Quella piccola vittima innocente: Giuseppe Di Matteo

LE MAFIE UCCIDONO I BAMBINI. Dopo un sequestro durato 779 giorni il bambino, di soli 12 anni, venne strangolato su ordine di quell’individuo senza dignità che risponde al nome di Giovanni Brusca.

Quella piccola vittima innocente: Giuseppe Di Matteo

Era l'11 gennaio del 1996, quando il piccolo Giuseppe Di Matteo venne ucciso da esseri che non riesco a definire.

Dopo un sequestro durato 779 giorni il bambino, di soli 12 anni, venne strangolato su ordine di quell’individuo senza dignità che risponde al nome di Giovanni Brusca.

Una morte come atto di ritorsione contro il padre Santino Di Matteo che aveva deciso di collaborare con la giustizia.

 

Il suo corpicino venne sciolto nell’acido, come ennesimo gesto di cattiveria e disprezzo per la vita, tipico degli appartenenti alle organizzazioni mafiose che nulla hanno di umano, che nulla hanno di comprensibile se non la sete di potere e di violenza.

Oggi che Brusca, in base alla normativa sui collaboratori di giustizia ha lasciato il carcere dopo circa un quarto di secolo, è ancora più doloroso ricordare il calvario del piccolo Giuseppe, vittima innocente che ha pagato un prezzo carissimo per il solo fatto di essere nato nella famiglia sbagliata.

 

Una delle storie più strazianti fra le tante vicende che hanno insanguinato questo paese dove le mafie gestiscono interi territori, pilotano gli appalti, condizionano l'economia mondiale, avvelenano le vite di troppe persone.

Se Giovanni Brusca resterà per sempre l'emblema del male assoluto (è sempre lui ad essere maledettamente collegato alle stragi di Capaci e via D'Amelio, così come ad una serie infinita di delitti e omicidi) e se cresce la rabbia nel saperlo libero di vivere la propria misera esistenza nonostante tutto questo, Giuseppe Di Matteo resterà per sempre quel bellissimo bambino che ha seguito i suoi aguzzini, travestiti da agenti della Dia, convinto che lo avrebbero portato da suo padre. Infami fino alla fine.

 

 

Le poche fotografie che in questi lunghi anni lo hanno fatto conoscere all'opinione pubblica, spesso in sella al suo cavallo, ce lo fanno sentire un po’ nostro: quel figlio, quel nipote, che non abbiamo saputo proteggere. Perchè in fin dei conti, ogni vittima innocente di mafia pesa sulle coscienze di tutti, mafiosi e semplici cittadini: le colpe vanno divise, necessariamente.

 

E quale colpa più grande esiste se non quella di tollerare ancora la presenza della mafia nel nostro paese, il votare politici e partiti che hanno chiari e indiscutibili rapporti con le cosche, il premiare aziende che fanno affari con la malavita, ignorare il problema o girarsi dall'altra parte come se il problema non ci appartenesse.

 

Abbiamo delegato a pochi magistrati, capaci e generosi, una guerra che si vince solamente tutti assieme: la magistratura, la politica, la società civile, la cultura, la scuola devono fare squadra contro la criminalità organizzata.

Ci corre l'obbligo di ricordare il sacrificio del piccolo Giuseppe, glielo dobbiamo. E lo dobbiamo a noi: tutto può accadere di nuovo.

 

La mafia uccide, non fa distinzioni: è affamata di denaro e potere, di violenza, di sofferenza, di terrore, quello stesso terrore che Brusca e i suoi fedelissimi hanno visto negli occhi della loro piccola vittima, ma neanche davanti a questo si sono fermati. Ammazzato a mani nude e quel corpicino, ormai inerme, sciolto nell’acido: di questo sono capaci alcuni essere viventi.

Non ci può essere perdono, neanche di fronte alla più preziosa delle collaborazioni, non dopo aver conosciuto storie drammatiche come queste. “Buona vita” a Giovanni Brusca: immagino non abbia materiale umano per potersi “pentire”, ma voglio comunque sperare che, in questa giornata di ricorrenza, possa almeno provare un poco di ribrezzo guardando la propria immagine riflessa allo specchio.

 

WORDNEWS.IT © Riproduzione vietata