I sudditi non reclamano diritti, ma pietiscono favori

L'OPINIONE DELL'AVV. GUARNERA. "Un popolo che abbia dignità dovrebbe ribellarsi e scendere in piazza. Ma ciò non accade perché sono pochi i veri cittadini, molti i sudditi".

I sudditi non reclamano diritti, ma pietiscono favori
Foto di Frantisek Krejci da Pixabay


 

Secondo recenti dati statistici gli Italiani in precarie condizioni economiche sono circa 14 milioni.
Di essi 8,5 milioni sono a rischio povertà; nello specifico 2 milioni sono disoccupati, e oltre 6 milioni precari e sottopagati.
Infine vi sono 5 milioni di italiani in condizione di povertà assoluta; nel 2005 erano la metà.
Tutti costoro sono nostri simili, nostri fratelli, di fatto esclusi dai diritti fondamentali.

È il fato, è il destino cinico e baro, è la sfortuna?

NO, è colpa esclusiva della politica, TUTTA, senza escludere alcuna maggioranza di governo.
Gli omuncoli e le donnuncole che fanno parte del ceto dirigente di questo Paese hanno fallito clamorosamente.

Sono mistificatori di professione, abili nel nascondere la realtà e nel distrarre l'opinione pubblica.
Un popolo che abbia dignità dovrebbe ribellarsi e scendere in piazza. Ma ciò non accade perché sono pochi i veri cittadini, molti i sudditi.
E i sudditi non reclamano diritti, ma pietiscono favori.
Perché alla povertà economica si aggiunge, drammaticamente, quella educativa ed etica.

Chi sta bene continua a coltivare il proprio angusto orto, innaffiandolo con l'egoismo e concimandolo con l'avarizia dei sentimenti.
Mettendo assieme due note espressioni di un famoso Cantautore e del Sommo Poeta viene da esclamare: "Povera Patria, vituperio delle genti!"

Rimane la speranza nelle nuove generazioni, quelle che in questi giorni stanno protestando, magari in maniera confusa e con modalità non sempre condivisibili: ma almeno sono vive!
Io sarò sempre dalla loro parte.