6 aprile 1944: entra in funzione il forno crematorio di San Sabba
Si calcola che siano stati all’incirca 8000 i prigionieri passati per la risiera, 3500 di questi, approssimativamente, sono stati uccisi e cremati qui. Sono riportati alcuni casi, come quello della partigiana Cecilia Deganutti, in cui i prigionieri furono bruciati vivi nel forno crematorio.
La risiera di San Sabba, fabbrica di fine Ottocento nell’omonimo quartiere periferico triestino, fu tramutata in un campo di prigionia per militari italiani subito dopo l’8 settembre, vale a dire quando le truppe naziste presero controllo diretto della zona giuliano-istriana a seguito dell’Armistizio che sanciva la fine dell’alleanza con l’Italia fascista.
Già il mese successivo viene convertito in Campo di detenzione di polizia, destinato sia allo smistamento dei deportati in Germania e in Polonia e al deposito dei beni razziati, sia alla detenzione ed eliminazione di ostaggi, partigiani, detenuti politici ed ebrei, facendone dunque l’unico centro sul territorio italiano espressamente finalizzato all’uccisione in loco dei prigionieri.
Per tale motivo, le SS dotarono San Sabba dell’unico forno crematorio presente in un campo italiano, che venne messo per la prima volta in funzione il 6 (altre fonti riportano il 4) aprile del 1944, per lo ‘smaltimento’ dei cadaveri di 70 fucilati il giorno precedente.
Si calcola che siano stati all’incirca 8000 i prigionieri passati per la risiera, 3500 di questi, approssimativamente, sono stati uccisi e cremati qui. Sono riportati alcuni casi, come quello della partigiana Cecilia Deganutti (WikiANED 26 ottobre), in cui i prigionieri furono bruciati vivi nel forno crematorio.
Il campo triestino rimase attivo fino alla fine dell’aprile ’45, quando i nazisti, prima di fuggire, distrussero il forno e la ciminiera, prove inconfutabili di quanto era lì avvenuto.
Nel 1976 prese il via il processo per omicidio plurimo pluriaggravato continuato il comandante della risiera, Joseph Oberhauser, che avrebbe ricevuto una condanna all’ergastolo in contumacia poi mai scontata, mentre altri imputati erano già morti prima o durante il processo.
Dal 1965, per decreto del Presidente della Repubblica, la risiera di San Sabba è monumento nazionale.
Per approfondire:
F. Fölkel, La Risiera di San Sabba, Mondadori, Milano, 1979;
A. Scalpelli (a cura di), San Sabba. Istruttoria e processo per il Lager della Risiera, 2 voll., ANED – Mondadori, Milano, 1988;
fonte: ANED - Associazione Nazionale ex Deportati nei Campi nazisti