Sostiene Pereira e la rivoluzione della coscienza

Cardoso illustra a Pereira la teoria filosofica della “confederazione delle anime”, che spiegherà a Pereira e al lettore il funzionamento del moto di coscienza che lo anima, il cosiddetto "io dominante".  

Sostiene Pereira e la rivoluzione della coscienza

«Lei che può scrivere su un giornale, scriva quello che succede, faccia sentire che non è d'accordo»

«Signora, io non sono Thomas Mann, traduco racconti dal francese…non saprei fare di più…»

«Lo crede davvero? Forse tutto si può fare, basta averne la volontà»

 

Concepito in una sera del settembre 1992, scritto in due mesi nell’estate dell’anno seguente, Sostiene Pereira (pubblicato poi nel 1994) è una delle opere più importanti del secondo Novecento italiano e il romanzo di maggior successo di Antonio Tabucchi (1943-2012).

Lo scrittore sostiene che Pereira (cognome ripreso da Eliot, ma in portoghese, è un cognome ebraico) era “un personaggio in cerca d’autore”, ispirato a un giornalista portoghese esiliato durante la dittatura. salazarista.

 

La vicenda è ambientata a Lisbona nel 1938. Pereira è un giornalista con una lunga esperienza nella cronaca nera, di cui si è occupato per il maggiore quotidiano nazionale portoghese. Da poco tempo lavora al Lisboa, un giornale pomeridiano di recente fondazione, di ispirazione cattolica, dove gli è stata affidata la pagina culturale. Cercando idee per impostarla, in assenza del direttore, nella noia estiva Pereira legge su una rivista un saggio filosofico sulla morte.

 

L’argomento lo ossessiona da quando ha perso la moglie, malata di tisi. S'imbatte così nell'autore del contributo, il giovane Monteiro Rossi, neolaureato in Filosofia, comunista, o meglio, "romantico senza speranza" sostiene Pereira.

La conoscenza con l'impeto rivoluzionario del giovane e i fatti che sempre più deviano verso un regime fascista suscitano in Pereira un moto, seppur ancora senza colorito, un sibilo della coscienza che si ribella a tutto questo. Per curare l'obesità si reca dal medico-psicologo Cardoso, stringendo infine amicizia.

 

Cardoso illustra a Pereira la teoria filosofica della “confederazione delle anime”, che spiegherà a Pereira e al lettore il funzionamento del moto di coscienza che lo anima, il cosiddetto "io dominante".  

 

Nel finale del romanzo, gli sgherri di Franco e Salazar uccidono Monteiro Rossi e Pereira decide di scegliere: pubblica sul giornale la denuncia dell’omicidio del ragazzo e decide di partire della sua Lisbona, che ormai non è più quella che lui amava tanto. Sembra che il narratore sia esterno ai fatti e che ne abbia solo un’esperienza indiretta.

 

Quella che sulle prime sembra la raccolta di una deposizione, a un’attenta analisi appare invece un abile espediente narrativo, utile a creare una vaga ma persistente impressione dietro cui lavora un dispositivo più complesso. Tra una ripetizione e l’altra del sintagma, il narratore si cala nella vicenda al pari di un osservatore diretto dei fatti.

 

Tabucchi esprime un’idea di letteratura come arte medianica, capace di far percepire un mondo nel mondo, o oltre il mondo stesso, dove i personaggi non nascono dal loro autore ma gli si rivelano, chiedendo che la loro presenza – incorporea, ma non per questo meno reale di quella “mondana” – sia tradotta da quell’interregno della fantasia creatrice al mondo dei corpi e dei lettori. Pereira è un eroe inconsapevole, un uomo comune, generoso oltremodo che si trova davanti un mondo che non riusciva a vedere, cosa che riesce a fare solo tramite il sentimento di paternità verso Monteiro Rossi e la nostalgia della giovinezza

 

Personifica l'insoddisfazione e l'apatia (o nostalgia di sé come Tabucchi da commentatore di Pessoa sostiene) che è una malattia non solo dell'uomo comune e che porta alla banalità del male nel Novecento, ma anche e soprattutto di quello moderno. Solo il gesto finale lo riporterà a sentirsi giovane e a non pensare più alla morte... E’ forse il caso di chiamarla “banalità del bene”, la forza oscura a Pereira che gli fa subire un percorso di formazione... dalla rassegnazione all’agire. Agire che nasce dalla rivoluzione della coscienza che si esplica in un atto rivoluzionario: la denuncia al giornale, fare il mestiere di giornalista dicendo la verità, denunciando i soprusi della società, crearsi una coscienza capace di ribellarsi alle ingiustizie, un io dominante che sprona ad uscire dall'apatia della massa e diventare un individuo vivo.

 

L'opera di Tabucchi invita a viversi, a scegliere, ad agire per la libertà, seguendo le ragioni del cuore, perché le ragioni del cuore sono le più importanti, sostiene Pereira.

 

Giulia Zinedine Fuschino