Falcone, anche i colleghi tra i principali nemici

OLTRE LA MAFIA. Una riflessione di Umberto Santino sulla magistratura negli anni ottanta e oggi, tra connivenze politico-mafiose e la lotta alle mafie.

Falcone, anche i colleghi tra i principali nemici
Centro Siciliano di Documentazione Giuseppe Impastato Onlus

La lotta contro i mandanti e per svelare i depistaggi che hanno ostacolato la giustizia sull’assassinio di Peppino Impastato ha incrociato anche vari magistrati: ad inizio anni '80 la famiglia e i compagni incontrarono Rocco Chinnici e il Centro Siciliano di Documentazione Giuseppe Impastato si è ritrovato negli anni a collaborare e confrontarsi anche con diversi magistrati, tra cui Giovanni Falcone. I fatti accaduti in queste settimane investono la Magistratura e il fronte della lotta alle mafie.

Con Umberto Santino, fondatore del Centro Siciliano di Documentazione Giuseppe Impastato Onlus, abbiamo ripercorso gli incontri con Falcone e la magistratura negli anni '80 e riflettuto su quanto sta accadendo negli ultimi anni.

Negli ultimi anni sul fronte antimafia si sono identificati alcuni magistrati coraggiosi. Unici, insieme a pochi cronisti quasi sempre isolati e minacciati costantemente, ad essere considerati in prima linea. Una Radio Aut di oggi dovrebbe urlare «Io sto con Gratteri» o «Io sto con Di Matteo»?

«Gratteri e Di Matteo sono tra i magistrati più impegnati in inchieste sulla mafia e tra i più esposti, ma per fortuna non ci sono solo loro. Nel corso della nostra attività ci siamo incontrati con magistrati con cui abbiamo collaborato per organizzare iniziative importanti. Per esempio, con i magistrati che hanno fondato Magistratura democratica, abbiamo contribuito all’organizzazione del convegno «Mafia e istituzioni» del 1980, con le relazioni di magistrati vicini al Centro, un mio intervento e un altro di Giovanni Impastato. Sulla base della nostra analisi sulla borghesia mafiosa il rapporto con Magistratura democratica è continuato nel tempo con l’organizzazione di altri incontri, seminari interni e convegni pubblici. Ci sono nostri contributi in libri e nella rivista «Questione Giustizia». Per la vicenda giudiziaria legata all’assassinio di Peppino, abbiamo incontrato il consigliere istruttore Rocco Chinnici e si è creata una bella amicizia. A volte sono stato al suo fianco in incontri con le scuole e ha partecipato anche come relatore ai nostri seminari sulla legge antimafia e sul traffico di droga. Per alcuni anni a ricordarlo c’eravamo solo noi e pochi altri, e spesso non gli viene riconosciuto il ruolo storico che ha avuto. È stato Rocco Chinnici a dare una svolta al metodo d’inchiesta sulla mafia, costituendo il pool antimafia che, in seguito alla sua uccisione,sarà formalizzato da Antonino Caponnetto.Così si sono formate le grandi professionalità dei magistrati che hanno operato con la sua guida e Giovanni Falcone è diventato il più grande esperto internazionale di riciclaggio del denaro sporco

In quali occasioni avete incontrato Giovanni Falcone?

«Con Giovanni Falcone mi sono incontrato parecchie volte e nel febbraio del 1992: ha infatti presentato la nostra ricerca sui processi per omicidio, pubblicata nel libro «Gabbie vuote».La ricerca faceva seguito a quella sugli omicidi, pubblicata nel volume «La violenza programmata». Nel libro c’era un mio saggio sul maxiprocesso in cui scrissi di «supplenza della giustizia» e su questo tema si è soffermato anche lo stesso Falcone per sottolineare quello che avevo scritto: la magistratura aveva svolto per intero il suo compito ma gli altri soggetti istituzionali, dopo un sostegno iniziale, hanno temuto che quel «voltare pagina», riferito ai delitti politico-mafiosi,di cui si parlava nell’ordinanza dell’Ufficio istruzione e tra i materiali preparatori del processo, si potesse realizzare e si sono affrettati a  smantellare il pool antimafia.Non c’è stato un magistrato più osteggiato di Falcone, le cui candidature a consigliere istruttore e al Csm sono state bocciate. Ricordo che nell’ultimo incontro, in disparte, gli ho chiesto se era sicuro che il superprocuratore sarebbe stato lui e mi ha detto: «Questa volta non possono dirmi di no». Il giorno dopo venne fatto il nome del superprocuratore e non era il suo.Ora tutti si dicono amici e eredi di Falcone, ma dopo la mafia i suoi principali nemici sono stati i suoi colleghi.»

Avete già ricordato l'inchiesta di Chinnici sull'assassinio di Peppino Impastato, dopo di lui quali altri magistrati hanno condotto inchieste?

«Dell’inchiesta per l’assassinio di Peppino oltre a Chinnici si sono occupati Caponnetto (come consigliere istruttore) e Gian Carlo Caselli (come procuratore).Un ruolo importante ha avuto anhe il pm Franca Imbergamo.Nel processo al vice di Badalamenti, Vito Palazzolo, celebrato con rito abbreviato, il giudice a latere Angelo Pellino ha scritto le motivazioni alla sentenza di condanna che sono un documento esemplare, non solo dal punto di vista giudiziario ma anche sul piano dell’analisi e della ricostruzione storica. L’abbiamo pubblicata integralmente nel libro «Chi ha ucciso Peppino Impastato» ed è sul sito del Centro.

Per le organizzazioni della società civile il modo migliore per sostenere e collaborare con i magistrati impegnati in inchieste sulla mafia è fare bene il loro lavoro, che è diverso da quello della magistratura.I magistrati indagano sui reati e ne ricercano le prove per processare e, se ci sono le condizioni, condannare. Un centro studi come il nostro indaga sul contesto sociale, sulle relazioni delle mafie che non sempre si configurano come reati, sugli aspetti culturali, mafiogeni di cui ho già parlato, e dà il suo contributo alla costruzione di un movimento antimafia che vada oltre l’emozione e le commemorazioni. E alla base deve esserci un’analisi adeguata