Autorità e Potere nella Scuola

La scuola deve essere una "comunità educante". Se non lo è risulta funzionale solo al potere e non alla crescita integrale dell'allievo.

Autorità e Potere nella Scuola
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Approfitto della quiete che mi circonda per rivedere alcuni miei appunti del periodo universitario. Cominciai a fare politica nel '68, giovane studente di giurisprudenza, occupando l'Università di Catania. Ricordo le quotidiane assemblee e i gruppi di studio, i confronti e le interminabili discussioni.
In questa sede non intendo formulare valutazioni generali su quella esperienza. Tanti ne hanno scritto, e anche molto.

Dico solo che uno dei temi importanti che affrontai fu "Autorità e Potere nella scuola". Nel merito mi colpì il fatto che la istituzione scolastica veniva considerata come separata dalla realtà quotidiana. Come se, passati i cancelli, il comportamento dei ragazzi dovesse improvvisamente essere "diverso", conforme ad una rappresentazione vuota, ma rigida, del dovere, del rispetto...di che cosa, di chi?

Questa idea che nella scuola valgano cose che fuori non valgono mi appariva un fatto repressivo. Avvertivo una sorta di separatezza della scuola dalla vita quotidiana degli allievi. E questo lo ritenevo funzionale alle "ragioni" del sistema di potere. Avvertivo che i rapporti erano tra ruoli (insegnante, alunno, genitore), e che essi venivano gestiti burocraticamente da larve di autorità.Era prevalente un autoritarismo riconoscibile, in modo particolare, nel modo stereotipato e passivo di comunicare il cosiddetto sapere in funzione prettamente utilitaristica: per il posto, per la carriera, per la media. È ancora così?

Concludo con due considerazioni su come uscirne: non vi è risposta alla crisi di autorità e al deterioramento dei rapporti se non con un progetto di radicale sovversione; la scuola deve essere una "comunità educante". Se non lo è risulta funzionale solo al potere e non alla crescita integrale dell'allievo.