CASO BRUSCA: ANCORA UNA VOLTA SI GUARDA IL DITO E NON LA LUNA

Sappiamo tutti chi è Brusca. La persona che premette il pulsante che fece saltare in aria il pezzo di autostrada di Capaci quel 23 maggio 1992. A tal proposito occorre sempre parlare con i piedi di piombo: la verità processuale spesso non coincide con quella storica e infatti sulla strage di Capaci vi sono infiniti misteri proprio su quell’ordigno,  su chi c'era, su chi ha “effettivamente “ premuto quel pulsante, sulla presenza di un doppio esplosivo (una sorta di “rinforzi no” made in Servizi). Ma comunque la condanna per Giovanni Brusca fu di 25 anni di carcere. Adesso tutti (politici in testa) gridano all'orrore.

CASO BRUSCA: ANCORA UNA VOLTA SI GUARDA IL DITO E NON LA LUNA
Giovanni Falcone (ph fondazionefalcone)

Dopo gli esperti di virologia adesso tocca agli esperti di “pentitismo”. La notizia è ormai rimbalzata in mille salse ovunque. Il problema, come accade ormai spesso in Italia, è quello di spostare l'attenzione su “altro”, proprio perché nel nostro Bel Paese è arte ormai diffusa e praticata quotidianamente quella di “parlar d'altro”.
Giovanni Brusca è tornato in libertà dopo 25 anni di carcere. Per lui sono previsti adesso altri 4 anni di regime di sorveglianza, come stabilito dalla Corte d'Appello di Milano
Sappiamo tutti chi è Brusca. La persona che premette il pulsante che fece saltare in aria il pezzo di autostrada di Capaci quel 23 maggio 1992.

A tal proposito occorre sempre parlare con i piedi di piombo: la verità processuale spesso non coincide con quella storica e infatti sulla strage di Capaci vi sono infiniti misteri proprio su quell’ordigno,  su chi c'era, su chi ha “effettivamente “ premuto quel pulsante, sulla presenza di un doppio esplosivo (una sorta di “rinforzi no” made in Servizi). Ma comunque la condanna per Giovanni Brusca fu di 25 anni di carcere. 
Adesso tutti (politici in testa) gridano all'orrore: “un torto a Giovanni Falcone” e frasi simili. Si fa finta di non capire. Lo ha scritto in modo straordinario Saverio Lodato e lo ha detto pure Maria Falcone, la sorella del Giudice: Brusca è uscito per una legge voluta da Falcone. Ed infatti è così. 

Falcone sapeva che vi era un rapporto indissolubile tra il mafioso che si pente, che si consegna nelle mani dello Stato per tutelarsi contro i consociati mafiosi liberi e un sistema di pesi e contrappesi normativi che andassero in direzione di una protezione ferrea verso chi sceglie lo Stato rispetto alla cosca. Falcone sapeva che occorreva creare un meccanismo impermeato giuridicamente nella presenza di uno Stato “forte” nei confronti di Cosa Nostra.

Falcone sapeva che il fenomeno dei pentiti, se gestito con lungimiranza attraverso norme incentrate nel rispetto dei diritti umani, poteva diventare il vero nemico per le organizzazioni mafiose. 
Brusca è stato uno dei pentiti più eccellenti dopo Buscetta. E proprio la sua scelta di collaborare con lo Stato ha prodotto quel sistema ideato da Falcone: se collabori, se dimostri con i fatti che vuoi essere protetto dallo Stato, la pena per te sarà diversa da quei mafiosi che si rifiutano di collaborare con la giustizia.

Ecco la differenza tra l’ergastolo ostativo (senza sconti), il 41 bis legato all'art. 4 bis dell’ordinamento penitenziario e il regime dei pentiti
Se riflettessimo di più capiremmo quanto è grande e incredibilmente “avanti” l’eredità di Giovanni Falcone
Ma già si parla di modificare il sistema dei pentiti, di abolire il 41 bis. Il mondo politico innalza Falcone a martire morto due volte, salvo poi  non ammettere che quella trattativa fra Stato e mafia (già accertata in innumerevoli sentenze) si è proprio giocata sull’abolizione del 41 bis e sulla legge dei pentiti. Non solo punti cardini del famoso “papello” , ma merce di scambio tra Stato deviato e Cosa Nostra a suon di bombe e morti innocenti. 

Anziché implementare e fare di tutto per rendere più forte la protezione dello Stato verso i pentiti, lo Stato chiede a gran voce di cambiare passo. Di smantellare le creazioni di Giovanni Falcone. I recenti orientamenti della Consulta e della CEDU in tema di ergastolo ostativo non aiutano certo ad affrontare il tema dell’eredità di Falcone nel modo giusto. Nel modo in cui uno Stato democratico, che una legislazione antimafia invidiata da tutto il mondo (grazie proprio alle intuizioni di Giovanni Falcone), dovrebbe fare.

E invece qui da noi si continua a chiacchierare inutilmente spostando il problema su altro. Il risultato è uno solo: smantellare l’eredità di Falcone giorno dopo giorno.

 

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