GONZALO RABANAL: IL PADRE IN SCENA E GLI ORRORI DELLA DITTATURA

CULTURA E ATTIVISMO. Nuova rubrica a cura di Kyrahm per WordNews.it

GONZALO RABANAL: IL PADRE IN SCENA E GLI ORRORI DELLA DITTATURA


 

Nelle sue performance pubbliche, in Cile, coinvolgeva suo padre come simbolo e denuncia degli orrori che avvenivano negli anni della dittatura di Pinochet quando, per molto meno, si rischiava di sparire per sempre dalla circolazione. Il suo nome d'arte fu più che uno pseudonimo artistico una vera e propria copertura di resistenza e la sua opera costituisce un’importante riflessione storica sull'oppressione, configurandosi come portavoce di un significativo messaggio per la libertà.

Parliamo del cileno Gonzalo Rabanal, che ha contribuito in modo significativo allo sviluppo della performance art in Cile, fondatore e direttore della Biennale Deformes. Nella sua carriera artistica, ha esplorato anche il terreno della poesia e della comunicazione audiovisiva, ma il suo lavoro è rimasto sempre intenso e autentico, lontano dall'essere autoreferenziale pur essendo profondamente autobiografico. Nato nel 1959 a Santiago del Cile, le sue opere sono sature di segni e simboli connessi con il suo vissuto intimo e con la storia del suo paese.

La metafora corpo-territorio, la dicotomia vita privata-azione politica, il “patriarca” come archetipo di memoria e ferita, autorità e imposizione compongono le fondamenta del suo lavoro.

Incontrai Gonzalo nel 2013, in occasione della realizzazione del documentario "Oltre il corpo - evoluzioni dal mondo della performance art", ospite del festival Mutazioni, un'iniziativa patrocinata dall' Ambasciata del Cile con performance artist provenienti da diverse parti del mondo.

Mi ha raccontato che il suo primo approccio ancora inconsapevole con la performance fu quando aveva tre anni, ma la pratica ufficiale iniziò nel 1987 con il collettivo Black Angels.

Gonzalo Rabanal: "La performance ci ricorda che il nostro corpo e la nostra esistenza è precaria ed effimera. Nel mio lavoro cerco di mettere in relazione il linguaggio della performance con la mia memoria biografica, i miei affetti, le mie emozioni. La performance è un atto di presenza imprevedibile, che si verifica quasi sempre in situazioni di incertezza e ci fa riflettere sul fatto inesplicabile dell’essere in vita”.

La performance è un'arte che ci mette a nudo. È a partire dalla verità dei corpi che si entra in connessione con i rituali ancestrali e con gli aspetti più intimi dell'essere umano. La performance è un linguaggio universale che non ha bisogno di essere tradotto, ma che può essere compreso senza proferire parola.

Credit foto: Gonzalo Rabanal in performance per Mutazioni Humane e Pensiero, ph Silvia Valeri

 

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