IL MASSACRO MAFIA-STATO: Attilio Manca è stato ucciso per coprire una latitanza

UN PAESE SENZA VERGOGNA. Lo hanno fatto passare per un tossico. Lo hanno diffamato. Lo hanno calunniato. Sulla scena del crimine sono intervenute le "menti raffinatissime" per coprire, per nascondere. Per mistificare. E' la storia di questo Paese, dal 1860 in poi. Ma questa volta le cose sono andate diversamente. DICIANNOVE ANNI DOPO la luce sta illuminando una delle pagine più vergognose di questo Stato, legato a doppio filo con le mafie.

IL MASSACRO MAFIA-STATO: Attilio Manca è stato ucciso per coprire una latitanza

Viterbo, 12 febbraio 2004. (Diciannove anni fa). In una abitazione viene ritrovato il corpo di un giovane ragazzo. Aveva 36 anni. La macchina del fango, guidata dalle "menti raffinatissime" di questo Paese orribilmente sporco, aveva organizzato tutto. Nei minimi particolari.  

Lui era un medico siciliano, di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina). Si chiama Attilio Manca. La sua storia viene subito marchiata. Con il sangue innocente di chi non aveva colpe.

Era bravo come medico, uno dei migliori. Talmente bravo da essere chiamato ad operare un vecchio decrepito a Marsiglia. Alla prostata. Non stiamo parlando, ovviamente, dell'ex presidente del consiglio (che in queste storie ci finisce sempre). 

Il medico siciliano opera il vecchio con un nome anonimo. Qualcosa va storto. Riconosce il viso del paziente? Quando rientra in Italia per Attilio comincia a scattare l'orologio programmato all'ora della morte. Non si sono accontentati di massacrare un uomo. Lo hanno diffamato. Oggi, nelle carte ufficiali, il dottor Attilio Manca risulta essere un tossico. Causa della morte? Overdose di eroina.

Una storia maledetta, una storia sbagliata. Per tanti anni è calato il silenzio su questa storia. Solo grazie alla tenacia della famiglia Manca non si sono perse definitivamente le speranze.

LATITANZA DI BERNARDO PROVENZANO

Il vecchio decrepito operato a Marsiglia aveva un altro nome: si chiamava Bernardo Provenzano. Il boss di Cosa nostra, quello che prenderà il posto del sanguinario Totò Riina, Tra lo Stato e la mafia c'era (è terminata?) una Trattativa in corso. Riconosciuta con delle sentenze, indipendentemente dalle assoluzioni di circostanza. Il vecchio Provenzano verrà arrestato solo due anni dopo, nel 2006.

Fate pena. 

E' ufficiale: la latitanza protetta di un mafioso non ha fermato o evitato altri omicidi. Se fosse stato arrestato prima si poteva evitare il massacro di Manca e, ad esempio, la morte violenta di Luigi Ilardo, il confidente che portò lo Stato (l'Arma dei carabinieri) davanti al casolare che ospitava il mafioso. Un mafioso, in questo Stato, vale più di altri cittadini. 

Un Paese senza vergogna. Una famiglia che, ancora oggi, continua a chiedere Verità e Giustizia. Come la famiglia Borsellino, la famiglia Ilardo, la famiglia Alfano. E tante, troppe altre. Un latitante ha più valore. Nel Paese delle Trattative questa è la regola. 

Ma la tenacia, a volte, porta ad ottimi risultati. Per adesso le sentenze di Viterbo - dove ancora molti ricorderanno la vergognosa conferenza stampa di due vergognosi magistrati - sono state smentite da due relazioni della Commissione Antimafia. Non è stato un suicidio. E' Stato un omicidio, orchestrato pure male.        

Sono passati 19 anni. Quanti altri ne dovranno passare per ridare dignità ad un uomo? 

Era ovvio? Nulla è ovvio nelle Paese delle mafie. Sino a prova contraria.   

 

«Mio figlio non voleva diventare il medico della mafia. Si è rifiutato ed è stato ammazzato.»

Angela Manca, WordNews.it, 2022 (Per approfondimenti CLICCA sul link a sinistra)

Hanno ammazzato una persona perbene perchè aveva riconosciuto il boss latitante di Cosa nostra. Lo hanno fatto nella totale impunità, grazie alle coperture istituzionali. Le stesse coperture che hanno utilizzato per versare fiumi di sangue. Da Portella della Ginestra (1947) in poi.

- Il massacro di Attilio Manca: un omicidio di Stato-mafia (Per approfondimenti CLICCA sul link a sinistra)


LA MORTE VIOLENTA DI ATTILIO MANCA. La famiglia Manca, come tante altre famiglie italiane, merita uno spazio fisso sugli organi di informazione. Su queste vicende vergognose bisognerebbe aprire una "finestra" fino alla definitiva risoluzione del caso. Noi, insieme a pochi altri, ci siamo. E facciamo nostra la convinzione del poeta Pasolini. Continueremo a battere sempre sullo stesso chiodo. E, sicuramente, non ci fermeranno per stanchezza.

WordNews.it, 2022 (Per approfondimenti CLICCA sul link a sinistra)

 

 

L'INTERVISTA ALL'ON. STEFANIA ASCARI 

Omicidio Manca: «In questa storia ci sono anche gli apparati deviati dello Stato»

L'INTERVISTA AD ANTONIO INGROIA

- CASO MANCA. Ingroia: «L'Antimafia ha fotografato i fatti acclarati: un omicidio di mafia e di Stato»

 

 

LE PRECEDENTI PUNTATE:

- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/1

- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/2

- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/3

- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/4

La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/5

- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/6

- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/7

La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/8

- La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/9

La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/10

La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/11

La morte violenta per proteggere la Trattativa Stato-mafia/12


 

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ANTEPRIMA/1. Le parole della signora Manca (madre di Attilio): «Mio figlio non voleva diventare il medico della mafia. Si è rifiutato ed è stato ammazzato.»

 

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IL CASO MANCA, la seconda parte

IL CASO MANCA - Una storia tra mafia e Stato corrotto.

 

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Prima parte: «Dietro alle bombe e alle stragi ci sono sempre gli stessi ambienti»

Seconda parte: Riccio: «Mi ero già attrezzato per prendere Bernardo Provenzano»

Terza parte: «Non hanno voluto arrestare Provenzano»

Quarta parte: Riccio: «L’ordine per ammazzare Ilardo è partito dallo Stato»