Pescara, l’anno inizia con violenza familiare e un agguato

Botte alla madre per soldi, ancora una volta violenze segnata dalla schifosa droga. E il giorno dell’Epifania colpi di pistola contro un’auto, un avvertimento nato in un preciso contesto criminale secondo gli inquirenti. Quel contesto fin troppo conosciuto e che abbiamo ripetutamente denunciato, denunciamo e denunceremo sempre.

Pescara, l’anno inizia con violenza familiare e un agguato
Pescara, l’anno inizia con violenza familiare e un agguato

Anno nuovo ma segni vecchi e stravecchi dei veleni dei sistemi criminali, di clan e mafiosi, mafiosetti ed esseri senza nessuna dignità, squallidi, vigliacchi e meschini.

Le piazze di spaccio pescaresi, come ripetutamente abbiamo denunciato (e continueremo a fare) sono collegate con il resto della regione e con piazze di altre regioni. Campane, pugliesi, romane su tutte. E i contesti e i fiumi di droga, sin nel cuore della città e a cui nessun quartiere è veramente immune, sono analoghi. Questa è la città di Roberto Straccia, probabilmente assassinato dalle mafie per uno scambio di persona. È la città dello “strano suicidio” della figlia di Felice Maniero.

È la città in cui un ragazzo morì per overdose nell’anno del lockdown e dell’arrivo della pandemia nella stanza di un albergo della «città bene». È la città dell’assassinio di Alessandro Neri e dell’omicidio di Capodanno 2020. Fu uno dei primissimi articoli, da cui nacque un’inchiesta che di fatto prosegue e mai interromperemo sui clan presenti a Pescara e lungo tutta la costa. Fino a Casalbordino, Vasto e San Salvo.

Filo rosso di tutte queste vicende e di tante altre il traffico di droga e i contesti criminali locali. Contesti definiti e conosciuti. Il contesto «criminale» in cui è avvenuto l’agguato a colpi di pistola del 6 gennaio. Sparati contro un’auto in sosta in via Lago di Capestrano, Villa del Fuoco, Rancitelli. Un avvertimento in piena regola secondo gli investigatori. «Ieri ero lì, a pochi passi, a fare un sopralluogo. L’ennesimo. Ero nel quartiere del crimine . Ero in Via Lago di Borgiano – ha dichiarato il vicepresidente del Consiglio Regionale Domenico Pettinari (Movimento 5 Stelle) - Poco dopo, a pochi passi. In Via Lago di Capestrano, nel cuore di quel maledetto fazzoletto di terra chiamato Rancitelli, sparavano colpi di pistola contro una macchina. Ieri era un giorno di festa e, mentre quella che chiamano la “Pescara Bene” passeggiava nelle vie del centro guardando una lussureggiante vetrina o sorseggiando un buon calice, a pochi chilometri, in un territorio brutto, scuro, fatiscente, c’era qualcuno che imbracciava un’arma da fuoco ed esplodeva colpi».

E’ nostro dovere gridare, raccontare, accendere e riaccendere il faro. E’ nostro dovere non tacere e non nascondere. E’ nostro dovere far conoscere a tutti. Perché ieri, se nostro Signore non ci metteva la Santa mano, uno di quei colpi avrebbe potuto incontrare un figlio della nostra terra sbattendolo a terra e cancellando per sempre i suoi sogni. Domani tornerò sul posto e domani ancora, e ancora una volta. Perché la mia battaglia non finisca fino a quando non tornerà a splendere la luce su quello che oggi è un fazzoletto di terra maledetto e dimenticato. Se ci sarò io forse qualcuno la smetterà di raccontare balle e qualcun altro sarà costretto a vedere .

Nei giorni precedenti in città era stata arrestata una ragazza 23enne, tossicodipendente riportano le cronache e già nota alle forze dell’ordine. Accusata di tentata estorsione, lesioni personali, maltrattamenti in famiglia e maltrattamenti di animali. Entrata in casa della madre rompendo il vetro di una finestra pretendo la consegna di soldi con la minaccia di uccidere il cane. Di fronte alle resistenze della madre ha iniziato a cercare soldi per casa e a colpirla con violenza con un bastone. Con il quale ha percosso anche il cane, colpito ripetutamente anche da calci. Le urla della madre e i guaiti del cane hanno indotto una vicina a chiamare la polizia che ha così posto fine alla terribile violenza domestica. Il 2020 era finito anche con l’attentato familiare a Montesilvano sempre per pretendere soldi dalla famiglia per alimentare lo sporco mercato dei narcotrafficanti locali, il 2022 è iniziato con questo nuovo drammatico fatto. Nel mezzo l’infinita attività dei contesti criminali pescaresi. E non solo.

Anni fa il parroco di Rancitelli don Max, ricevuto in Comune insieme a Francesca Di Credico del comitato di quartiere «Per una nuova Rancitelli» denunciò che la situazione è grave come un tumore al cervello. A vari livelli e situazioni quel tumore infetta e devasta tutta la costa abruzzese, e non solo la costa, fino alla bonifica del tronto teatro dello sfruttamento mafioso degli stupri a pagamento da una parte e il vastese dall’altra.

Nelle settimane successive l’omicidio di Capodanno 2020 ricostruivamo la mappa di questi contesti criminali abruzzesi, da Pescara al vastese. Due anni dopo la situazione è, come abbiamo ripetutamente denunciato, se possibile anche peggiorata. E allora torniamo a ribadire la denuncia di allora, i cognomi e i fatti. Da queste latitudini sono partiti, insieme alla molisana Campobasso, i Casamonica. E qui, tra le varie famiglie e gang, hanno preso piede anche i loro parenti e affini: cognomi come Spinelli, Di Rocco, Di Silvio e De Rosa riconducono, infatti, tutti al clan che ha egemonizzato il “mondo di sotto”, della mafia romana, assieme ai protagonisti delle cronache giudiziarie in Abruzzo e Pescara. Come i Casamonica e i clan di Gomorra, da Pescara al Vastese, queste famiglie sono dei veri e propri clan egemoni: sono  convinti di essere onnipotenti, impuniti, prepotenti e autorizzati a far tutto. L’abbiamo visto a Roma, con i loro parenti Casamonica, ma è un comportamento diffuso ovunque siano presenti. Ostentano il loro sfarzo e le loro gesta anche sui social network, come facebook: ristoranti di lusso, auto di grossa cilindrata, armi da fuoco, banconote di taglio alto o frasi contro gli “infami”, le forze dell’ordine e chi li denuncia. Perché chi denuncia, chi non accetta la loro presenza e le loro “gesta” rompe una sorta di codice di omertà e rassegnazione che considerano un loro “diritto acquisito”.

 

Questa violenta prepotenza, così come le attività di spaccio, usura ed altri crimini non vede solo Pescara come teatro. Sono gli stessi comportamenti dei Casamonica a Roma, ma anche degli appartenenti alle famiglie Spinelli, Di Rocco, Di Silvio, De Rosa ed altri affiliati in altre città. Accade nel teramano e nell’aquilano e, forse ancor di più, in comuni come Vasto, San Salvo, Casalbordino ed altri nella provincia di Chieti, dove egemonizzano le cronache giudiziarie e sono protagonisti, spesso nel silenzio e nell’accettazione, di scorribande e prepotenze. Entrano in un locale, consumano alcolici a fiumi e alzano sempre più il livello del chiasso e dei bagordi, impadronendosi letteralmente di locali, dove nessun avventore rimarrebbe. Questi soggetti poi proseguono la serata, o ancor meglio la nottata, rompendo la quiete con musica a tutto volume sparata dalle autoradio compiendo ogni sorta di vandalismo e bagordi di ogni tipo. Le cronache locali, dal canto loro, non si interessano di questi soprusi e mantengono un silenzio che sa di accettazione e omertà e ormai è diventato quasi usuale affermare che chi apre un locale pubblico deve augurarsi che tali soggetti non arrivino, altrimenti la chiusura è certa.

 

In questa Gomorra di provincia incontrano fornitori e clienti del narcotraffico, pianificano altri reati, intimidiscono e picchiano persone che possono essere colpevoli anche solo di esser loro antipatici o non aver avuto il comportamento che loro gradiscono. Una violenza criminale endemica, un impasto tra prepotenza e gangherismo puro che si impone da decenni, violando ogni legge e ogni banale e civile norma di convivenza. L’abbiamo visto anche nelle settimane di emergenza sanitaria dove, da Rancitelli a Casalbordino, ci sono stati anche arresti per spaccio che. come raccontano le cronache, non si è mai fermato durante il lockdown che, come hanno anche rivendicato su facebook, per loro non è mai esistito.

E in queste settimane ci sono già stati episodi, anche oltre questo di Lanciano già raccontato, che fanno pensare ad un possibile aumento delle violenze e di un sistema che sta alzando decisamente il tiro: ci è stato segnalato che nel mese di maggio varie risse sono scoppiate in un locale a Casalbordino mentre per diversi giorni abbiamo visto vari esponenti della famiglia fare quasi da «vedette» della strada davanti l’abitazione di un congiunto in atteggiamento intimidatorio.

Nel comune del vastese un rapido aumento di risse e aggressioni si ebbe dopo la fine del provvedimento col quale, a seguito della denuncia di un barista, fu inibito dal tribunale a tutta la famiglia per anni la presenza nella piazza principale. Passati ormai molti anni, tutto è tornato come prima, se non peggio: il 4 novembre 2017, durante una fiera, fu aggredito un residente («colpevole» di aver difeso un’altra persona che quindici giorni prima era stata presa di mira) in piazza. La rissa durò per diverse ore e inveirono con violenza anche contro le forze dell’ordine e le locali istituzioni gridando «non me ne frega nulla chi sei», «per noi non conti un cazzo» e frasi simili.

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