Volare, Vivere, Essere: ritrovare il senso del nostro hic et nunc sulle ali di Icaro

“The second Life of Icarus” è l’ouverture del nuovo viaggio del maestro pordenonese: a sei anni di distanza da “Nocturne”, è di imminente uscita per la celebre casa discografica Believe il suo nuovo album.

Volare, Vivere, Essere: ritrovare il senso del nostro hic et nunc sulle ali di Icaro

Librarsi in volo e non cadere, elevarsi e non precipitare, spiegare le ali e non lasciarle bruciare: questa la seconda vita di Icaro, quella che il maestro Remo Anzovino, uno dei massimi esponenti della musica strumentale italiana, compositore  estremamente originale e innovativo sulla scena musicale nazionale e internazionale –è appena rientrato, infatti, da una straordinaria ed acclamata tournée in Giappone–, ha immaginato per il figlio di Dedalo, in un’armonica dialettica tra volo-desiderio-caduta.

 

“The second Life of Icarus” è l’ouverture del nuovo viaggio del maestro pordenonese: a sei anni di distanza da “Nocturne”, è di imminente uscita per la celebre casa discografica Believe il suo nuovo album, quale straordinario omaggio al suo viaggiatore immobile – il pianoforte! –, dal titolo “Don’t forget to fly”.

Un titolo emblematico, un titolo programmatico, un manifesto parenetico per l’animo di ciascuno.

La nostra vita si sostanzia quotidianamente di cadute e risalite, baratri e vette, abissi e cime, in un fluire misterioso di parabole ascendenti e discendenti, tra chiaroscuri caravaggeschi, con quel mirabile contrasto tra luci ed ombre, con uno sguardo profondissimo che si inabissa nel porto sepolto dell’Io per poi riemergere alla luce e disperdere così il suo canto, spingendosi oltre la finestra di Hopper, oltre la siepe di Leopardi per immaginare interminati spazi e sovrumani silenzi di là da quella.

 

L’immaginazione, il mondo dell’onirico, il vago e l’indefinito sono le dimensioni di cui abbiamo bisogno per vivere a pieno i nostri desideri, per non rinunciare ai nostri sogni, e di cui  Anzovino ci fa riappropriare, grazie al volo della sua musica, aggrappandoci alle ali di Icaro e volteggiando con lui nell’aria, per (ri)prendere un posto tutto nostro, (ri)occupare uno spazio tutto nostro, (ri)assumere un’identità vera, scevra dalle finzioni di comodo e di necessità, un’identità che ci connoti e contraddistingua nella nostra preziosa unicità e peculiarità, nell’autenticità del nostro essere, liberi e liberati, senza il timore delle etichette, senza l’angoscia attanagliante dei giudizi altrui, senza l’ossessione della pedissequa osservanza e rispondenza alle convenzioni sociali.

 

Lasciamoci attrarre dal fischio del treno di Belluca, e seguiamolo senza remore, perché è il solo che ci consente di evadere, travalicando muri e trovando maglie rotte nella rete, portandoci così in spazi e tempi lontani, laddove potremo vivere davvero la Vita e abbandonare il teatro della Forma, dove potremo essere finalmente persone e uscire dalle maschere dei personaggi. Le ali di Icaro, proprio come il fischio del treno, ci potranno restituire quel vitale “respiro d'inverno” che, solo, ci consentirà di vivere una seconda vita, ma per noi la prima: quella vera, autentica, reale ... pur se in un meraviglioso irrinunciabile sogno!!!

 

Il Maestro Remo Anzovino conferma ancora una volta lo straordinario potere dell’Arte: aiutare a Volare, quindi a Vivere, ossia ad Essere, prendendo ARIA nella frenesia dell’hic et nunc, nella prigionia delle fissità e rigidità sociali.