Premio Nazionale Lea Garofalo, parla Catia Silvia: «Mai abbassare la testa»

IL PUNTO DI VISTA. «Sono trascorsi ormai 20 giorni dalla mia trasferta in Calabria, esattamente Petilia Policastro.»

Premio Nazionale Lea Garofalo, parla Catia Silvia: «Mai abbassare la testa»

Da quando sono tornata le mie giornate sono state invase da tensioni snervanti, attese di sentenze dalla Cassazione, attesa di letture delle sentenza di primo grado Operazione Grimilde (processo concentrato sulla criminalità organizzata - 'ndrangheta - al mio paese Brescello). Aspettare con ansia di sapere quando avveniva l'ingresso al carcere di coloro che la Cassazione ha condannato in via definitiva con l'aggravante di stampo mafioso, nelle minacce da me subite.

Dopo 12 anni, dodici lunghi anni tutto ciò si è avverato, i rampolli, nipoti, fratello del boss Nicolino Grande Aracri sono stati giudicati, e per loro si sono aperte le porte del carcere. 

Non chiedetemi se gli anni, i mesi che dovranno fare li ritengo giusti, la risposta è no. Certo è che sono mafiosi. A Brescello la 'ndrangheta ha messo radici, è esistita ed esiste, follia sarebbe pensare che tutto è risolto. Le nuove leve si stanno riorganizzando.

I padri dentro... i figli fuori. Chissà e perche no, organizzare una eventuale vendetta di chi si è ribellato alla loro mentalità mafiosa. La vendetta è nel loro DNA.

Ma si spera sempre che qualcosa possa cambiare. Lo speriamo in molti e tutti coloro che spendono volentieri il loro tempo a parlare di legalità,a organizzare eventi specialmente per giovani, per far capire a loro che si deve mai abbassare la testa di fronte alle ingiustizie, alle prepotenze e soprattutto alle illegalità.

Questo è il messaggio  trasmesso da voi tutti: organizzatori, sindaci che ci hanno ospitato, relatori e testimoni di giustizia ed in particolare Marisa Garofalo. I giorni a Petilia Policastro, nella prima edizione del PREMIO NAZIONALE LEA GAROFALO, non sono stati una passerella di eroi. Solo persone che hanno ben chiaro il senso del dovere, persone che hanno fatto della legalità una ragione di vita, persone che vogliono lasciare in eredita "il loro esempio": l'esempio di parlare, di eliminare l'omertà, di non aver paura di questo mostro. Ma di sconfiggerlo senza aspettare di diventare grandi.

Quello che avete trasmesso e mi avete trasmesso è la certezza che non si è soli. Non saremo abbandonati  in questo campo di guerra ma saremo un esercito che combatterà unito con la propia voce. La nostra voce, l'arma più potente che le mafie temono.

Non dobbiamo cedere a quel silenzio che le mafie ci vogliono imporre, se così fosse saremmo tutti loro complici. L'omertà è tra gli atteggiamenti piu odiosi. Chi tace, chi fa finta di nulla, rinnega la propria coscienza e la coscienza collettiva.

Capita di essere delusi da comportamenti non educativi, da Istituzioni che avrebbero l'obbligo di proteggerci e di dare esempio. Ma si dimenticano di noi. Questo non ci deve abbattere ma darci la forza al solo pensiero che noi siamo diversi. Noi parliamo, vediamo, sentiamo. Questo è il nostro prezioso contributo.

 Vi saluto con un arrivederci a presto.

                                                                                         Silva Catia

 

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