – ricorda ancora la nota - ci avevano di nuovo promesso ascolto, partecipazione, condivisione delle scelte. Il risultato? Quando Regione, Comune e Ater si siedono intorno a un tavolo noi non solo non ci siamo, ma neanche lo sappiamo. A rappresentare le istanze dei residenti c'era forse il consigliere regionale Guerino Testa, la cui partecipazione ci chiediamo a che titolo sia avvenuta? E in tutto questo che ruolo stanno svolgendo le opposizioni regionale e comunale, che pure alzano e sventolano la bandiera della partecipazione e delle scelte dal basso?».

La risposta da parte dell’amministrazione è arrivata a stretto giro, con una velocità dote rara di questi tempi nei palazzi della «politica», accusando il Comitato di Quartiere di volersi sostituire alle istituzioni e la presidente Francesca Di Credico di fervore nel rivendicare «un presunto diritto di coinvolgimento» che vagherebbe «nelle nebbie dell’indeterminatezza».

Presunto diritto, i processi di partecipazione riconosciuti nella legislazione europea ed italiana, i tanti percorsi che da decenni sono avviati (e che hanno visto frutti concretizzarsi anche a Pescara), la cittadinanza attiva riconosciuta dalla Costituzione e che a scuola viene insegnata come nobile principio e diritto/dovere di ogni cittadino? Presunti e vaghi l’essere cittadini consapevoli, protagonisti del loro territorio e costruttori di un’alternativa a criminalità, violenza e tanti altri virus che erodono il quartiere?  

«Mai abbiamo pensato di sostituirci né di imitare referenti istituzionali – la replica argomentata e articolata del Comitato all’attacco del «primo cittadino» - non abbiamo mai rivendicato un ruolo paritetico con le istituzioni. Anzi, conosciamo bene il funzionamento dei sistemi di rappresentanza e gli schemi istituzionali e amministrativi. Da parte nostra in questi anni non abbiamo fatto altro che reclamare un ruolo consultivo e propositivo, coerente con la partecipazione e la condivisione delle scelte dell'amministrazione, come del resto tutti i candidati sindaci, compreso quello eletto, hanno prospettato e auspicato sia in campagna elettorale sia in tempi più recenti. È un dato di fatto che il nostro comitato civico, né altri soggetti che operano sul territorio, abbiano mai partecipato in alcun modo a nessun passaggio dell'iter per la demolizione del Ferro di Cavallo. Viene da sé che, venire a conoscenza degli sviluppi di una questione così complessa solo da notizie di stampa, significa semplicemente non essere stati coinvolti né informati in alcun modo».

«Oggi è semplicemente evidente che, nel caso del Ferro di Cavallo, parere e idee di chi vive e opera sul territorio non hanno interessato in alcun modo Comune e Regione – conclude il Comitato - ne prendiamo atto ma non comprendiamo il livore di una risposta così scomposta e aggressiva da parte dell'amministrazione comunale... Forse innervosita perché anche su di essa viene calato dall'alto della Regione una proposta avanzata e portata avanti con forza dall'ente sovracomunale? Questo lo vedremo quando, in futuro, verranno al pettine i nodi elettorali del centrodestra. E su questo argomento possiamo rassicurare il Comune che nessuno di noi ha bisogno di agitare "movimentismo mediatico" per ambizioni politiche».

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