Sanità Molise, la denuncia dell'avvocato Iacovino: «Come hanno saccheggiato la sanità pubblica arricchendo quella privata»

QUELLO CHE GLI ALTRI NON HANNO IL CORAGGIO DI DENUNCIARE. «Le vere cause del debito sanitario nella nostra Regione.»

Sanità Molise, la denuncia dell'avvocato Iacovino: «Come hanno saccheggiato la sanità pubblica arricchendo quella privata»

Il sistema sanitario regionale è stato più volte definito fragile dalle Procure, nel corso delle indagini inerenti il disastro sanitario, ma poi stranamente non hanno indagato per l’esposizione debitoria e le conseguenze che ne sono derivate per il Molise e i molisani!

Il Comitato “Verità e dignità vittime Covid” ha chiesto formalmente al Procuratore della Repubblica di avviare le indagini anche per i fatti che seguono:

La Regione Molise, a causa del crescente debito sanitario, nel 2007 fu costretta a chiedere al Governo Nazionale il piano di rientro dal deficit.

La legge n. 311/2004 all’art.1, comma 180, prevedeva che le Regioni in cui il disavanzo fosse particolarmente elevato avrebbero dovuto procedere alla ricognizione delle cause dello stesso ed alla successiva elaborazione di un programma operativo di riorganizzazione, di riqualificazione o di potenziamento del servizio sanitario regionale, di durata superiore al triennio, oggetto di un accordo fra la regione e i Ministri della Salute e dell’Economia e delle Finanze.

Una più compiuta disciplina dell’istituto è stata dettata successivamente dalla legge n. 296/2006 (finanziaria per il 2007) che, all’art.1 comma 796, ha istituito il fondo per il triennio 2007-2009 da ripartirsi fra le Regioni interessate da elevati disavanzi, stabilendo che l’acceso a tale fondo fosse subordinato alla sottoscrizione di apposito piano di rientro dai disavanzi, specificando in modo dettagliato il contenuto del piano.

In seguito, l’art.2 commi 77 e ss, legge 191/2009 (finanziaria per il 2010) ha completato il quadro, modificando la procedura di adozione del piano di rientro che deve essere elaborato ed approvato dalla Regione con l’ausilio di una serie di Agenzie Statali (AIFA e AGENAS) e deve contenere sia le misure di riequilibrio del profilo erogativo dei livelli essenziali di assistenza, sia le misure per garantire l’equilibrio di bilancio sanitario in ciascuno degli anni compresi nel piano stesso. Il Piano di rientro dovrà poi essere valutato da una struttura tecnica di monitoraggio (STEM). Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’Economia e delle Finanze, di concerto con il Ministro della salute, sentito il Ministro per i rapporti con le Regioni, accerta l’adeguatezza del piano e in caso di riscontro positivo lo approva con effetto immediatamente esecutivo per la Regione.

A presidiare il rispetto degli obblighi contenuto nel piano, la legislazione statale prevede un’articolata procedura di verifica degli adempimenti ivi contenuti, che può sfociare, in caso di perdurante inadempienza da parte della Regione, nella nomina di un commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro da parte del Governo.

Con la nomina del commissario sono attivate varie misure sanzionatorie, tra cui il blocco del turn over del personale, il divieto di effettuare spese non obbligatorie, l’incremento in via automatica delle aliquote IRAP e IRPEF.

Nel 2009 a causa del mancato rientro da debito, nel frattempo aumentato in modo esponenziale, il Governo nazionale delibero la nomina di un commissario per la gestione della Sanita Molisana in piano di rientro.

La nomina cadde sul Governatore della Regione dell’epoca, l’on. le Angelo Michele Iorio, esponente del centro destra, sotto la cui gestione si era determinato gran parte del debito, al quale fu affiancato con la carica di sub-commissario un tecnico del Ministero della Salute, la dott. ssa Isabella Mastrobuono.

Successivamente sono stati nominati sub-commissari il dott. Michele Marlocco, il dott. Nicola Rosato.

Nel 2012 viene nominato, in affiancamento al commissario Miche Iorio un co-commissario, il funzionario ministeriale dott. Filippo Basso.

La nomina si rendeva necessaria visto il crescere del debito sanitario e l’aumento delle tasse regionali e superticketts.

Quest’ultimo prima di lasciare l’incarico aveva nominato quale attuatore del piano di rientro il Direttore Generale dell’unica Azienda sanitaria Molisana il dott. Carmine Ruta che, accogliendo le indicazioni più volte espresse al Tavolo Tecnico interministeriale, aveva preparato un piano che in tre anni avrebbe azzerato il debito sanitario.

Piu precisamente il Tavolo Tecnico attribuiva gran parte della responsabilità del debito alle ipertrofiche strutture private accreditate alle quali veniva pagato regolarmente quanto previsto dal budget per la mobilita attiva, prima che le altre regioni avessero riconosciuto e accettato il loro debito, ma anche tutto l’extra budget (espressamente vietato dalla legge).

Il piano prevedeva una drastica riduzione dei posti letto da attribuire alle strutture private accreditate.

Nel 2013 viene aletto il nuovo Governatore, Paolo Di Laura Frattura e da subito nominato Commissario ad acta per il piano di rientro dal debito sanitario e affiancato dal sub-commissario dott. Di Maritino.

Il neogovernatore non solo scartò il piano redatto dal dott. Ruta, ma licenzio quest’ultimo.

Di Laura Frattura affidò la direzione della Sanita regionale alla dott.ssa in scienze infermieristiche D’Innocenzo che confeziono un Piano Operativo Straordinario (POS) 2015-2018 con il quale:

1) Chiudeva l’Ospedale “Santo Rosario” di Venafro;

2) Chiudeva l’Ospedale “Vietri” di Larino;

3) Riduceva al minimo l’Ospedale “Caracciolo” di Agnone in zona montana e pertanto disagiata;

4) Riduceva di molto l’Ospedale “Cardarelli” di Campobasso;

5) Riduceva l’Ospedale “Veneziale” di Isernia;

6) Riduceva l’Ospedale “San Timoteo” di Termoli.

Di rimando attribuiva alle strutture private accreditate: il 40% del totale dei posti letto e, in consuntivo il 43% delle risorse economiche sanitarie.

Prevedeva inoltre: l’integrazione tra la Fondazione Giovanni Palo II e l’Ospedale Cardarelli.

Da tale piano sarebbe dovuta scaturire la solidarietà economica delle altre regioni per 40 milioni di euro in tre anni al fine di risanare il bilancio.

Contemporaneamente la Regione avrebbe acceso un mutuo di circa 250 milioni di euro (cosa che poi ha fatto) per pagare prestazioni rese extra budget (contestati dalla struttura commissariale) ed altri debiti verso fornitori.

Poichè il POS non aveva ottemperato a tutte le prescrizioni, al fine di non farlo decadere, fu approvato con legge dello stato mediante l’introduzione dell’art. 34 bis della legge n.96 del 2017 poi dichiarato incostituzionale (Cfr. Corte Costituzionale, sentenza del 23 giugno 2020 n.116 - Pres.Cartabia).

La Corte Costituzionale nel sanzionare l’illegittimità di leggi provvedimento valorizza il procedimento amministrativo costituendo questo il luogo di composizione e valutazione sincronica dei diversi interessi: quelli pubblici coinvolti, l’interesse del soggetto privato operatore economico, gli interessi di cui sono titolari i singoli cittadini e la comunità, e che trovano nei principi costituzionali la loro previsione e tutela.

Sta di fatto che dalla sentenza e derivata la cancellazione della norma con la quale il POS era stato approvato e l’inefficacia del piano così privo di diversa approvazione anche ex post.

Nel 2018 viene eletto nuovo governatore Donato Toma, della coalizione del centro destra, al quale non viene affidata la funzione di commissario al piano di rientro diversamente attribuita al nuovo commissario ad acta Angelo Giustini - Generale Medico della Guardia di Finanza – affiancato dal sub-commissario Ida Grossi.

Nel frattempo, la struttura commissariale era mantenuta dal sub-commissario Di Martino.

La regione approva il Piano Operativo 2019-2021 solo a fine 2021 ed è stato da subito oggetto di ricorso al TAR ove pende tuttora un giudizio.

Alla fine del 2018 il bilancio della sanità regionale, nonostante la drastica riduzione della Sanita Pubblica, presentava un o sforamento di circa 25 milioni di euro con conseguente surplus di tasse, accise e ticketts sanitari a carico dei molisani.

I tavoli tecnici chiedono di verificare i motivi dello sforamento che risulta addebitarsi a due motivi prevalenti:

1. Il mancato versamento dalla Regione sul conto della Sanita di oltre 4 milioni già pagati dai Molisani per l’aumento delle tasse regionali incassate dalal Regione (sul caso sta indagando la Corte dei Conti.

2. L’avere la struttura commissariale precedente e l’assessorato regionale alla sanita pagato ai privati accreditati

- le spettanze sulla mobilità attiva prima che le altre regioni avessero controllato e riconosciuto il loro debito e senza che le strutture avessero presentato le fatture richieste;

- l’extra budget o somme oltre i tetti di spesa autorizzati.

Costretto alle dimissioni il generale Angelo Giustini, viene nominato Commissario per il piano di rientro il presidente della giunta regionale Donato Toma e da poco sub commissario l’avvocato Papa.

Da quanto spiegato appare chiaro che il deficit sanitario della regione Molise è da addebitare, fin dalla sua origine, alla Sanità Privata accreditata e agevolata dai governi regionali della diversa colorazione politica a danno dei cittadini molisani. Il tutto con la evidente complicità dei Governi nazionali che attraverso i tavoli tecnici interministeriali hanno consentito che il debito sanitario molisano perdurasse per oltre un ventennio nonostante le figure commissariali e sub-commissariali, tecnici governativi.

Va detto che i fatti appena esposti sono stati oggetto di una delibazione da parte del dott. Paolo Maddalena, Vicepresidente Emerito della Corte Costituzionale, su sollecitazione del Presidente del “Forum per la difesa della sanità pubblica di qualità del Molise”, dott. Italo Testa formulata con nota del 14.10.2019.

Il dott. Maddalena, in riscontro, osserva: “a mio avviso, la nota dovrebbe essere girata alla Procura Regionale della Corte dei conti, per gli aspetti contabili, e alla Procura della Repubblica, per gli aspetti penali. Faccio presente, inoltre, che a mio avviso, i debiti illegittimi assunti dai commissari devono gravare sullo Stato e non sull’Ente commissariato, poiché il commissario resta un organo dello Stato e non diventa organo dell’Ente (Vedi Cassazione Civile, Sezione prima, Sentenza n.7244 del 16 aprile 2004)”

Chissà se la regione si sia mai posto il problema visto che ha solo e sempre pagato!

La consapevolezza dell’illegittima erogazione delle somme dalla sanità pubblica a quella privata, con alterazione del flusso e l’equilibrio finanziario del SSN viene rimarcata anche dal giudizio di parificazione della Corte dei conti che certifica uscite pari a 25 milioni di euro annuo per prestazioni extra bugdet.

Al fine di evidenziare le condotte illecite, sopra citate, che potrà e dovrà verificare la Procura anche d’ufficio, acquisendo ogni dato contabile che testimonia i pagamenti per prestazioni sanitarie extra budget e pertanto oltre il limite imposto dal tetto di spesa sanitaria consentito, si riporta la decisione assunta dalla Corte di Cassazione secondo la quale: “in tema di attività sanitaria esercitata in regime di accreditamento, è infondata la domanda di pagamento delle prestazioni sanitarie eccedenti il limite di spesa formulata – a titolo di inadempimento contrattuale o di illecito extracontrattuale – dalla società accreditata nei confronti della ASL e della regione, atteso che la mancata previsione dei criteri di remunerazione delle prestazioni delle prestazioni c.d. “extra gudget” è giustificata dalla necessità di dover comunque rispettare i tetti di spesa ed il vincolo delle risorse pubbliche disponibili e che la struttura privata accreditata non ha l’obbligo di rendere prestazioni eccedenti quelle concordate e remunerabili” (Cass. Civile, sezione terza sentenza n.27608 del 29.10.2019).

Ed invero per la Suprema Corte di Cassazione, fornire prestazioni oltre il limite di spesa giustificato dalle prestazioni sanitarie rese anche in regime di urgenza costituisce un espediente teso ad aggirare la normativa che impone un limite di spesa.

La Suprema Corte precisa che: “così agendo la normativa verrebbe aggirata, disattivando il controllo delle pubbliche finanze, e l’entità delle spese pubbliche verrebbe rimessa alla scelta discrezionale della struttura privata, anche se accreditata: il che è chiaramente insostenibile (Cfr. Cass.n.12129/2019).” Gli Ermellini richiamando il principio già espresso dalle SS UU, sottolineano che: “se è innegabile che l’instaurazione del rapporto concessorio dia accreditamento comporta l’inserimento dell’accreditato nell’organizzazione della P.A. relativamente al settore dell’Assistenza sanitaria la natura di soggetto accreditato non costituisce vincolo per le aziende e gli enti del servizio sanitario nazionale e corrispondere la remunerazione della prestazioni erogate al di fuori degli accordi assunti (Cfr. Cass. Sez.Un. 18.6.2919 n.16336).

Nel Molise è avvenuto proprio questo: sono stati pagati circa 25 milioni annui solo di prestazioni extra budget che per almeno 20 anni, fanno 500 milioni di euro pagati indebitamente a strutture private accreditate a cui vanno aggiunti i pagamenti effettuati, in assenza di convenzione per circa 200 milioni, a strutture private in virtù di intervenute transazioni.

Adesso sappiamo perchè abbiamo un debito di 600.000.000 di euro!

Adesso sappiamo chi e perché ha depredato la sanità pubblica in favore della sanità privata!

Adesso sappiamo anche chi sono i privati che hanno beneficiato di centinaia di milioni di soldi pubblici indebitamente!

Avv. Vincenzo Iacovino 

Comitato “Verità e dignità vittime Covid”

 

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