A Chieti «voglio stare con te», la condivisione concreta con gli ultimi

Natale, Capodanno, feste comandate e giorni feriali. La Capanna di Betlemme anche in queste ultime settimane ha donato il suo cammino umano e solidale.

A Chieti «voglio stare con te», la condivisione concreta con gli ultimi

«Passata la festa, gabbato lo santo» recita il detto popolare. Sintetizzando egregiamente quel piccolo mondo antico ma perpetuo, borghese e apparente, nel quale siamo costantemente immersi. Sono passate le feste e, con esse, i tantissimi messaggi che hanno inondato i cellulari, i computer e le ore di tutti. Una lente a dir poco deformata della realtà che ci circonda: dagli «auguri» che, rito implacabile di ogni anno, trasuderebbe un mondo ricolmo di generosità, solidarietà, nobiltà d’animo, umanità. Se fosse vero anche solo un millesimo di quel che viene scritto e inoltrato in quegli auguri non dovrebbero esistere egoismo, povertà, emarginazione, abbandono, saremmo un paradiso in terra al livello che il povero San Pietro si sarebbe potuto dimettere dall’uscio del paradiso ultra terreno da tempo. Ma così non è. Prima, durante e dopo questo periodo festivo, davanti l’evolversi della situazione sanitaria, il vero volto dell’attuale asocietà si è svelato. Nelle discussioni e nei confronti (o, per esser più precisi, gli scontri) prevalgono l’interesse personale, il pensiero a se stessi, al proprio io e alle proprie vacue quotidianità.

Nei pranzi e nei cenoni, nei luccichii e nel lusso di troppe tavole imbandite, negli scontri sull’emergenza sanitaria, ci sono rimossi che pesano come macigni. Sono passati decenni ma gli auguri scomodi di don Tonino Bello busserebbero ancora alle nostre porte. Trovandole quasi sempre chiuse, serrate a doppia mandata.

«Giuseppe, che nell’affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro. Gli angeli che annunciano la pace portino ancora guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che poco più lontano di una spanna, con l’aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano popoli allo sterminio della fame».

E, poi, ci sono luoghi dove le porte non possono essere scardinate perché non esistono. Dove il prossimo scalda il cuore e l’animo non trova mai pace, irrequieto di fronte ad ognuno dei fratelli e delle sorelle lasciati fuori dalle sbornie e dall’opulenza trionfante anche, se non soprattutto, in questo periodo. La «Capanna di Betlemme» della Comunità Papa Giovanni XXIII (fondata da don Oreste Benzi) a Chieti, di cui abbiamo già raccontato altre volte in questi anni, è stella cometa in questo cammino. Una luce che dal capoluogo abruzzese s’irradia e riscalda, chiama a raccolta le coscienze e concretamente, ogni giorno, porta avanti un cammino che è dono prezioso per tutte e tutti noi. La testimonianza e il racconto della quotidianità della Capanna e di Luca Fortunato, colonna e anima di questa straordinaria realtà, costantemente pubblicata anche su facebook, è una carezza rude e allo stesso tempo balsamo. Senza fronzoli della retorica, senza particolari artifici della lingua italiana, sono il diario di un viaggio perenne, di incontri e testimonianze, di cuori e vite. Toccano con mano le carni vive di coloro che non hanno un tetto e un pasto caldo, delle periferie esistenziali della nostra società, dei drammi che si consumano a pochi passi e di quelle vite ricche di quella ricchezza che non si vede che col cuore.

«Voglio stare con te» non è stato solo uno slogan buttato lì come titolo di un evento. È stato messaggio vero, incarnato e concretizzato, che ha attraversato il Natale e il Capodanno come ogni giorno del calendario. Stare per rimanere, stare per camminare insieme, stare per condividere ed aprirsi, alla scuola dei poveri (come testimoniò da Korogocho Alex Zanotelli) e concretamente esserci per chi non ha casa e beni materiali ma non solo. Alla «Capanna di Betlemme» di Chieti, ha raccontato Luca Fortunato come riportato da SempreNews, anche la fine del 2021 è stata vissuta «all'insegna della prossimità e non della solitudine, all'insegna della festa dell'amicizia, dello sballo di una vita che sia piena di relazioni piuttosto che della solitudine interiore che porta allo sbando e allo sballo». «Voglio stare con te» nelle ore del passaggio dal 2021 al 2022 e nelle ore del Natale. Più di qualsiasi parola e descrizione, imperfetta come son sempre le parole su un foglio o un monitor, in quest’articolo la miglior testimonianza, documentazione, racconto è il diario sulla pagina facebook della Capanna. In queste settimane e sempre, per conoscere e assaporare la bellezza vera di quell’insurrezione della bontà che vive e si dona ogni giorno.

WORDNEWS.IT © Riproduzione vietata

 

LEGGI ANCHE

«Finché gli ultimi non saranno i primi»

https://www.wordnews.it/finche-gli-ultimi-non-saranno-i-primi

Capanna di Betlemme di Chieti: un appello per chi sarà in difficoltà economica

https://www.wordnews.it/capanna-di-betlemme-di-chieti-un-appello-per-chi-sara-in-difficolta-economica

Una ciliegina sulla torta della prossimità e amicizia con i più bisognosi di tutto l’anno

https://www.wordnews.it/una-ciliegina-sulla-torta-della-prossimita-e-amicizia-con-i-piu-bisognosi-di-tutto-lanno

Un impegno comune per rendere visibili gli invisibili

https://www.wordnews.it/un-impegno-comune-per-rendere-visibili-gli-invisibili