Tg L’Abuso, online la puntata numero 15

La risposta dell’Unione Europea all’istanza della Rete L’Abuso, le accuse di abusi ad un vescovo svizzero, aggiornamenti su un processo ad Enna, un anno dalla pubblicazione di “Vatican Shock: le radici oscure del caso Orlandi” le notizie di questa settimana.

Francesco Zanardi – L’UE risponde all’istanza della Rete L’ABUSO. La comunicazione ai Membri

Petizione n. 0354/2023 – Le osservazioni della Commissione Petizioni

La Commissione è impegnata a combattere l’abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori. Il 24 luglio 2020, la Commissione ha pubblicato una strategia globale dell’UE per una lotta più efficace contro l’abuso sessuale di minori.

La strategia definisce otto iniziative concrete per combattere questi crimini online e offline, utilizzando tutti gli strumenti disponibili a livello UE, legislativi e non legislativi, come finanziamenti. In particolare, un’iniziativa chiave della strategia è garantire la completa attuazione della normativa vigente.

La Direttiva 2011/93/UE2 stabilisce norme minime relative alla definizione penale di reati e sanzioni in materia di abuso e sfruttamento sessuale di bambini, materiale di abuso sessuale e adescamento di minori a fini sessuali. Richiede agli Stati membri adottare una serie di misure per prevenire gli abusi sessuali sui minori, come programmi di intervento per gli autori di reato, campagne di educazione e sensibilizzazione. La Direttiva stabilisce inoltre degli standard e obblighi per gli Stati membri in relazione ai procedimenti giudiziari e all’assistenza e misure di supporto per i minori vittime. Gli Stati membri sono tenuti a recepire la direttiva nei propri sistemi legislativi nazionali.

Quanto alla denuncia dei reati, l’art. 16 rimuove gli ostacoli che potrebbero impedire la segnalazione, ma lo fa senza imporre un obbligo. Le regole di riservatezza imposte dalla legislazione nazionale su alcuni i professionisti il ​​cui compito principale è lavorare con i bambini non devono costituire un ostacolo alla possibilità, per tali professionisti, di segnalare qualsiasi situazione ai servizi competenti dove hanno fondati motivi per ritenere che un minore sia vittima di reati commessi dalla direttiva. Inoltre, impone agli Stati membri di adottare le misure necessarie per incoraggiare chiunque sia a conoscenza o sospetti che siano stati commessi reati previsti dalla Direttiva, a segnalare l’accaduto ai servizi competenti.

Un obbligo potrebbe essere considerato nell’imminente revisione della Direttiva.

Per quanto riguarda il certificato, per contrastare i rischi che i delinquenti possano riottenere l’accesso ai minori attraverso attività di lavoro o di volontariato, l’art. 10 della Direttiva attribuisce questo diritto ai datori di lavoro e reclutamento per attività professionali e di volontariato che comportano uno stretto contatto con i bambini a richiedere i precedenti penali delle persone da assumere. Obbliga inoltre gli Stati membri a fornire il casellario giudiziale quanto più completo possibile in risposta a tali richieste, ricorrendo al sistema europeo di informazione sui casellari giudiziari, ove opportuno, e a qualsiasi altra fonte adeguata di informazioni.

Per garantire il rispetto degli obblighi sopra menzionati, la Commissione monitora attentamente l’attuazione della Direttiva 2011/93/UE negli Stati membri, compresa l’Italia, continua ad avvalersi dei poteri conferiti loro dai trattati nella misura necessaria per garantire una piena e completa implementazione.

La Commissione sta preparando una revisione della direttiva. In questo contesto si sta valutando una possibile inclusione dell’obbligo per gli Stati membri di introdurre un obbligo, almeno per professionisti che lavorano a stretto contatto con i bambini nei settori dell’istruzione, dell’assistenza all’infanzia e della sanità, a segnalare alle autorità competenti se hanno fondati motivi di ritenere che è stato commesso o rischia di essere commesso un reato ai sensi della presente direttiva.

Un altra un’eventuale modifica potrebbe mirare a rendere obbligatoria la richiesta del casellario giudiziale a datori di lavoro che reclutano per attività professionali e di volontariato che comportano uno stretto contatto con bambini.

Conclusione

Si raccomanda di informare il ricorrente che, pur non sussistendo ancora alcun obbligo derivante dalla legislazione dell’UE impone ai singoli individui di denunciare gli abusi sessuali su minori alle autorità competenti, creando un obbligo legale, almeno per le persone che hanno contatti regolari con i bambini in virtù della loro professione, è attualmente allo studio.

Inoltre, la Commissione sta anche valutando controlli obbligatori dei precedenti personali per le persone assunte per attività professionali e volontarie attività che comportano un contatto stretto e regolare con i bambini.

Federica Tourn – Un vescovo svizzero accusato di abusi sessuali

Non si ferma l’onda lunga delle denunce di abusi sessuali nella Chiesa cattolica svizzera. L’ultimo episodio in ordine cronologico è arrivato a toccare i vertici della gerarchia ecclesiastica. L’attuale vescovo di Losanna, Ginevra e Friburgo, Charles Morerod, ha dichiarato che in base ad una testimonianza, il suo predecessore Bernard Genoud – deceduto nel 2010 – avrebbe abusato sessualmente di una 19enne. La violenza si sarebbe ripetuta più volte, nel periodo in cui Genoud insegnava filosofia al Collège du Sud di Bulle (Friburgo). È il primo caso a coinvolgere una personalità di tale rango.

Morerod ha specificato che la presunta vittima, che verserebbe in uno stato di “grande sofferenza”, ha chiesto di rimanere anonima e per questo la Chiesa non indica il periodo in cui si sarebbero verificati gli episodi. La donna ha contattato l’attuale vescovo alcuni mesi fa. Già vittima di abusi in passato in altre circostanze, la donna si era rivolta a Genoud – che era amico dei suoi genitori –  proprio per confidarsi sulle violenze, ma questi avrebbe abusato della situazione. Parlando con Morerod – lui stesso un ex allievo di Bernard Genoud – la donna avrebbe detto di “essersi liberata di un peso, anche se il percorso è doloroso da intraprendere”.

L’attuale vescovo ha dunque lanciato un appello a testimoniare, perché la lunga carriera da insegnante del suo predecessore potrebbe celare ulteriori vittime. Ordinato prete nel 1968, Bernard Genoud ha insegnato al Collège du Sud dal 1976 al 1994, ma ha lavorato come docente anche in altre scuole fra gli anni Settanta e Novanta. È stato vescovo dal 1999 fino al suo decesso nel 2010. L’obiettivo, ha detto Morerod, è “liberare la verità”. Perché “è compito della Chiesa non lasciare senza risposta la sofferenza di vittime schiacciate dal peso di un silenzio insopportabile”.

La Chiesa cattolica svizzera continua così a essere travolta da una bufera di rivelazioni sconcertanti. Dopo la pubblicazione, nello scorso settembre, del primo studio scientifico sulla materia, realizzato dall’Università di Zurigo, si sono infatti succeduti gli annunci di nuovi casi.

A novembre Felix Gmür, vescovo di Basilea e presidente della Conferenza dei Vescovi svizzeri (CVS), e Joseph Maria Bonnemain, vescovo di Coira, sono stati ricevuti in Vaticano da Papa Francesco. L’incontro è stato l’occasione per presentare al pontefice un insieme di iniziative prese dai vertici della Chiesa cattolica svizzera per affrontare l’attuale situazione e per prevenire che casi analoghi possano verificarsi in futuro.

Fonte:

https://www.tvsvizzera.it

Pierelisa Rizzo – «Le chat non sono manipolate»: la conferma del perito nel processo al prete per violenze sessuali su minori a Enna

Non ci sarebbe stata alcuna manipolazione, nessuna modifica e nessuna alterazione negli  screenshot della chat, che era stata ammessa dal tribunale di Enna nel processo per violenza sessuale aggravata a danni di minori in cui è imputato il sacerdote Giuseppe Rugolo. Lo ha certificato in aula un perito che ne ha confermato la corrispondenza con l’originale. La chat riguarda una conversazione tra l’archeologo Antonio Messina, che ha denunciato il prete per gli abusi subiti quando era minorenne, e che da ultimo è stato, a sua volta,  querelato dal sacerdote per diffamazione, e una sua amica. Un dialogo che proverebbe, all’epoca dei fatti, le violenze subite dalla vittima. Ancora una volta, come era già successo nel corso della scorsa udienza,  di un processo che si celebra a porte chiuse per «esigenze di riservatezza», è saltata la requisitoria della pm Stefania Leonte. Un ulteriore rinvio che, in questo caso, si è reso necessario per via dell’assenza,  giustificata per malattia ,  di uno dei giudici che compongono il collegio per cui la requisitoria è slittata alla prossima udienza che è già stata fissata per mercoledì 10 gennaio. In quella stessa data ci saranno le conclusioni degli avvocati delle parti civili. Appuntamento successivo per martedì 13 febbraio con i legali dei responsabili civili,  la diocesi di Piazza Armerina  e la parrocchia di San Giovanni Battista di Enna. e gli avvocati difensori dell’imputato. La sentenza, con le eventuali repliche,  è prevista per martedì 5 marzo.

Fonte (meridionews.it)

Alessio Di Florio – Un anno fa la pubblicazione “Vatican Shock: le radici oscure del caso Orlandi”

Il 9 dicembre 2022 sul canale youtube del blog d’inchiesta giornalistica Notte Criminale è stato pubblicato da Alessandro Ambrosini e Marco Milioni il video “Vatican Shock: le radici oscure del caso Orlandi” con l’audio di alcune dichiarazioni nel 2009 di Marcello Neroni. La scomparsa di Emanuela Orlandi «trova una nuova chiave di lettura attraverso le parole di un insider della Banda della Magliana» si legge nella presentazione del video.

Dodici mesi dopo Ambrosini su facebook ha pubblicato un riassunto di quanto accaduto dopo la pubblicazione. «Dodici mesi fa, io e Marco Milioni, pubblicammo l’audio che “rubai” a Marcello Neroni. La “spia alla francese” della Banda della Magliana. Una registrazione sul “caso di Emanuela Orlandi”che costrinse il Vaticano ad aprire un’inchiesta, dopo 40 anni. Indignò il Papa, a tal punto da parlarne nell’Angelus domenicale. Spinse la Procura di Roma a riaprire un fascicolo chiuso alcuni anni prima, moralmente impegnò il Parlamento a istituire una commissione d’inchiesta per indagare sulla sparizione della giovane cittadina vaticana. Vero o falso, quel documento che ho trattenuto nei miei cassetti per 13 anni, ha svolto il suo ruolo. In questi dodici mesi, il Vaticano ha giocato a silenziare questa particolare registrazione. Ha nascosto l’argomento e il personaggio registrato, “sotto il tappeto”. Ha “secretato” l’intera inchiesta, dando pubblicamente esito solo di testimonianze inutili. Gettando fumo sugli occhi. Non si scorda niente».

«E purtroppo non è finita – ha commentato Pietro Orlandi – La commissione è passata anche al Senato, è diventata legge, bene. Manca solo che tutti i partiti consegnino i nominativi ai presidenti di camera e senato. Dopo un mese ancora nulla. Chiedo, entro quanto tempo dal voto al Senato devono presentare i nomi? Mi rispondono che questa clausola non è inserita e quindi i partiti non hanno un limite di tempo. Quindi se qualcuno vuole ancora rallentare per non far partire questa commissione basta che ritarda ad oltranza la presentazione dei nominativi del proprio partito. Spero che il mio sia solo un cattivo pensiero».

Federico Tulli – Il potere e la colpa

Cose che difficilmente vedrete accadere in Italia. Nel pieno del primo scandalo che travolse nel 2010 la Chiesa cattolica tedesca il primo canale televisivo pubblico ARD propose per diverse volte dei faccia a faccia tra vittime di una violenza e sacerdoti anche di alto rango. Uno dei più noti “duelli” avvenne nel corso di un programma dal titolo “I preti e il sesso. Quanta verità accetta la Chiesa (cattolica)?  Il quesito dava anche il titolo a un’inchiesta giornalistica. E anche qui a parte rarissimi casi in Italia raramente ne sono state proposte di simili.

Abbiamo chiesto un commento alla psichiatra e psicoterapeuta Annelore Homberg, presidente di Netforp-Network europeo per la psichiatria psicodinamica: ”Trasmissioni come quelle di ARD hanno avuto il pregio di dimostrare come la Chiesa cattolica si arroghi il diritto di costruire uno Stato nello Stato. Ed è un discorso che ovviamente vale in Germania come altrove. Da psichiatra dico subito che si è vista la patologia della Chiesa, il suo cinismo, l’ipocrisia. E l’incompatibilità dell’impianto giuridico della Chiesa con uno Stato di diritto, per le modalità di gestione sia degli scandali, sia dei rapporti con le vittime. Oltre alla distruzione che il violentatore provoca nella vita delle vittime, e che una di queste seppur segnata profondamente è riuscita a denunciare pubblicamente con estrema lucidità, c’è la violenza e l’assoluta mancanza di senso civico dei vescovi che li hanno “coperti”. Approfittando del fatto che le vittime, dato che vengono dall’ambiente cattolico, si rivolgono spesso prima a loro che alle autorità civili”. Così il crimine viene immediatamente insabbiato, col pretesto che si devono fare delle indagini interne, diciamo noi.  «Ma ovunque nel mondo la pedofilia è un reato che deve essere perseguito dalle autorità preposte», osserva dal canto suo la dottoressa Homberg. E non da compiacenti vescovi, come quello apparso in un’altra trasmissione di ARD, che continuava a sostenere che il suo prete, scaricando materiale pedo-pornografico da Internet, era «caduto in una trappola», come se vi fosse stato spinto da quei bambini violentati. Commenta la psichiatra: “Allora il “male” sarebbe nei ragazzini? La pedofilia è “colpa” loro? Temo che questo sia un pensiero non tanto latente in seno alla Chiesa. Psichiatricamente un pensiero interessante però non è un pensiero tanto sano”.