Agli imprenditori del Nord fa comodo mollare i rifiuti alle mafie, coscienti di farlo

SECONDA PARTE/Intervista a Piernicola Silvis in occasione del suo recente incontro a Vasto con studenti dell’Istituto Palizzi e del Liceo Pantini-Pudente.

Agli imprenditori del Nord fa comodo mollare i rifiuti alle mafie, coscienti di farlo

Comprendere le mafie per andare oltre narrazioni semplicistiche e che non portano ad un impegno civile e sociale reale. Approfondire i meccanismi, le dinamiche e le realtà per essere coscienti. È una delle riflessioni che si può trarre dal recente incontro tenutosi a Vasto con Piernicola Silvis da alcune classi dell’Istituto Palizzi e dal Liceo Pantini-Pudente.

In occasione dell’incontro abbiamo posto alcune domande a Silvis, partendo da quanto emerso durante la mattinata con i ragazzi e dai temi del saggio “Comprendere la mafia”, edito dalla Luiss. Tra i settori in cui più le organizzazioni mafiose sono presenti, agiscono, corrompono e devastano sono quelli ambientali. La gestione del ciclo dei rifiuti, il loro smaltimento illegale nelle “terre dei fuochi” italiane sono tra le punta avanzate. Durante l’incontro con i ragazzi e le ragazze Silvis ha rimarcato che oggi le mafie non sono “coppola e lupara”, sono manager, seguono i grandi flussi finanziari, sono protagonisti di imprese criminali transnazionali.

Nel 2017 la Procura Nazionale Antimafia sottolineò, tra le tante, due aspetti. Il primo “al vertice di importanti realtà imprenditoriali – scrive il magistrato Pennisi - proclivi alla sistematica violazione delle norme ambientali, e che godono della simpatia di influenti potentati politici, compaiano personaggi allenatisi nella palestra campana degli anni ’80-90, che vide il ruolo attivo delle più agguerrite organizzazioni camorristiche”, la presenza sempre più massiccia nella gestione cd. “legale” del ciclo dei rifiuti e un’attività sempre più forte nel Nord Italia. Anche questo un ritorno agli anni Ottanta, Nunzio Perrella disse che il Nord “era pieno” e che in quegli anni la camorra aveva smaltito ovunque rifiuti tossici di ogni tipo. Il secondo aspetto, collegato al primo, era che il concetto stesso di ecomafia è superato. In un articolo pubblicato all’epoca su Tiscali Notizie Nello Trocchia sottolineò “La relazione è chiarissima precisando che l'essenza del fenomeno non deve essere cercata: “nelle ingerenze della criminalità mafiosa nello specifico settore, bensì nelle deviazioni dal solco della legalità, per puro e vile scopo utilitaristico”. Nel settore del crimine ambientale bisogna parlare di delitti di impresa, continuare a parlare di ecomafia, tra l'altro, produce due effetti negativi. Da un lato continua ad assegnare al crimine organizzato un ruolo che non ha più se non marginalmente, ma soprattutto non indica la vera responsabile dei disastri consumati in questi anni e scoperti dagli inquirenti: l'impresa italiana”.

Perché questo ritorno, più o meno ciclico, e quale riflessione va tratta dal superamento del concetto tradizionale di mafie ed ecomafie e il passaggio a quello che la Procura Nazionale e Trocchia evidenziarono?

«Perché agli imprenditori, soprattutto quelli del Nord, fa comodo mollare alle mafie i rifiuti industriali pagando un quarto di ciò che pagherebbero per uno smaltimento legale – ci ha sottolineato il dottor Silvis nell’intervista in occasione dell’incontro vastese - E sono perfettamente coscienti di fare affari con un’associazione mafiosa, un atteggiamento di contiguità che si trasforma in complicità».