A che punto siamo con la stampa in Italia?
Secondo “Reporter senza Frontiere” l'Italia è al 41esimo posto di libertà di stampa
«La libertà di stampa in Italia - si legge nella scheda Paese del World press Freedom index 2023 - continua ad essere minacciata dalla criminalità organizzata, in particolare nel Meridione, oltre che da vari gruppi estremisti violenti. Attacchi che sono notevolmente aumentati durante la pandemia e continuano a ostacolare il lavoro dei professionisti dell'informazione, soprattutto durante le manifestazioni».
Secondo quanto comunicato dall'Ordine dei Giornalisti, in Italia sono 250 i giornalisti sottoposti a vigilanza di cui 22 sotto scorta.
L'articolo 21 della nostra Costituzione recita così: “Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola. Lo scritto o ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.
Ma siamo sicuri che sia così?
Soprattutto durante quest'anno assistiamo ad un crescendo di censure o di “eliminazioni” di programmi giornalistici senza un motivo apparente o con delle futili scuse.
Sicuramente i due episodi più gravi e che si ricordano di più sono l'eliminazione dai palinsesti televisivi del programma Non è l'arena condotto da Massimo Giletti e l'eliminazione dalla Rai del programma Insider di Roberto Saviano. Poi, in precedenza, abbiamo assistito all'uscita dalla Rai di Fabio Fazio, Luciana Littizzetto e Bianca Berlinguer. Possano piacere o meno ma questo è un piccolo segnale di un giornalismo libero.
Oltre a questo vediamo approvate delle norme che vanno a limitare sempre di più il giornalismo in Italia, soprattutto quello di inchiesta, con la limitazione della pubblicazione di intercettazioni e la non-possibilità, da parte dell'autorità inquirente, di non poter dire nulla nelle varie conferenze stampa dopo gli arresti, famoso è il caso di Nicola Gratteri, procuratore a Catanzaro, che dopo un'inchiesta disse:
“Abbiamo arrestato 200 presunti innocenti. Di più non posso dire. Dite ai vostri editori di lamentarsi con i propri referenti politici per queste limitazioni”.
Inoltre assistiamo sempre di più ad un giornalismo finanziato completamente da partiti politici e che, nel bene o nel male, faranno sempre i loro interessi senza se e senza ma. Poi, a tutto questo, si unisce la scomparsa di giganti dell'informazione, come Andrea Purgatori e Michela Murgia, e il quadro si completa.
Sicuramente, in confronto al 2022, siamo saliti nella classifica di libertà di informazione, ma siamo sicuri di essere così liberi?
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