Ecco il nuovo identikit di colui che dovrebbe essere l'ultimo super-latitante di cosa nostra
Giovanni Motisi, detto “u pacchiuni” (il grasso), è latitante dal 1998. Adesso, tramite l'intelligenza artificiale, è stato ricostruito quello che potrebbe essere il suo attuale volto.
È stata la Polizia di Stato questa mattina a diffondere le nuove immagini dell'ultimo super-latitante di cosa nostra Giovanni Motisi.
“Proseguono senza sosta le indagini dei poliziotti del Servizio centrale operativo e della Squadra mobile di Palermo per rintracciare e catturare Giovanni Motisi, latitante dal ’98, e ultimo grande latitante protagonista della fase stragista di Cosa nostra.
Per questo motivo, è stato diffuso un identikit del criminale aggiornato utilizzando la tecnica dell’age progression, che consiste nello studio dell’invecchiamento fisiologico progressivo. Grazie alla professionalità e all’uso delle avanzate tecnologie a disposizione degli investigatori del Servizio Polizia scientifica, sono state rielaborate alcune immagini del latitante risalenti agli anni ’80 e alla fine degli anni ’90.
Il nuovo identikit agevolerà il lavoro dei poliziotti e consentirà ai cittadini, qualora notassero qualcuno somigliante alle foto diffuse, di segnalarlo prontamente al Numero unico di emergenza europeo 1.1.2.
Motisi è nell’elenco dei latitanti di “massima pericolosità” del "programma speciale di ricerca" del Ministero dell’Interno”
ecco il comunicato della Polizia di Stato.
Giovanni Motisi, classe '59, è ricercato
- dal 1998 per omicidi,
- dal 2001 per associazione di tipo mafioso ed altro,
- dal 2002 per strage ed altro; deve scontare la pena dell'ergastolo;
- il10.12.1999 sono state diramate le ricerche in campo internazionale, per arresto ai fini estradizionali.
Condannato, appunto, all’ergastolo è ritenuto responsabile, con sentenze definitive, dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, omicidio, strage, porto e detenzione abusiva di armi da guerra, incendio doloso, estorsione.
Di professione pasticciere,si è distinto per la sua adesione all’ala stragista corleonese di Cosa nostra ed era riconosciuto come un killer pericoloso e spietato.
Oltre a intrecciare nel corso degli anni uno strettissimo rapporto con alti esponenti mafiosi di Palermo, è stato uno spietato killer di uno dei mandamenti mafiosi più potenti e alleati al clan dei corleonesi di Totò Riina, appunto il mandamento di “Pagliarelli”.
È stato condannato per diversi omicidi tra cui quelli effettuati a Palermo il 6 agosto 1985 ai danni del vice questore aggiunti Ninni Cassarà e del suo agente di scorta Roberto Antiochia.
Inoltre è stato condannato per l'omicidio di Antonino Puccio, effettuato nel 1989, uno dei protagonisti del complotto contro Totò Riina.
ricostruzione fotografica di copertina a cura di Antonino Schilirò