Aprire le porte dei consultori alle associazioni antiabortiste è un attacco alla libertà femminile

La Regione Abruzzo non permetta l’ingresso di Pro Vita sull’esempio di Toscana, Puglia ed Emilia Romagna.

Aprire le porte dei consultori alle associazioni antiabortiste è un attacco alla libertà femminile
manifestazione Non Una Di Meno Torino, foto di Fabrizio Maffioletti, Pressenza


Nella tre giorni pescarese della Convention di Fratelli d’Italia, non stupisce affatto la scelta di prevedere nel Panel dedicato alla natalità e crescita demografica, la portavoce di Provita e Famiglia, Rachele Ruiu. Così come non stupisce il chiaro riferimento all’Europa nel titolo del panel “L’Europa al bivio: nella crescita demografica la chiave del futuro”. Eppure arriva proprio dall’Europa, l’approvazione da parte dell’Europarlamento di una risoluzione significativa nella quale si chiede che venga inserito il diritto all’aborto in condizioni di sicurezza tra i diritti fondamentali.

Invece a distanza di pochi giorni, il 23 aprile, nell’ultimo decreto Pnrr, votato dal Senato, è stato inserito un emendamento che apre le porte dei consultori alle associazioni antiabortiste. Una decisione che va contro la Legge 194 contro l’autonomia e la libertà delle donne.

La  risoluzione poteva essere un richiamo anche all’ Italia che chiude consultori e rende sempre più difficile la piena applicazione della Legge 194 e la libertà di accesso all’interruzione volontaria di gravidanza. Invece in Italia si decide di tornare indietro di mezzo secolo.

Aprire le porte alle associazioni antiabortiste nei consultori è un ulteriore attacco alla libertà femminile. Attacco iniziato proprio nel momento in cui si è insediato questo Governo, quando è stata incardinata nella discussione parlamentare una proposta di legge per conferire i diritti civili all’embrione. Attacco perpetrato con l’attivismo violento delle associazioni antiabortiste nei territori, culminato con la raccolta di firme per introdurre anche in Italia la pratica barbara e violenta dell’ascolto del battito cardiaco del feto alle donne che scelgono di interrompere la gravidanza.

Sarà questo che Rachele Ruiu proporrà come strumento di sostegno alla natalità?

La Cgil ha più volte ribadito che senza più occupazione femminile i figli non nasceranno e che la politica dei bonus e degli esoneri contributivi non produrranno nessun risultato positivo. Non è colpevolizzando le donne o dicendo loro che il ruolo che devono rivestire è quello riproduttivo che si incrementerà la natalità.

Per sostenere la genitorialità occorre farla diventare un valore sociale. E invece siamo al paradosso: si elargiscono bonus per gli asili nidi per le donne con un lavoro a tempo indeterminato e che abbiano almeno due figli, mentre si tagliano gli stanziamenti previsti dal Pnrr per gli asili nido.

Chiederemo alla Regione Abruzzo, formalmente, sull’esempio della Toscana, Puglia ed Emilia Romagna, di fare muro contro l’ingresso nei consultori delle associazioni ProVita, proprio perché vogliamo che le donne continuino a poter decidere sul proprio corpo. Libertà e autodeterminazione femminile non si toccano, non intendiamo minimamente fare passi indietro.

Alessandra Tersigni

Segreteria CGIL Abruzzo Molise