Il Catalogo delle donne valorose di Serena Dandini

Le donne come le rose mettono radici, sono resistenti, sopportano le avversità e nonostante la mancanza di cure rifioriscono baldanzose a ogni primavera

Il Catalogo delle donne valorose di Serena Dandini

Ricordare ogni anno la donna l’8 marzo non significa esaltare la sua presenza quotidiana nella società dove è ben qualificata in ogni sua sfumatura di identità e di ruoli. Ma quel che sembra più necessario, in una società dove sempre più forte si sente l’esigenza di dare il giusto valore alle cose che esistono e che danno vita ad altre cose, è trovare la strada giusta per non cadere nella retorica.

La giornalista, scrittrice, conduttrice e autrice tv, Serena Dandini, nel suo libro Il catalogo delle donne valorose (Mondadori), restituisce alla donna quella sacralità e originalità respinta, nascosta e trafugata nel tempo lontano e vicino. Lei parlerà di ben trentaquattro donne, avanguardiste, controcorrente, a volte incomprese, ma sempre forti e pronte a lottare per raggiungere traguardi inarrivabili, a volte impensabili.

A ciascuna di esse è stato abbinato un fiore, quasi a delinearne la personalità con la leggiadria o la irregolarità o ancora la trasparenza, perché in ogni fiore venga riconosciuto il punto di arrivo e di partenza delle donne dimenticate dalla storia, che non hanno ricevuto riconoscimenti importanti, ma hanno lottato per un mondo nuovo, salubre, ricco di amore e di cultura.

I meravigliosi collage di Andrea Pistacchi ne anticipano la storia della vita, donne immerse nella loro simbolica essenza sempre accompagnate dal fiore, metafora della loro profonda natura umana e civile.

Così scorrono le vite di Ilaria Alpi, la giornalista uccisa mentre indagava su scomode verità; Ipazia, che nel IV secolo, contro i divieti ecclesiastici, osò scrutare il cielo per rivelare il movimento dei pianeti; Olympe de Gouges, autrice nel 1791  della rivoluzionaria Dichiarazione della donna e delle cittadine.

Un libro che lascia sognare piegandosi sui particolari più teneri e più sprezzanti della fatica delle donne, quella di affermarsi ed esistere pur possedendo un corredo genetico e psicologico di gran valore da non confondersi con la banalità di ogni tipo di società o di epoca che le ha attraversate.

Allora viene da pensare quale lo scopo della loro relegazione a punti di un immenso universo  che rimangono poco evidenti, quasi scoloriti, cancellati dalla superficialità e dall’idiozia di una società maschilista?

Lo scopo è proprio quello di ignorarne la capacità della donna di armonizzare con l’Universo, il grande cosmo delle passioni, la duplicità e la vicinanza conquistata, a fatica, ma che ha reso forte il mondo maschile. Lo stesso che manca di quell’armonia quasi connaturata alla donna che dà la vita e la rigenera ogni giorno nel suo cammino, tortuoso, amabile, ma pur sempre ineguagliabile.

Donne come Cristina Di Belgioioso, Vanessa Bell, Anna Pavlona ed altre ancora che rimangono nella memoria di questa umanità disattenta per i passi decisi con i quali hanno solcato il palcoscenico della vita.

“Qualcuno, io dico, si ricorderà di noi nel futuro”

Saffo