Abruzzo, fiumi di droga a ciclo continuo

Due maxi operazioni anti-droga interregionali solo negli ultimi giorni. E i recenti dati del commissario nazionale anti racket e anti usura mostrano numeri in crescita in Abruzzo delle vittime

Abruzzo, fiumi di droga a ciclo continuo
fonte: sito web della Polizia di Stato

Duecentosedici chilogrammi. Numeri da capogiro per il sequestro di cocaina avvenuto il 3 ottobre scorso nel porto di Ancona. L’ingente quantitativo di droga, già diviso in panetti pronti per le piazze di spaccio, era nascosto su una nave mercantile proveniente dal Brasile. Destinazione: Abruzzo e l'intera costa adriatica.

Numeri da brivido ma che non hanno scosso minimamente l’opinione pubblica e la «classe» (le virgolette non sono casuali) politica locale, impegnata nelle stesse ore nel rush finale dei ballottaggi e a capire se e dove comandare nei prossimi anni. Carichi di morte davanti ai quali ci si dovrebbero aspettare interrogazioni, dubbi, mobilitazioni, coscienze indignate e preoccupate. Nulla di tutto questo, invece. Panta rei, tutto passa. Anzi, è già passato. E dopo tre giorni nella cronaca giudiziaria irrompe un’altra notizia deflagrante, ma che a quasi nessuno sembra interessare: la Squadra Mobile e la Guardia di Finanza di Frosinone hanno eseguito 27 ordinanze di custodia cautelare stroncando un’associazione a delinquere finalizzata a narcotraffico, riciclaggio ed estorsione.l' indagine è partita dal sequestro di mezzo chilo di hashish all’aeroporto di Bonn, coinvolte anche la Campania e la Provincia aquilana.

Al centro dell’inchiesta, partita due anni fa, due gruppi che «dopo un primo periodo di collaborazione reciproca nell’acquisto e nello spaccio sulle varie piazze del sorano, del cassinate e della provincia dell’Aquila – ha reso noto la Polizia di Stato - erano entrati in contrasto tra loro per acquisire il monopolio dell’attività di spaccio nel territorio sorano. In particolare mentre il gruppo “locale” aveva posto tutte le proprie energie nell’attività di spaccio, gli affiliati della fazione di origini campane avevano esteso i propri interessi a vari ambiti, infiltrandosi nel tessuto economico sociale in maniera spregiudicata e violenta».  

Sono queste solo le notizie più recenti di un lunghissimo elenco, solo negli ultimi mesi – segnati da un giovane stroncato da overdose nel cuore di Pescara – e sono decine le operazioni e gli arresti legati allo spaccio in Abruzzo. Sempre la scorsa settimana una nuova inchiesta a Chieti ha stroncato un giro di spaccio che riforniva anche la movida, destinazione privilegiata anche dell’inchiesta «Tallone d’Achille» che stroncò un maxi giro nato e cresciuto in ambienti ultras locali.

Le mafie si adattano ai tempi e ai contesti sociali, si evolvono e mutano. Ma ci sono punti fermi inamovibili ed uno di questi è il narcotraffico: le droghe restano sempre tra le «merci» privilegiate dei traffici criminali, facili da acquisire e vendere e permettono di acquisire, controllare e dominare un mercato sterminato e mai in crisi, neanche in un anno segnato dalla pandemia mondiale e dal confinamento casalingo.

I sistemi criminali hanno così la possibilità di far pesare la propria prepotente e violenta presenza, si presentano come punto di riferimento per un esercito di clienti, galoppini, leve, controllando in maniera capillare tutto quello che accade e cercando di imporre con la forza (come dimostrano anche i recenti attentati a Rancitelli, ma di risse e agguati possono raccontare tanti territori, su tutta la costa dal teramano al vastese per esempio) i codici dell’omertà e della connivenza a chi non cede e non si arrende al cancro mafioso e criminale.

Come ha sottolineato anche la Polizia di Stato, raccontando dell’inchiesta già citata e denominata «Requiem-ultimatum al crimine» che ha coinvolto anche un’impresa di pompe funebri, il narcotraffico consente a clan e famiglie criminali di procacciarsi sempre nuovi capitali, ingenti e a ciclo continuo. Come fosse una lavatrice che ricicla e ripulisce denaro in attività economiche legali, taglieggiando e soffocando l’economia sana per assoggettarla alle reti mafiose e infettare il tessuto sociale. I traffici di droga rappresentano una testa d’ariete per entrare nei mercati, sfondare e poi deflagrare. I sequestri di attività economiche negli ultimi anni anche sulla costa abruzzese non si contano più, dalla Francavilla dove stava prendendo piede la ‘ndrina dei Cupparo alla San Salvo dove allargano i tentacoli le mafie pugliesi. Senza dimenticarsi che nella Marsica è stato riciclato persino parte del «tesoro di Vito Ciancimino» e nell’entroterra vastese ha acquisito immobili Sandokan Schiavone.  

I dati degli ultimi anni su racket, estorsione, usura, sequestri di attività economiche documentano plasticamente quel che sta accadendo, e cioè il radicamento delle "lavatrici criminali" e l’altissimo tasso di pericolosità sociale. Eloquenti gli ultimi dati resi noti lo scorso 29 settembre dal Commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura Annapaola Porzio: la relazione annuale 2020 riporta che in Abruzzo le istanze di accesso al fondo di solidarietà per le vittime di estorsione quest’anno, nonostante manchino ancora diversi mesi, sono quasi il doppio del 2019 mentre le istanze di accesso al fondo di solidarietà per le vittime di usura tra il 2018 e il 2019 hanno registrato un aumento.

Ma nella «regione camomilla», come è stata definita nei mesi scorsi da Associazione Antimafie Rita Atria, PeaceLink Abruzzo e Azione Civile Abruzzo, da sempre abituata al «tirare a campare», all’accettare tutto e il contrario di tutto, assuefatta al servilismo e al pavido e vigliacco chinare il capo, convivere ed essere complice di fronte ad ogni prepotenza, capo bastone, ras e bastone del comando – che sia politico o economico, clientelare o criminale – l’attenzione generale non si è destata un attimo.