Archiviazione caso Maresciallo Dettori, la battaglia per la verità e la giustizia continuerà

STRAGE DI USTICA/L’Associazione Antimafie Rita Atria e la famiglia Dettori tornano a ribadire punti fondamentali della vicenda e che continueranno a sostenere il «non suicidio».

Archiviazione caso Maresciallo Dettori, la battaglia per la verità e la giustizia continuerà
a sinistra Mario Alberto Dettori, a destra il relitto del DC9. Fonte: sito web Associazione Antimafie Rita Atria https://www.ritaatria.it

La storia italiana è costellata di depistaggi, complicità e connivenze scellerate, stragi, verità indicibili coperte da false verità. Fili neri di trame, omertà, potentati. Ci sono stragi che plasticamente rappresentano questo regime di trame, ricatti, depistaggi e omertà. Tra cui quella di Ustica. Una strage che ha ucciso non solo quella notte ma anche dopo, negli anni successivi.

Mario Alberto Dettori, radarista a Poggio Ballone la notte della strage fu trovato morto, impiccato, il 31 marzo 1987. Una morte, sottolineammo nel giugno scorso in occasione dell’anniversario della strage di Ustica, liquidata all’epoca come suicidio con le indagini archiviate subito. Dettori, ricordò l’anno scorso la figlia Barbara - «disse che l’Italia era arrivata ad un passo dalla guerra» e che la famiglia non ha mai creduto alla tesi del suicidio, sostenuta nella battaglia legale dall’Associazione Antimafie Rita Atria. Nel dicembre 2016 questa battaglia portò alla riapertura delle indagini e alla decisione della Procura di Grosseto di riesumare il corpo. Quattro anni dopo un’ordinanza del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Grosseto ha accolto la richiesta di archiviazione, a cui si è opposta il legale della famiglia. «Pur nel rispetto della magistratura» scrivono in un comunicato l’Associazione Antimafie Rita Atria e la famiglia Dettori non ci si può esimere «dal compiere delle riflessioni ricavabili dalla lettura degli atti».  

«Riteniamo che la delega delle indagini ai Carabinieri sia stata quantomeno inopportuna in considerazione del fatto che la prima anomalia di questa vicenda era ascrivibile proprio all’Arma dei Carabinieri – la prima riflessione che condividono - Una anomalia consistente nella redazione di un atto denunciato e ribadito come falso» aggiungendo che «spiace constatare  che il GIP abbia accolto le risultanze investigative del Pubblico Ministero senza una sua propria e autonoma valutazione». Non sono state evidenziate, valutate (liquidate come superflue) le nuove investigazioni dirette e circostanziate richieste dall’avvocato Goffredo D’Antona. Dalla lettura degli atti processuali «può evincersi che più soggetti di questa vicenda (non solo i familiari del Dettori) hanno disconosciuto atti fondamentali a loro firma o che li indicavano presenti sui luoghi del ritrovamento del corpo». A cui si aggiunge il paradosso che il corpo di Mario Alberto Dettori sarebbe stato ritrovato da più persone e in posti diversi, «una casualità che non viene adeguatamente chiarita e che lascia forti dubbi» ribadiscono la famiglia e l’Associazione.

«Capitano siamo stati noi …», «capitano dopo questa puttanata del Mig libico», «siamo stati noi capitano, siamo stati noi a tirarlo giù», «ho paura, capitano, non posso dirle altro al telefono. Qui ci fanno la pelle» disse Dettori a Mario Ciancarella. Tre settimane dopo, quando venne ritrovato il Mig 23 libico sui monti della Sila, Dettori richiamò Ciancarella, «mi disse che la storia del Mig era una puttanata – ricordò Ciancarella – poi mi diede tre spunti sui quali indagare: comandante, si guardi gli orari degli atterraggi dei jet militari la sera del 27 giugno, i missili a guida radar e quelli a testata inerte. Poi non lo sentii più». Nella ricostruzione della notte della strage (portata avanti insieme con l’Associazione Antimafie Rita Atria) – raccontammo l’anno scorso in occasione dell’anniversario della strage -  Mario Ciancarella ha sempre ribadito che si era delineato uno «scenario terribile davanti ai nostri occhi, scenario tragico che concerneva la responsabilità diretta, volontaria e premeditata delle nostre forze armate contro un aereo civile per attribuirne la responsabilità al mig di Gheddafi e per poter compiere da quel momento una destabilizzazione del regime libico … gli stati uniti hanno avuto il ruolo della costruzione dell’idea stessa di Ustica, che ha dovuto poi delegare all’Italia» per questioni interne agli USA di quegli anni. A domanda diretta, dopo aver ricordato che all’epoca era Presidente del Consiglio Cossiga (che quindi non poteva non conoscere la verità di quella notte, così come il ministro della Difesa e almeno altre «quindici persone» nelle alte sfere militari), Ciancarella ha ribadito che l’abbattimento avvenne con un missile a testata inerte sparato da un f104 italiano. Di questi missili a testata inerte Priore ha fatto una ricerca scoprendo che erano stati acquistati due lotti: di uno si sa tutto mentre di un altro (6 missili) nessuno sa nulla. Il missile fu sparato da un velivolo sotto diretta determinazione del guidacaccia e in quel caso, al 99%, veniva eseguito da un velivolo statunitense in volo sull’isola della maddalena, da circa 14/15 miglia».

Mario Ciancarella, al cui fianco l’Associazione Antimafie Rita Atria si è schierata sin dalla fondazione, è stato radiato con firma falsa di Pertini nel 1983. Nonostante la falsificazione è stata ormai sancita anche in tribunale ad oggi lo Stato italiano non gli ha restituito giustizia. La notte della strage di Ustica non è mai finita, prosegue dopo quasi 41 anni ed è buio sempre più pesto. La lotta per accendere lumi, illuminare questa notte e costruire l’alba della definitiva verità vera e giustizia completa continuerà anche dopo l’archiviazione delle indagini sulla morte del Maresciallo Dettori: la famiglia e l’Associazione Antimafie Rita Atria ribadiscono che «continueranno, nonostante tutto e soprattutto alla luce dei nuovi atti processuali, a sostenere il non suicido del Maresciallo Dettori. Continueremo questa battaglia,  in tutte le sedi,  per la ricerca  non della Verità perché questa  appare evidente a chi non ha paura di vederla, ma per la Giustizia. L’associazione Antimafie RITA ATRIA e la famiglia Dettori ringraziano chi è stato sempre a loro fianco in questa loro battaglia ed il loro Avvocato Goffredo D’Antona».

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